23 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Neofascismo

Murale cancellato, la sorella di Mario Zicchieri al DiariodelWeb.it: «Cara Raggi, incontriamoci»

È un’intervista piena di amarezza quella a Barbara, sorella di Mario, militante del Msi ucciso nel 1975 a soli 17 anni dagli antifascisti

ROMA«Vorrei incontrare la sindaca Raggi per guardarla negli occhi e chiederle spiegazioni di tale gesto» è l’appello di Barbara Zicchieri. Lo storico murale in memoria di Cremino, soprannome di Mario, è stato cancellato pochi giorni fa dall’Ama in via Gattamelata, nel quartiere popolare del Prenestino a Roma. «Mario vive» recitava l’enorme scritta firmata da una croce celtica che di certo non rappresenta un simbolo di morte, come qualcuno vuol far credere, ma anzi rappresenta le giovani vite spezzate troppo presto dalla violenza antifascista.

Cosa hai pensato quando hai saputo che la storica scritta era stata cancellata da una squadra dell'Ama?
Posso dirvi che ho saputo questa cosa grazie a te, quando mi hai chiesto di fare l’intervista. Sono rimasta basita, senza parole perché credo che in una città come Roma non si possa dedicare il tempo a cancellare un murale quando la città affoga in tutt’altri problemi, dalla spazzatura al degrado più completo. Il vero problema della Capitale non è certo la scritta dedicata a mio fratello che fa vivere un ricordo di una comunità che la nostra sindaca Raggi vuole cancellare. A differenza di quanto spera la prima cittadina, la memoria non si cancella, resta nel cuore di tutti e io mi auguro che quel murale risorga nuovamente, ma di questo ne sono pienamente convinta. È stato come uccidere Mario per la seconda volta: per questo chiedo alla Raggi se riesce a comprendere minimamente il nostro dolore.

Puoi raccontarci cosa ti ricordi di Mario e spiegarci il motivo per cui veniva chiamato Cremino?
Ovviamente vivo un ricordo molto lucido e limpido di mio fratello, questa tragedia è come se fosse successa ieri e invece sono passati soltanto 42 anni. Era un fratello adorabile: cos’altro posso dire… era sangue del mio sangue. Veniva chiamato Cremino perché aveva la passione per quel gelato: io da quella tragedia non ne ho mai più mangiato uno in vita mia.

«Uccidere un fascista non è reato» oppure «Le sedi del Msi si chiudono col fuoco»: l’assurdità di quegli slogan venne vissuta dalla famiglia Zicchieri sulla pelle. Il dramma di avere un fratello strappato dal terrorismo antifascista, è stato seguito da altre incredibili ingiustizie. Come avete vissuto in famiglia gli attimi successivi alla barbara uccisione di Mario?
Mia madre venne licenziata perché era la mamma di un ragazzo ritenuto «fascista» nonostante fosse stato ammazzato. Noi sorelle, invece, siamo state costrette a cambiare scuola. Ma tutto questo la sindaca Raggi non può saperlo, lei è nata nel 1978 e non ha vissuto queste tragedie che bisogna vivere di persona per capirle davvero. Contro la scritta in memoria di Mario non hanno mai detto nulla né i condomini del palazzo, né il quartiere proprio perché hanno cercato di rispettare il suo ricordo. Se qualcuno prova soddisfazione a mandare una squadra dell’Ama per cancellare la scritta, lo faccia pure: di certo non si cancellerà la memoria di una vittima del terrorismo, riconosciuta come tale dallo Stato italiano.

Se Mario Zicchieri è stato riconosciuto dallo Stato come vittima del terrorismo, i suoi colpevoli invece non hanno mai pagato: nel 1982 una pentita indicò Morucci, Seghetti e Maccari tra i responsabili dell’assalto alla sede del Msi in cui morì Zicchieri e rimase ferito l’allora 15enne Marco Luchetti. I brigatisti rossi, però, vennero assolti. Nei mesi scorsi la sindaca Raggi – oltre a sbandierare il valore dell’antifascismo che ha provocato drammi come la morte di Zicchieri –  si è anche mostrata favorevole ai murales: non a tutti, evidentemente.
Cosa posso dire a una sindaca e a un movimento che non hanno una storia politica? Rischierebbe di essere inutile. È un muro di gomma: posso parlare di quanto vissuto in quegli anni e degli atti di eroismo con chi ha vissuto la mia stessa tragedia o con chi ha fatto politica che sia di destra o che sia di sinistra. Con chi non ha una storia politica c’è poco da dire».

Al termine dell’intervista, quando il microfono è stato spento, arriva l’invito di Barbara Zicchieri a Virginia Raggi: «Vorrei incontrare la sindaca per guardarla negli occhi e chiederle spiegazioni di tale gesto: cancellare quella scritta è stato come uccidere mio fratello un’altra volta».