24 aprile 2025
Aggiornato 20:30
Renzi torna a Pontassieve

Crisi di governo, incarico a Gentiloni. Alle 12.30 da Mattarella

Matteo Renzi ha lasciato Palazzo Chigi ed è tornato a Pontassieve: mi ritiro ma riparto subito dal Pd per tornare presto

ROMA - Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha convocato al Quirinale per le 12.30 il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al quale sarà conferito l'incarico per la formazione del nuovo governo. Ieri sera si erano concluse le consultazioni di Mattarella sulla crisi con i gruppi parlamentari. Nella tarda serata Matteo Renzi ha ribadito definitivamente la propria indisponibilità a restare premier dopo la sconfitta nel referendum costituzionale e ha lasciato Palazzo Chigi, riconsegnando le chiavi dell'appartamento riservato al premier, per fare ritorno a casa a Pontassieve.

Renzi e la domenica in famiglia
Matteo Renzi passerà, quindi, la domenica in famiglia così come fatto giovedì scorso recandosi nel suo paese alle porte di Firenze per trascorrere la festa dell'Immacolata e quindi far rientro a Palazzo Chigi. Dove tornerà nei prossimi giorni per passare la campanella al suo successore.

Il lungo arrivederci su Facebook
«Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti - ha scritto su Facebook nella notte -. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con Internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa. Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero».

Il bilancio
Il premier, nel lungo post, fa un bilancio della sua esperienza al governo. «Sono stati - scrive - mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l'elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia. Certo c'è l'amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all'Italia, non al Governo e che non c'era nessuna deriva autoritaria ma solo l'occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto».

Amarezza
E prosegue: «Gli italiani hanno deciso, viva l'Italia. Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto. Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-)».

Nessun vitalizio
L'ex premier specifica: «Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene. A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l'Italia, non contro gli altri».

Privato cittadino
Adesso dunque torna alla vita da semplice cittadino (e, scherza, «nei prossimi giorni sarò impegnato in dure trattative coi miei figli per strappare l'utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato di gestire la maggioranza») ma la sua avventura politica non è certo finita qui: «Ho sofferto - ammette - a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire» e «ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia. Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme».

«Non staremo via molto»
Ripartire, quindi, già domani nella direzione del Pd, convocata alle 12, e poi domenica con l'assemblea che farà partire la stagione congressuale, in cui Renzi si presenterà per chiedere un nuovo mandato da segretario e, dunque, da candidato premier alle prossime elezioni. Dunque «torneremo, e non staremo via molto», diceva ieri un membro del suo staff lasciando Palazzo Chigi.