10 dicembre 2024
Aggiornato 07:00
Governo Conte

La costituzionalista: «Contro Salvini solo pregiudizi, il suo decreto è giusto»

Ginevra Cerrina Feroni, docente di diritto costituzionale, commenta la firma di Mattarella al dl sicurezza: «Non è incostituzionale, ma coerente e ragionevole»

Professoressa Ginevra Cerrina Feroni, docente di diritto costituzionale, il presidente Sergio Mattarella ha firmato il decreto sicurezza, ma inviando anche una lettera di precisazioni. Come legge questa scelta?
La gestazione di questo decreto è stata lunga: è rimasto per molti giorni sul tavolo del Quirinale. Ne esce una firma, il che significa, in termini costituzionali, che il presidente della Repubblica non ha ravvisato delle macroscopiche ipotesi di incostituzionalità: questo per prassi è il suo ruolo.

Questo è già un punto importante, perché nei giorni precedenti in molti avevano esposto dei dubbi.
Certo. Da più parti si erano sollevate voci, con grande certezza, secondo cui questo decreto presentasse dei grandissimi vizi d'incostituzionalità. Cosa che il presidente della Repubblica non ha ravvisato. È anche vero che, da quanto si è letto sulla stampa, c'è stato un dialogo tra gli uffici del ministero e i consulenti giuridici del Quirinale per superare uno o due punti che potevano sollevare qualche dubbio. Ad esempio il fatto che un richiedente asilo che commettesse un reato nel nostro ordinamento potesse essere immediatamente espulso. Nella nuova versione, mi sembra in maniera ragionevole, si è previsto che ci debba essere invece la condanna di un giudice.

Questo per via della presunzione di non colpevolezza?
Certo. Ovviamente una prima condanna non è una sentenza definitiva, ma nel nostro ordinamento esiste anche il principio della prevenzione dei reati, che va conciliato. Se c'è una sentenza di condanna verso un richiedente asilo, cioè una persona che è stata accolta nel Paese e salvata e ha subito commesso un reato, mi pare che si possa giustificare bene una sospensione della domanda e un'espulsione dal territorio. Se poi verrà accertato che la persona era integra e c'era un errore giudiziario, verrà riaperto il caso e sarà riammessa nel Paese. Mi pare molto coerente e ragionevole.

Ma, nella sua lettera, il presidente Mattarella ha inserito anche un richiamo all'articolo 10 della Costituzione. Che cosa significa?
Quello è l'articolo che prevede il diritto di asilo, a cui l'Italia ha sempre dato massima applicazione. In primo luogo attraverso il rispetto della convenzione di Ginevra del 1951, che consente di ottenere lo status di rifugiato. Poi c'è lo status di protezione sussidiaria, previsto da una direttiva dell'Unione europea del 2004, che noi abbiamo recepito nel 2007. Infine abbiamo anche la cosiddetta protezione umanitaria, che abbiamo introdotto addirittura dal 1998, quando ancora non c'era la sussidiaria: l'Italia è stata molto generosa, già da vent'anni.

Su questa c'è stata una stretta nel decreto Salvini.
Certo. I dati del Viminale lo dicono in maniera molto chiara. Su tutte le domande dei richiedenti asilo, circa il 60% vengono bocciate, dei rimanenti solo il 7% diventa rifugiato, il 13% protezione sussidiaria e addirittura il 21% l'umanitaria. Che è diventata un criterio molto ampio per concedere un permesso di soggiorno a coloro che non rientrassero negli altri due status.

Uno strumento di cui si è abusato, insomma.
Moltissimo. Perché, mentre lo status di rifugiato prevede le ipotesi di persecuzioni politiche, religiose o sociali; la protezione sussidiaria prevede un danno grave nel proprio Paese, ad esempio violenze, torture o minacce; nell'umanitaria si fa riferimento ad un generico concetto di vulnerabilità. Che è molto ampio.

E anche molto discrezionale.
Certo, può essere una siccità, una carestia, mancanza di cure... Tanto è vero che è stata attribuita a soggetti che vengono da Paesi dove non ci sono guerre, ma semplicemente povertà, come Bangladesh, Costa d'Avorio, Ghana, Guinea... Rispetto alla situazione europea, l'Italia è un po' un unicum. In alcuni Paesi la protezione umanitaria non esiste, come in Francia. In altri sì, ma ci sono comunque delle fattispecie codificate. Da noi è stato un criterio aperto, omnicomprensivo.

Quindi questo decreto non mette in dubbio l'articolo 10 della Costituzione, ma mette solo ordine in uno strumento in cui fino ad oggi era il far west.
Esattamente. Questo decreto non fa altro che codificare le ipotesi nelle quali si può concedere la protezione umanitaria. Che sono abbastanza ampie: si prevede il caso di persone che hanno dato prova di atti di valore civile, di patologie gravi, di tratte, di violenze domestiche, sfruttamenti lavorativi... È assolutamente sbagliato dire, come si legge su alcuni giornali, che è stata eliminata.

Dopo questo decreto è ripartito il coro di accuse contro Salvini xenofobo e razzista. Lei se ne era già occupata in un editoriale in cui sosteneva che queste posizioni travalicassero il legittimo diritto di critica.
L'ho notato da molti mesi, ancora prima che questo governo si formasse e potesse essere giudicato dal suo operato. Mai ho visto un tale concentrato di attacchi forsennati, di violenze verbali, di offese nei confronti di un corpo che non aveva neanche iniziato a funzionare. Abbiamo letto sulla stampa paralleli grotteschi, tra la situazione attuale e quella del nazifascismo: mi pare che questo assomigli molto poco alla dialettica democratica, e mi sa molto di ancestrale e primitivo.

Erano pregiudizi.
Anche negli ultimi giorni ne vediamo di abbastanza evidenti, che confermano ciò che avevo scritto nel mio articolo. Pensiamo a quello che sta succedendo nel caso dell'arresto del sindaco di Riace. Ovviamente si presume che sia innocente, gli auguro umanamente e per la sua comunità che possa chiarire la sua posizione. Però non è assolutamente pensabile che si attacchi la magistratura quando non piace o non conviene e che invece la si plauda quando attacca un avversario politico. L'operato della magistratura si può giudicare, ma lo si rispetta sempre, non solo quando fa comodo.

Diciamo che la sinistra, in questi anni, ci ha abituato al garantismo a corrente alternata.
E questo lo trovo una riprova di questi pregiudizi ideologici. Come ci furono verso l'ex ministro Minniti, l'uomo più attaccato, addirittura nel suo stesso partito, solo perché aveva eliminato le retoriche e i luoghi comuni dalla gestione dell'immigrazione.

Ma è vero che stanno pensando di candidarla a sindaco di Firenze?
No no, assolutamente. Ho già smentito tre o quattro volte.

Ma, da cittadina, pensa che ci sia la possibilità di una storica vittoria del centrodestra a Firenze? Vede un cambio di sensibilità nella società civile?
È una battaglia molto difficile. Ma a volte, dopo tanti anni di gestione politica di una stessa parte, il rinnovamento sia fisiologico e giusto: fa parte della democrazia. Se poi chi vincerà la città non sarà in grado di amministrarla, verrà sanzionato dagli elettori la volta dopo. Firenze meriterebbe di essere messa alla prova con altri amministratori. È una città diversa dalle altre della Toscana, ma principalmente i fiorentini, al di là dell'appartenenza ideologica, cercano qualcuno che amministri bene, che si occupi di loro, che risolva i problemi quotidiani: il traffico, il degrado, l'insicurezza...

Lei conosce bene anche il premier Conte. Che impressione le ha fatto in questi primi mesi da presidente del Consiglio?
Da costituzionalista, dico che quello che si è formato è un governo audace, ma anche l'unico possibile. Certamente il premier deve fare i conti con due vice molto presenti e autorevoli, quindi la sua è un'attività di coordinamento di due progetti politici, legati da un contratto, ma anche con matrici molto diverse. Trovo che lui si stia muovendo con molta cautela, attenzione, equilibrio in un quadro politico non semplice. Quindi il mio giudizio, per questi primi mesi, non può che essere positivo.