Giorgia Meloni, la donna (e prossima leader?) della destra italiana
Giovane, ma non troppo; verace,vicina al popolo, agguerritissima, l’esatto contrario del prototipo «berlusconiano» della donna di destra. Giorgia Meloni sembra decisa ad assumersi il difficile compito di aggregare il centrodestra. Sarà lei il nuovo «faro»?
ROMA – Se nella corsa alla leadership del centrodestra, attualmente, un’alternativa a Matteo Salvini esiste, ha il nome di una donna: Giorgia Meloni. Perché, se anche il suo partito, nel 2014, non ha raggiunto nemmeno la soglia per entrare a Strasburgo e rimane attualmente al 5% – ben al di sotto del 15% della Lega Nord –, la Meloni rivendica a Fratelli d’Italia il titanico compito di aggregare l’area che un tempo era guidata da Berlusconi. Lo ha scritto lei stessa su Twitter all’inizio di ottobre, al termine dell’ultima assemblea dei soci della Fondazione An. In quella occasione, si è stabilito che sarà proprio Fratelli d’Italia a raccogliere l’eredità di Alleanza nazionale – oltre che il cospicuo patrimonio della sua Fondazione –: una sfida di tutto rispetto. Di qui, la necessità di rilanciare un «allargamento» del partito, per recuperare alla destra la «vocazione maggioritaria» di un tempo. Che poi Fratelli d’Italia possa anche essere in grado di replicare le percentuali di An – che nel 1996, nel momento di massimo successo, arrivò al 15% – è ancora presto per dirlo. Ma di certo, il partito ha una leader su cui puntare.
Una formula chiara
Una leader che non si fa remore a tagliare i ponti con il passato. «È evidente ormai che la mia destra non è quella di Alemanno, di Fini e di chi vuole continuare a dilaniare per avere un ruolo»: la «sua» destra è una destra moderna, capace di dialogare con altre vicine forze d’opposizione (come la Lega) e di incassare il sostegno di «forzisti di ferro» quali Maurizio Gasparri e Altero Matteoli. Su Salvini, «va tutto bene ma non abbiamo mica fondato un partito insieme. Ognuno di noi due è orgoglioso delle proprie differenze. Collaboriamo condividendo alcuni temi». In quanto a Berlusconi, «Forza Italia sembra incartata in un esasperato tatticismo, adesso non sembra saper che fare». La Meloni è consapevole che, in questo momento, il centrodestra ha le idee confuse; le sue, invece, sembrano molto chiare. Il suo intento è quello di «vincere»: «Voglio battere Renzi», ha dichiarato. E il primo passo sarà la manifestazione convocata per il 28 novembre a Roma, «unitaria per tutto il centrodestra». L’operazione sembra estremamente simile a quella dell’«amico-rivale» Salvini, con cui peraltro la Meloni sarà presente a Bologna l’8 novembre. L’intento, ambiziosissimo, replicare la «storica manifestazione del 2 dicembre 2006 che liberò l’Italia dal governo Prodi».
Gli italiani la vedono leader
Che Giorgia Meloni sia una «leader» non lo dicono solo le continue ospitate in tv, dove, con il suo inconfondibile piglio «romano», è in grado di conquistarsi gli applausi della platea. Lo dicono anche i sondaggi, che di recente hanno fotografato la sua stupefacente arrampicata fino al secondo posto nella classifica di gradimento degli italiani dopo Matteo Renzi, a pari merito (o a volte anche superandolo) con Matteo Salvini, e distanziando Beppe Grillo e Silvio Berlusconi. Con il Matteo milanese Giorgia condivide l’estemismo verbale e l’assoluta capacità non solo di parlare alla «pancia» del popolo, ma soprattutto di mostrarsi come «una del popolo», ricucendo così la distanza sempre più ampia apertasi tra classe politica e cittadini. Un tipo di politica verace e senza giri di parole, populista quanto basta e anti-renziana fino al midollo. Del resto, la Meloni ha dalla sua un bel po’ di record generazionali: entrata a 15 anni nel Fronte della Gioventù, a 21 è divenuta consigliere An della provincia di Roma, a 23 dirigente nazionale di Azione Giovani (Ag), e a 27 è stata eletta presidente di Ag con la lista «Figli d’Italia». Soprattutto, è stata la più giovane deputata e la più giovane vice presidente della Camera. Un curriculum che darebbe del filo da torcere anche al «rottamatore» Renzi.
La Marine Le Pen italiana
C’è chi addirittura l’ha definita la «Marine Le Pen» italiana: la donna della nostra destra (pur con le dovute differenze e proporzioni di risultati elettorali), del tutto alternativa alle classiche quote rosa berlusconiane. Che il paragone sia o meno adeguato, lo decideranno gli elettori. Di certo, a 37 anni, Giorgia Meloni ha raggiunto un primo, grande, obiettivo: quello di avere voce in capitolo quando si parla di riunificazione del centrodestra, e per di più da una posizione privilegiata. L’altro obiettivo, più ambizioso, sarà quello di avere voce in capitolo quando si penserà alla successione di Renzi. Ma forse, prima di vederla premier, la vedremo su un’altra poltrona prestigiosa, che è stata anche con dubbi risultati del suo compagno di partito Alemanno (a cui non ha risparmiato pesanti critiche): quella di sindaco di Roma. Una poltrona ambita, ma molto temuta: che la temeraria Giorgia faccia al caso della sfortunata Capitale?