23 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Caso Tirrenoambiente Spa

Caso Tirrenoambiente: altre accuse per Piccioni, Innocenti ed Antonioli

Oltre che per peculato e corruzione i tre dirigenti vercellesi ora sarebbero anche accusati di abuso d'ufficio aggravato. Proseguono le indagini da parte degli inquirenti.

VERCELLI - Nuove e pesanti accuse piovono sull'ex senatore Lorenzo Piccioni e gli imprenditori Giuseppino Innocenti e Giuseppe Antonioli. Dopo quelle di peculato e corruzione, un nuovo filone d'indagine, che ruota sempre attorno alla Tirrenoambiente Spa, li vede indagati anche per abuso d’ufficio aggravato.

Lo svolgimento delle indagini
L’indagine si è, in particolare, concentrata sui rapporti tra le società vercellesi ed una partecipata pubblica messinese, le cui quote di maggioranza sono detenute da enti comunali. La società di utility, che gestisce, nella provincia di Messina, la più grande discarica di rifiuti del territorio, avrebbe sostenuto, nel biennio 2013-2015, oneri antieconomici e che fruttavano benefici solo alle aziende piemontesi.

Lo smaltimento del percolato
Per lo smaltimento del percolato da discarica la società pubblica messinese aveva affidato i lavori direttamente a società vercellesi, i cui amministratori ricoprivano cariche o detenevano quote della stessa società pubblica. Non è mai stata fatta nessuna gara d'appalto o ricerca di mercato per trovare un fornitore più vantaggioso per la Pubblica Amministrazione.

Il trasporto e i ricarchi sui costi
La società piemontese, provvedeva al trasporto del percolato in proprio o mediante altre società sempre riconducibili alle medesime persone fisiche, conferendo i rifiuti speciali ad un’azienda di Gioia Tauro applicando un ricarico pari al 132% rispetto al costo del servizio ed ottenendo così un profitto pari a 1,5 mln di euro circa a fronte di un costo complessivo di 6 milioni di euro, onere che è stato sostenuto dai cittadini siciliani.