28 marzo 2024
Aggiornato 11:30
L'intervista

Musacci: «Va bene il green pass, ma adesso lasciateci liberi di lavorare»

Matteo Musacci, vicepresidente della Federazione italiana pubblici esercizi, commenta al DiariodelWeb.it la situazione della ristorazione dopo un mese di green pass

Musacci: «Va bene il green pass, ma adesso lasciateci liberi di lavorare»
Musacci: «Va bene il green pass, ma adesso lasciateci liberi di lavorare» Foto: ANSA

È trascorso quasi un mese dall'introduzione obbligatoria del green pass nei ristoranti e nei bar. E proprio in questi giorni una Regione italiana, la Sicilia, è nuovamente in zona gialla, con il conseguente ritorno del limite di quattro persone per tavolo negli esercizi pubblici. Continua dunque lo stillicidio di norme per un settore, quello della ristorazione, che è tra coloro che hanno pagato più cara la crisi coronavirus. Il DiariodelWeb.it ne ba parlato con Matteo Musacci, vicepresidente della Federazione italiana pubblici esercizi.

Matteo Musacci, qual è il primo provvisorio bilancio che possiamo tracciare dopo circa un mese di green pass?
Stando a quanto abbiamo verificato, non si sono riscontrati particolari problemi da parte del pubblico. I clienti sono ben disposti a mostrare il certificato, anzi, lo mostrano finanche prima che venga loro chiesto. Credo che le persone abbiano tutte compreso l'importanza di questo strumento: almeno, tutte quelle che hanno capito che il vaccino è l'unica strada per uscire dalla pandemia.

La principale confusione è sorta, anche per via delle comunicazioni un po' pasticciate della ministra dell'Interno Lamorgese, sull'eventuale controllo dei documenti da parte degli esercenti.
Però, una volta che è venuto meno l'obbligo di verificare il documento d'identità, tranne in casi estremi, il controllo del green pass è diventato un'operazione molto semplice e veloce. E, ovviamente, preferiamo di gran lunga il green pass rispetto all'eventualità di una nuova chiusura del settore.

Avete registrato un calo nelle prenotazioni?
Assolutamente no. Chiaramente, la valutazione della portata del green pass è ancora zoppa. Per dare un parere definitivo dovremo attendere il periodo in cui il meteo costringerà tutti i clienti a pranzare o a cenare al chiuso. Tra chi mangia ancora all'esterno probabilmente ci sono anche dei no vax. Questo non lo posso sapere.

Quindi, almeno in teoria, con la fine della bella stagione potrebbero iniziare i problemi.
In realtà la nostra speranza è che sopravvenga l'obbligo vaccinale, così questo problema non si porrebbe più. Comunque, i no vax sono stimati in circa 3, 4, al massimo 5 milioni. Possiamo anche fare a meno di questo pubblico. E poi, queste persone dovranno comunque vivere di socialità, non credo che si chiuderanno in casa d'inverno.

Le multe da mille euro per i clienti sono troppo dure?
No, sono giuste. Se mostro il green pass di un'altra persona, sto minando la salute pubblica. Per me potevano addirittura alzare le sanzioni.

Resta il fatto che il green pass è stato introdotto subito per ristoranti e bar, mentre si è atteso un mese in più per il trasporto pubblico. Ancora una volta, il governo ha infierito più sul vostro settore che su altri?
A dire il vero, noi avremmo voluto l'introduzione del green pass già a gennaio, quando iniziavano le prime vaccinazioni. Così, magari, qualcuno di noi avrebbe potuto aprire solo per i vaccinati.

Quindi non condividete l'impressione che la ristorazione sia stata sempre la prima ad essere colpita da tutte le misure?
S
ì, certo. Per questo diciamo: ben venga al green pass. Perché adesso non voglio più sentir parlare della possibilità che ci possano chiudere.

Insomma, anche se in autunno dovessero malauguratamente tornare a peggiorare i dati dei contagi, la chiusura dei bar e dei ristoranti è da escludere in maniera categorica.
Esattamente. Proprio questo è il senso. Visto che siamo stati i primi ad essere sottoposti al green pass e visto che, come associazione di categoria, l'abbiamo accolto con favore, che nessuno pensi più di chiuderci.

Più in generale, qual è stato il vostro bilancio economico di un anno e mezzo abbondante di pandemia?
Il 2020 si è chiuso con trentamila imprese in meno e circa trenta miliardi di perdita. Già questi dati possono far capire quanto il settore sia andato in crisi.

Un settore che è un pilastro dell'economia italiana ma che, ribadisco, non è sempre sembrato al centro dell'attenzione dei governi che si sono succeduti.
Adesso è ancora così. Anche nel Pnrr, quando si parla di sostegni al turismo, non si menziona mai la ristorazione in senso stretto. Salvo però, quando si citano i dati, in termini di fatturati o di presenze, inglobare anche i nostri, quelli del pubblico esercizio.

Insomma, si fanno belli con i vostri successi ma non vi danno una mano quando ne avete più bisogno.
Siamo una componente del turismo che non è presa sufficientemente in considerazione, anche rispetto all'importanza che l'enogastronomia riveste nel nostro Paese.

Che cosa chiedete al governo, dunque?
Ripeto, la cosa fondamentale è quella di non richiudere. Ma nemmeno ventilarne l'ipotesi, che invece ho già sentito. Questa settimana la Sicilia è tornata in zona gialla ed è stato nuovamente istituito il limite di quattro persone per tavolo. Con il green pass, secondo me, questa norma è inutile: non vedo perché non possano sedersi insieme sei persone, se sono tutte vaccinate. Il governo ora deve lasciare assolutamente il settore libero di lavorare. E imporre l'obbligo vaccinale: altrimenti, con l'avvicinarsi della brutta stagione, siamo a rischio di chiusura ogni giorno di più.