Inchiesta petrolio, Guidi contro il compagno Gemelli: «Sono parte lesa»
L'ex ministro del Mise è stato sentito dai pm di Potenza come persona informata dei fatti nell'ambito dell'inchiesta sul caso Tempa Rossa
POTENZA - «Vorrei prima di tutto ringraziare i magistrati per avermi dato la possibilità in tempi così brevi di chiarire questa vicenda così spiacevole per me. Ho risposto a tutte le loro domande. Dal punto di vista giuridico ho appreso definitivamente di essere persona offesa». L'ex ministro Federica Guidi arriva a Potenza e esordisce così davanti ai pm. E' il giorno di Federica Guidi. L'ex ministra dello Sviluppo Economico, che non è indagata, è stata sentita dai pm nel pomeriggio, come persona informata sui fatti nell'ambito dell'indagine sulle estrazioni petrolifere che ha portato a sei arresti e all'iscrizione di 60 persone nel registro degli indagati, tra i quali Gianluca Gemelli, compagno della Guidi. Secondo quanto riferiscono i collaboratori dell'ex ministro del Mise, Federica Guidi sarebbe sembrata «serena e tranquilla» e disposta a fornire agli inquirenti tutte gli elementi utili a ricostruire la sua attività sitituzionale.
Quella telefonata a Gemelli
I magistrati titolari dell'indagine, Laura Triassi e Francesco Basentini, hanno provato ad acquisire informazioni in merito al contenuto di alcune intercettazioni telefoniche tra la Guidi e Gemelli. In particolare i pm avranno voluto approfondire la telefonata del 5 novembre 2014 in cui i due interlocutori fanno riferimento a un emendamento alla Legge di Stabilità che avrebbe sbloccato la concessione a Tempa Rossa, località lucana della Valle del Sauro, dove la Total ha realizzato un grande impianto di estrazioni di idrocarburi. Con presumibile riferimento al Ministro per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, la Guidi rivelava al compagno: «Poi dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato quell'emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, se è d'accordo anche Mariaelena» e aggiungeva «con l'emendamento alla legge di stabilità, e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa, dall'altra parte si muove tutto».
Traffico di influenze illecite
Gemelli, imprenditore e commissario di Confindustria Siracusa, è accusato di «traffico di influenze illecite» perché, si legge nella richiesta di misure cautelari, «sfruttando la relazione di convivenza che aveva col ministro allo Sviluppo economico, indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total» le qualifiche necessarie per entrare nella «bidder list delle società di ingegneria» della multinazionale francese, e «partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l'impianto estrattivo di Tempa Rossa».
Due ex amministratori di Corleto Perticara
Ieri i magistrati di Potenza hanno convocato due ex amministratori di Corleto Perticara (Comune in cui ricade il sito di Tempa Rossa): il sindaco all'epoca dei fatti, Rosaria Vicino, per la quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari e il suo vice Gianbattista Genovese, raggiunto dal divieto di dimora. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Vicino ha respinto le accuse di voto di scambio e ha dichiarato, all'uscita dal Palazzo di Giustizia, di aver «agito nell'esclusivo interesse della comunità»; che le assunzioni alla Total sono state fatte «nell'esclusivo interesse dei cittadini» e che, da queste, non ha tratto «alcun vantaggio né economico, né elettorale».
Ipotesi di disastro ambientale
Intanto in Basilicata resta alta l'attenzione sul presunto traffico e smaltimento illecito dei rifiuti. In un secondo filone di indagine, infatti, la Procura di Potenza ipotizza un «disastro ambientale» collegato all'attività estrattiva degli idrocarburi e allo smaltimento dei relativi rifiuti che, in alcuni casi, sarebbero stati derubricati da «pericolosi» a «non pericolosi», con «il fine di risparmiare denaro», aveva precisato con rammarico il Procuratore Capo Franco Roberti, lo scorso 31 marzo nel corso della conferenza stampa a Potenza. L'Eni ha intanto annunciato che chiederà il dissequestro di una vasca di raccolta delle acque reflue del Centro Olio di Viggiano (Pz) e del pozzo di reiniezione Costa Molina 2 di Montemurro, sequestrati nell'ambito dell'inchiesta, e che chiederà un accertamento «in campo e in contraddittorio, mediante incidente probatorio» per verificare la correttezza delle modalità di operatività dell'impianto di Viggiano e in particolare della «mancanza di pericolosità delle acque reiniettate».