29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Emergenza coronavirus

Domenico Arcuri: «Non c'è pressione sulle terapie intensive»

Il commissario per l'emergenza spiega: «3.300 ricoverati per 10mila posti. Nel prossimo mese arriveremo a 11.300 letti. Scuola? Distribuiti banchi nuovi come produzione di 12 anni»

Domenico ARCURI, Commissario per l'emergenza Coronavirus
Domenico ARCURI, Commissario per l'emergenza Coronavirus Foto: Alessandro Di Meo ANSA

«In Italia a marzo c'erano 5.179 posti letto di terapia intensiva nella totalità degli ospedali del Paese, in Germania erano 30mila, sei volte di più. Al picco dell'emergenza avevamo oltre 7mila ricoverati Covid in terapia intensiva, 2mila di più di quelli che la totalità dei reparti poteva accogliere. Oggi ne abbiamo circa 10mila, le abbiamo raddoppiate, e arriveremo a 11.300 nel prossimo mese, con i ricoverati oggi in terapia intensiva che sono 3.400: quindi la pressione su questi reparti non c'è». Lo ha detto il commissario per l'emergenza Coronavirus Domenico Arcuri intervenendo a Finance Community Week.

«Negli ultimi 10 giorni i miei uffici hanno distribuito il 10% delle attrezzature per la terapia intensiva di quelle collocate nei nostri ospedali negli ultimi 60 anni. Il nostro sistema sanitario nell'ultimo trentennio non è stato considerato un fattore competitivo per le tante stratificazioni che esso ha», ha proseguito Arcuri, ricordando che «a marzo-aprile eravamo il secondo paese nel mondo per numero di contagi, oggi siamo il decimo, malgrado la forte recrudescenza della seconda ondata: questo ci dà la cifra di come il nostro Paese, e anzitutto i cittadini, hanno reagito alla pandemia. Questa drammatica emergenza ha messo a nudo le fragilità del sistema produttivo, economico, pubblico, sociale del nostro Paese ma anche in evidenza le sue straordinarie capacità».

«Avevamo una piccolissima azienda nel centro-nord del Paese che produceva attrezzature per le terapie intensive e sub intensive, con una capacità produttiva molto ridotta, e non avevamo più alcuna capacità produttiva dei dispositivi di protezione individuale: non si faceva una mascherina da nessuna parte, ne avevamo bisogno di tanti milioni e di molte terapie intensive in più. In quattro mesi oggi produciamo almeno 30 milioni di mascherine al giorno e abbiamo più che raddoppiato le attrezzature per la terapia intensiva distribuite su tutto il territorio, questo grazie a una straordinaria, solidale, responsabile e accelerata combinazione virtuosa di strumenti pubblici e impresa privata. Messo alla prova il sistema italiano è straordinario nella sua capacità di risposta», ha concluso Arcuri.

«Scuola? Distribuiti banchi nuovi come produzione 12 anni»

«Sulla polemica, spesso di maniera, sulla fornitura dei banchi per riaprire in sicurezza le scuole, al di là dei divertisment dei giornali che continuano a raccontare dei banchi a rotelle, in 3 messi abbiamo comprato, fatto produrre e distribuito 2,4 milioni di banchi monoposto in 18mila istituti scolastici italiani, di cui solo 400mila sono le famose sedute monoposto a rotelle. I 2,4 milioni equivalgono alla produzione italiana di 12 anni».

«In Italia - ha ricordato - si produceva e distribuiva alle scuole una media di 200mila banchi l'anno. Il coronavirus è stata l'occasione per mettere in sicurezza gli studenti e rinnovare queste attrezzature. L'istruzione in Italia non è stata considerata negli scorsi trent'anni come un fattore competitivo di una nazione», ha concluso Arcuri.