20 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Criminalità organizzata

Così la mafia truccava le corse all'ippodromo di Palermo: 9 arresti

L'operazione, denominata «Corsa nostra», costituisce l'approfondimento dell'inchiesta Talea che aveva portato alla disarticolazione dei mandamenti mafiosi palermitani di «San Lorenzo» e di «Resuttana»

Così la mafia truccava le corse all'ippodromo di Palermo: 9 arresti
Così la mafia truccava le corse all'ippodromo di Palermo: 9 arresti Foto: ANSA

PALERMO - All'ippodromo di Palermo i risultati delle corse li decideva la mafia. Per questo all'alba di oggi i Carabinieri del capoluogo siciliano, su delega della Dda di Palermo, hanno arrestato 9 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso e frode in competizioni sportive. L'operazione, denominata «Corsa nostra», costituisce l'approfondimento dell'inchiesta Talea che, a dicembre del 2017, aveva portato alla disarticolazione dei mandamenti mafiosi palermitani di «San Lorenzo» e di «Resuttana» e che aveva già fatto parzialmente emergere anche le infiltrazioni di Cosa nostra all'interno dell'ippodromo «La Favorita» di Palermo.

Gli inquirenti hanno accertato come i clan esercitassero sull'ippodromo di Palermo un controllo pressoché totale, richiedendo attraverso addetti del settore «vicini», una percentuale del volume d'affari dell'ippodromo, quantificabile in 4.000 (quattromila) euro al mese; manipolando le corse attraverso alcuni storici fantini, vicini agli affiliati mafiosi, che avrebbero minacciato i colleghi in modo da alterare il risultato; lucrando sulle scommesse ippiche, effettuate sia presso gli sportelli presenti all'interno dell'ippodromo sia presso la rete delle agenzie esterne e facendo confluire le vincite nelle casse della mafia.

Responsabili di tutte le attività relative all'ippodromo per conto di Cosa nostra sarebbero stati, in periodi diversi, i boss del mandamento di Resuttana Giovanni Niosi e Sergio Napolitano.   I due uomini d'onore sarebbero stati affiancati da personaggi legati al mondo delle corse che si sarebbero adoperati affinchè, attraverso illeciti e intimidazioni ai fantini non compiacenti, a vincere le gare fossero i cavalli indicati da Cosa nostra. Nel caso in cui uno dei fantini non si fosse sottomesso, veniva minacciato di morte, e subiva attentati intimidatori e aggressioni.

Le indagini hanno consentito anche di accertare che almeno quattro corse ippiche, svolte tra il 2016 e il 2017 negli ippodromi di Palermo, Follonica e di Taranto, sono state palesemente truccate su mandato degli uomini d'onore siciliani.  Nell'attuale provvedimento viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa a due proprietari di scuderie e 5 fantini; la frode in competizioni sportive a 3 indagati, avendo alterato complessivamente il risultato di almeno 4 corse ippiche avvenute, tra il 2016 e il 2017, presso gli ippodromi di Palermo, Taranto e Follonica; il trasferimento fraudolento di valori aggravato in concorso, avendo i due uomini d'onore trasferito la titolarità dei loro 3 cavalli da corsa a due prestanome.