19 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Sicurezza

Lo scherzetto di Grasso: ritarda l'approvazione del decreto Salvini

Con un blitz in commissione, in punta di regolamento, l'ex presidente del Senato potrebbe far slittare di qualche mese la votazione del provvedimento

L'ex presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso
L'ex presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso Foto: Maurizio Brambati ANSA

ROMA - Arriva da Pietro Grasso un inatteso ostacolo a Matteo Salvini. L'ex presidente del Senato ha teso una trappola in commissione Giustizia, in punta di regolamento, al decreto sicurezza, il cavallo di battaglia del ministro dell'Interno. La questione è estremamente tecnica: Grasso ha raccolto e presentato le firme necessarie per chiedere che il testo venga esaminato in sede referente e non in sede redigente: in pratica, quando il provvedimento arriverà in parlamento, l'aula dovrà discutere e votare ogni singolo emendamento, invece dei soli articoli. Una procedura molto più lunga, che potrebbe dunque far slittare l'approvazione anche di qualche mese, visto che dalla prossima settimana il Senato entrerà in sessione di bilancio.

Discussione prolungata

Insomma, un autentico blitz quello portato a termine dal leader di Liberi e Uguali, che spiega così la motivazione della sua richiesta: «Con il passaggio dalla sede redigente alla sede referente anche l'Aula avrà tempo di discutere e emendare il disegno di legge sulla legittima difesa - ha raccontato - La complessità e la delicatezza della materia, sottolineata dalle molte audizioni svolte in queste settimane, mi hanno indotto a chiedere questo cambiamento per dare modo a ciascun senatore di poter intervenire, in piena coscienza, su norme a mio avviso problematiche sul piano giuridico e dannose su quello culturale. Ringrazio le senatrici e i senatori Unterberger, Cirinnà, Valente e Cucca che hanno aderito alla mia richiesta». La lettera presentata da Grasso è stata infatti firmata anche dai senatori del Pd e delle Autonomie.

Colpo di coda di Leu

L'ex magistrato ha poi ulteriormente motivato su Twitter la sua azione: «Non si scherza con le armi, né con le leggi. Prima di mettere mano, frettolosamente e male, a giudicare dai testi della maggioranza, a un tema così delicato abbiamo ottenuto che per la legittima difesa si discuta e si possa emendare in aula, tornando alla procedura normale». Una spiegazione convincente, che però non riesce a nascondere l'evidente volontà della sinistra di mettere i bastoni tra le ruote all'odiato Salvini.