Tensione all'Europarlamento, Tajani si scusa su Mussolini
Il Presidente del Parlamento europeo è intervento dopo un dibattito teso nella Plenaria di Strasburgo, in cui la Sinistra unitaria aveva chiesto le sue dimissioni
BRUXELLES - Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, si è scusato per le affermazioni con sui ieri, parlando a «La Zanzara» di Radio24, aveva difeso le «cose positive» fatte dal fascismo in Italia prima della promulgazione delle leggi razziali e dell'entrata in guerra al fianco della Germania nazista. Tajani è intervento, con un comunicato dall'Italia, dopo un dibattito teso nella Plenaria di Strasburgo, in cui la Sinistra unitaria aveva chiesto le sue dimissioni, i Verdi l'avevano sollecitato a «ritirare le sue affermazioni op ritirarsi», e il capogruppo liberaldemocratico Guy Verhofstadt lo aveva accusato di «fare campagna elettorale italiana» e ne aveva sollecitato a chiedere scusa.
«Da convinto anti-fascista - scrive nella sua nota il presidente del Parlamento europeo - mi scuso con tutti coloro che possano essersi sentiti offesi dalle mie parole, che non intendevano in alcun modo giustificare o banalizzare un regime antidemocratico e totalitario. Sono profondamente dispiaciuto che, malgrado la mia storia personale e politica, qualcuno possa pensare che io sia indulgente col fascismo».
«Sono sempre stato - continua Tajani - convintamente antifascista. Ho sempre ribadito che Mussolini e il fascismo sono stati la pagina più buia della storia del secolo passato, senza alcun distinguo. Mi sono sempre battuto contro ogni forma di dittatura o totalitarismo».
«Come ho detto con grande fermezza lo scorso ottobre in Plenaria, l'Europa nasce dalla sconfitta del fascismo ed è l'argine più solido contro ogni totalitarismo», conclude Tajani.
Nel dibattito in plenaria, oggi a Strasburgo, il primo a sollevare la questione era stato il capogruppo dei Verdi, Philippe Lamberts: «Tajani ha detto che può esserci del buono nel fascismo, che di fatto con le sue leggi ha annientato la democrazia. E questo è indegno del presidente del primo parlamento transnazionale della storia dell'umanità, il Parlamento dell'Ue è stato creato proprio per non avere più i fascismi in Europa», ha ricordato Lamberts, che ha concluso: «Tajani ritiri le dichiarazioni o si ritiri», accolto da un lungo applauso di una buona parte dell'Aula.
La capogruppo della Sinistra unitaria europea, Gabri Zimmer, non ha usato mezzi termini: «Noi come gruppo chiediamo le dimissioni di Tajani. Non è possibile che alla guida del Parlamento europeo, che ha il compito di evitare che odio, antisemitismo e fascismo tornino in Europa, ci sia un uomo che banalizza l'era mussoliniana, come se Mussolini fosse diventato fascista solo dopo un certo momento. In quest'Aula ci sono persone i cui genitori erano stati incarcerati già nei primi anni dell'era Mussolini», ha ricordato la Zimmer, riferendosi in particolare alla collega Barbara Spinelli, il cui padre Altiero, confinato sull'isola di Ventotene, con il suo «Manifesto» gettò le basi del Trattato di Roma.
Joseph Weidenholzer, vicepresidente del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&d) ha definito «irritanti le esternazioni di Tajani su Mussolini. Non è la prima volta - ha continuato - che Tajani che fa affermazioni con interpretazioni unilaterali della storia, che vanno anche contro il suo dovere di imparzialità», come presidente del Parlamento europeo. «Lo esortiamo a prendere posizione immediatamente o ci riserviamo di muovere ulteriori passi», ha concluso Weidenholzer.
A difendere Tajani (ma comunque non le sue affermazioni sul fascismo) è intervenuto il vicepresidente del Ppe, Esteban Gonzalez-Pons: «C'è una legge politica, che vale soprattutto nei periodi elettorali, che dice: 'non lasciare che la verità rovini un buon dibattito'. E una legge del politico populista in campagna che dice: 'non lasciare che la verità rovini un bello spettacolo'. Il mio gruppo, il Ppe condanna senza alcuna riserva il fascismo, il franchismo, il nazismo e il comunismo. Non abbiate alcun dubbio sulla nostra posizione. Antonio Tajani - ha sottolineato Gonzalez-Pons è un democratico, lo è stato fino a ieri, lo è oggi e lo sarà domani. Tutti lo conosciamo, la maggioranza di noi lo ha votato e lo abbiamo visto presiedere i nostri dibattiti. E Tajani condivide la condanna del fascismo, del franchismo, del nazismo e del comunismo...».
«Detto questo, - ha osservato ancora il vicepresidente del gruppo Ppe - tutti possiamo commettere errori nei mezzi di comunicazione e incorrere in malintesi. Tajani ha dato spiegazioni sulle circostanze in cui ha pronunciato queste parole, che lui stesso non difende... Ma - ha concluso - non abbiamo il diritto di trascinare la campagna elettorale in quest'aula».
Vari tentativi di altri europarlamentari, soprattutto italiani, di intervenire, sono stati tutti duramente repressi dal presidente di seduta, il cristiano democratico tedesco Rainer Wieland, che aveva deciso di dare la parola su questo punto solo ai capigruppo o ai loro vice, e che non ha esitato a far spegnere i microfoni non appena veniva pronunciata la parola «fascismo», o nominato Tajani.
Alla fine, è intervenuto il leader dei Liberaldemocratici Guy Verhofstadt, che si è detto d'accordo con Gonzalez-Pons sul fatto che «non bisogna cominciare qui la campagna elettorale». Ma, ha obiettato, «è proprio Tajani il primo a non rispettare questo principio, è lui che non deve iniziare qui la sua campagna elettorale italiana». Per questo, Verhofstadt ha concluso chiedendo al presidente di seduta, Wieland, «di esigere da Tajani di ritirare le sue affermazioni e di scusarsi», e poi di tornare al lavoro normale dell'Aula, passando alla votazione delle risoluzioni di oggi.
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