"Ostilità preconcetta e consumati espedienti retorici per suggestionare i lettori": Conte nega interviste a Repubblica
Il premier replica agli attacchi di Repubblica e spiega perché non intende rilasciare interviste al quotidiano diretto da Calabresi
ROMA - Repubblica attacca, Conte risponde. Il Presidente del Consiglio ha scritto una lettera al quotidiano diretto da Mario Calabresi per replicare delle accuse sulla sua carriera in campo giuridico e universitario. Il premier rileva innanzitutto che Repubblica «sin dal giorno in cui ho ricevuto l’incarico di avviare questa nuova esperienza di governo mi ha riservato astiosi attacchi, sciorinando falsità e diffamazioni del più variopinto tenore, mi ha dedicato due articoli che mirano a persuadere il lettore circa la presunta illegittimità del concorso con cui sarei diventato professore ‘ordinario’. I titoli, riportati anche in prima pagina, sono di per sé tanto eloquenti quanto spudorati: secondo il giornale del gruppo Espresso Conte sarebbe diventato professore ordinario perché "promosso dal mio maestro e socio [di studio]", e perché lavorava e aveva rapporti di affari con chi dopo pochi mesi fu suo commissario. Già in passato, spiega Conte, "ho chiarito che non intendo rispondere alle diffamazioni del giornale promuovendo azioni penali o anche solo civili di risarcimento dei danni fin quando rivestirò l’incarico di Presidente del Consiglio. Considerato questo alto ufficio, infatti, non ritengo opportuno avvalermi degli strumenti di tutela giudiziaria che pure sono posti a disposizione di tutti i cittadini».
L'attacco di Repubblica e la replica
Continua Conte: «Sono cresciuto e mi sono formato nel culto del principio della libertà di stampa e anche adesso che ho la possibilità di constatare, sul piano personale, come di esso si possa fare un uso così insistentemente malaccorto, rimango fermo in questa mia convinzione». Gli articoli pubblicati lo scorso weekend circa la presunta illegittimità del suo concorso da ordinario "sono privi di qualsiasi consistenza, e si affidano a consumati espedienti retorici al fine di suggestionare il lettore». Il premier precisa che avrebbe lasciato perdere anche in questo caso, solo che pur di attaccare lui, per fatti che risalgono al 2002, il giornalisti di Repubblica hanno finito per scagliarsi contro il professor Alpa che è «fuori dalla contesa politica e in ogni caso non merita attacchi così palesemente strumentali e diffamatori!», e non è, propriamente, il suo "maestro" e, a differenza di quanto riportato, "io e il prof. Alpa non abbiamo mai avuto uno studio professionale associato nè mai abbiamo costituito un’associazione tra professionisti». A Roma i due sono stati "coinquilini" utilizzando una segreteria comune, che serviva anche altri studi professionali, tutti collocati nello stesso stabile, come spesso avviene nel mondo professionale.
No ad interviste
Quindi il premier si rivolge al direttore per alcune riflessioni sull’informazione: «Siamo sicuri che le difficoltà con cui attualmente si sta confrontando un po' tutta la carta stampata siano da ricondurre ai nuovi strumenti info-telematici e non anche, quantomeno in parte, alla rinuncia a coltivare più rigorosamente il proprio mestiere, fidando nell’approfondimento critico delle notizie e nella verifica rigorosa delle fonti?" Nei mesi scorsi molti dei giornalisti di Repubblica hanno sollecitato Conte a concedere interviste e a riferire notizie di ‘prima mano’. "Mi darà atto che nel corso delle varie conferenze stampa ho sempre risposto in modo puntuale e cortese anche ai suoi giornalisti. Ci mancherebbe altro». Ma il premier si rifiuta di rilasciare interviste ad hoc: "Il suo giornale sta esibendo nei miei personali confronti un’ostilità talmente preconcetta e denigratoria che non intendo rilasciarle interviste». Conte chiarisce però di aver invitato Calabresi a Palazzo Chigi per un confronto sul momento attuale che sta vivendo la carta stampata, sullo stato dell’informazione e su altre rilevanti questioni per il nostro sistema democratico. "Ero e resto disponibile a riceverla, come pure ho fatto con altri direttori di altrettante testate», conclude Conte. Un invito cui, Calabresi risponde: «Non riesco a comprendere il senso di un incontro in cui il giornalista non può fare domande, perché la possibilità di un’intervista o di un colloquio è negata in partenza».
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