Libia, l'Italia interverrà?
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dichiarato che la soluzione della crisi libica non è in improbabili spedizioni militari ma nel contribuire alla stabilizzazione del Paese: serve un governo che sia un interlocutore per la comunità internazionale
ROMA - «La soluzione» della crisi libica «non è in improbabili spedizioni militari ma nel contribuire alla stabilizzazione del Paese: serve un governo che sia un interlocutore per la comunità internazionale». lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni durante un question time alla Camera. «Cerchiamo di tenere distinti da un lato gli impegni e le attività che l'Italia può svolgere per prevenire e contrastare la minaccia terroristica dalla soluzione per la Libia», ha aggiunto Gentiloni.
Il ruolo italiano
Gentiloni ha ricordato che il tentativo di mediazione delle Nazioni unite «è andato avanti molto a lungo» e che dopo la conferenza di Roma di oltre due mesi e mezzo fa «è stato firmato in Marocco l'accordo sulla base del quale si sta cercando di dare vita a un governo». L'Italia, ha aggiunto Gentiloni, «sta coordinando gli sforzi di pianificazione per rispondere alle eventuali richieste del governo libico sulla sicurezza»: «certamente stiamo guidando il processo a livello internazionale, è un processo molto fragile e la strada non è certamente in discesa», ha commentato.
Fiducia
Ieri, intanto, 101 parlamentari - «la grande maggioranza dell'Assemblea di Tobruk» - ha firmato un documento che esprime «fiducia» alla lista dei ministri di al-Sarraj: «è un fatto molto positivo, anche se l'inviato Onu per la Libia Kobler ha denunciato intimidazioni che hanno impedito il voto, slittato a lunedì». «Lavoreremo per impedire le intimidazioni. Non abbiamo alternative, cerchiamo di tenere distinti gli impegni e le attività che l'Italia può svolgere per prevenire e contrastare la minaccia terroristica dalla soluzione per la Libia. Sono due terreni distinti, vanno avanti in parallelo: la soluzione non è in improbabili spedizioni militari ma nel contribuire alla stabilizzazione del Paese. Serve un governo che sia un interlocutore per la comunità internazionale», ha insistito Gentiloni. Una volta raggiunto questo obiettivo, ha concluso il ministro, «avremo altri passaggi difficili, come il trasferimento del governo» libico «a Tripoli»: la strada è lunga, «non bisogna scoraggiarsi e cercare scorciatoie».
(Con fonte Askanews)
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