24 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Il dossier di Openpolis

Chi lavora di più e chi di meno in Parlamento: la classifica

La Lega è il gruppo più attivo, ma la medaglia d'oro va a una deputata e a un senatore del Pd. In fondo alla classifica Forza Italia: tra i peggiori Antonio Angelucci e Niccolò Ghedini

ROMA - Il tema dei costi della politica e quello connesso della produttività di chi ci rappresenta nei palazzi del potere sono di sempre calda attualità, e, a fine anno, è tempo di tracciare un bilancio. Lo ha fatto Openpolis, che ha pubblicato un minidossier per misurare la produttività di deputati e senatori, secondo un indice che tiene conto della loro presenza fisica nelle Camere, ma anche della presentazione di leggi e interrogazioni.

Il Senato lavora più della Camera
Il risultato è stato una scala di produttività che va da 0 a 600. I primi della classe si attestano a quota 400, ma la media generale della produttività parlamentare è decisamente bassa. Sono meno del 6% i deputati e meno del 7% i senatori che si attestano nella fascia più alta: come si vede, percentuali bassissime. La sorpresa, però, è che i senatori sono più attivi dei deputati: é dunque la camera che Renzi avrebbe voluto cancellare con il suo referendum quella che lavora di più. Il 63% dei deputati, infatti, è sotto la media del rendimento, contro il 61% dei senatori.

Forza Italia il partito peggiore
Sono i grandi partiti le maggiori fucine di scarsa attività in Parlamento. Forza Italia fa peggio di tutti alla Camera, mentre recupera qualche posizione al Senato; quanto al Pd, è il terzo peggior gruppo a Montecitorio, mentre sale nella classifica a Palazzo Madama. I 5 Stelle sono i più solerti, ma diversi loro rappresentanti sono sotto media. Al Senato, ad esempio, sono più in basso del Gruppo Misto; alla Camera lo superano, ma sono scavalcati da Sinistra italiana-Sel.

Il gruppo più attivo la Lega, i due parlamentari migliori del Pd
L'unico gruppo ad avere la maggioranza dei propri membri al di sopra della produttività media in Camera e Senato è la Lega Nord. I nomi che spiccano per numero di proposte di legge e interrogazioni sono quelli di Massimiliano Fedriga, Davide Caparini e Nicola Molteni. La medaglia d'oro, però, va a un deputato e un senatore del Pd: rispettivamente, Donatella Ferranti e Giorgio Pagliari. Tra i peggiori, due esponenti di Forza Italia: Antonio Angelucci e Niccolò Ghedini. Tra i meno volenterosi, con un indice di appena 2,7, spicca anche Denis Verdini, il leader di Ala e grande alleato del governo Renzi-Gentiloni. In fondo alla classifica, si trovano anche nomi molto noti come quello di Daniela Santaché, habitué dei talk show ma molto meno del Parlamento. Tra i Cinque Stelle, la performance di Alessandro Di Battista è senza infamia e senza lode, con il suo 348esimo posto in classifica.  

Gli ex presidenti di commissione precipitano in classifica
La fotografia di Openpolis conferma che, in Parlamento, salvo qualche rara eccezione, per essere attivi bisogna appartenere a gruppi e Commissioni, e ricoprire ruoli di spicco. In un Parlamento in cui le leggi le fa sostanzialmente il Governo, spesso ad avere voce in capitolo sui provvedimenti è chi ricopre il ruolo di relatore. Un ruolo spesso affidato proprio ai presidenti di commissione (che hanno anche l’ultima parola sul calendario dei lavori e ricevono 1.200 euro in più in busta paga come indennità di funzione): ecco perché chi perde l'incarico perde pure in produttività e incisività politica. Non a caso, la produttività nelle due Camere non è distribuita in maniera uniforme: dei 950 parlamentari in carica, la stragrande maggioranza svolge un ruolo minimale nella produzione legislativa, spesso limitandosi a una partecipazione ai lavori che però non è sufficiente per fare un balzo in classifica.