19 marzo 2024
Aggiornato 05:00
Emergenza coronavirus

«Imperativo riaprire le scuole»

Il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, rompe ogni indugio: «Se ci saranno positivi si deciderà caso per caso». Iavicoli: «Faremo solo chiusure chirurgiche. Casi sospetti? Il tampone rimane lo standard»

«Imperativo riaprire le scuole»
«Imperativo riaprire le scuole» Foto: ANSA

«Non userei il termine 'speriamo' di riaprire le scuole il 14 settembre. Noi dobbiamo aprire le scuole, è un dovere e imperativo del nostro Paese». Così Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, intervistato a SkyNews24. «E' evidente che questo dovere si deve confrontare con una situazione instabile incerta insicura con i dati che si stanno evolvendo».

«Il documento elaborato dall'Iss in collaborazione con l'Inail dice che cosa fare e come affrontare i casi che sicuramente ci saranno: abbiamo 8 milioni di ragazzi e due milioni di persone che lavorano nella scuola, non possiamo immaginare che non avremo dei casi, è quasi la certezza. Esamineremo di volta in volta il contesto e la specifica situazione. Se necessario si metterà in quarantena la classe o la scuola».

«No alla mascherina a interrogazione o ginnastica»

«Ai ragazzi sopra i sei anni sarà chiesto di usare la mascherina. Ci saranno delle condizioni particolari, come ad esempio l'uso o non uso della mascherina per una ragazzo o una ragazza non utente, per un bambino o una bambina con delle difficoltà neurologiche o psicologiche oppure durante l'interrogazione. Ci saranno dei momenti del contesto locale e specifico che saranno di volta in volta valutati. Ovviamente non c'è la mascherina a mensa o mentre si fa ginnastica, però l'indicazione è di utilizzarla».

Iavicoli: «Faremo solo chiusure chirurgiche»

«Da mesi lavoriamo in tanti per prevenire nuove chiusure. E' quasi pronto il documento sulla gestione di focolai e casi sospetti. Si crea un sistema per evitare la chiusura. Se ci sono positività nelle scuole si interviene in modo chirurgico, solo sui cluster, e non generalizzato». Così Sergio Iavicoli dirige il dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale di Inail, membro del Comitato tecnico-scientifico (Cts).

«Non si lascia il preside solo e anzi si ricrea un link, perduto da tempo, tra sistema scolastico e sanitario», afferma in una intervista a Repubblica, «Le scuole avranno un referente nel dipartimento di prevenzione Asl, che interverrà se ci sono casi sospetti, e in più si interfacceranno tra loro. Inoltre si riattiva il rapporto con pediatri e medici di famiglia».

«Per l'analisi di un caso sospetto perché sintomatico, il tampone tradizionale rimane lo standard. Il test rapido al momento ha una sensibilità nel migliore dei casi non superiore all'85%, cioè può non riconoscere 15 soggetti su 100 infettati dal viris. Ora può essere utile nello screening. Ma la diagnostica sta avendo una rapida evoluzione, e se il test rapido migliora può aprire a grandi prospettive».

«La distanza di un metro è una misura cardine, non siamo mai tornati indietro. Abbiamo previsto deroghe solo in situazioni limitate ed emergenziali, per breve tempo».

«L'eccezione è prevista solo sotto i 6 anni. Per chi è seduto al banco la valuteremo più a ridosso dell'apertura, mentre va sempre usata nelle situazioni dinamiche».

«Nel decreto liquidità di giugno si esime da ogni responsabilità giuridica il datore che segue le linee guida. Vale per privato e pubblico. Se un lavoratore si ammala, Inail determina dopo se è indennizzabile ma non c'è correlazione fra riconoscimento assicurativo e responsabilità di datori e presidi».