25 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Padoan mente sapendo di mentire?

Brunetta: «Le promesse del governo sulle tasse sono bugie colossali»

Secondo il forzista "Padoan è uno yesman senza autonomia, perché quel che dice Renzi non si discute"

ROMA (askanews) - «Il ministro dell'Economia, si sa, è un uomo di mondo. Si muove bene Pier Carlo Padoan in ambienti europei, è a suo agio, specialmente a Bruxelles. Il suo curriculum parla chiaro. Eppure in Italia il ruolo di ministro dell'Economia sembra pura onorificenza. Il suo pensiero è ininfluente, ridimensionato a mero esecutore delle volontà del padrone. Uno yes man senza alcuna autonomia». Lo ha affermato in una nota Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.

Brunetta: Renzi mente sapendo di mentire
«Non fa eccezione - ha proseguito - l'intervento conclusivo di ieri al Forum Ambrosetti, dove il ministro Padoan, ripercorrendo quanto annunciato dallo stesso palco due giorni prima dal Presidente (si fa per dire) del Consiglio, Matteo Renzi, ha promesso di inserire nella prossima Legge di Stabilità non solo il taglio delle tasse sulla casa, ma anche una serie di interventi fiscali per favorire la competitività delle imprese. Dichiarazioni che, ancora una volta, hanno fatto alzare - ha aggiunto - più di qualche sopracciglio. Ma il ministro Padoan tira dritto. Mente sapendo di mentire o spera in un miracolo? La domanda è lecita. Conti alla mano, infatti, risorse per tagliare le tasse non ci sono, tanto più che il governo deve ancora recuperare le coperture necessarie a evitare che scattino le clausole di salvaguardia, vale a dire gli aumenti di Iva e accise, contenute nella Legge di stabilità dello scorso anno».

Le risorse per tagliare le tasse non ci sono
«Né si può fare ricorso - ha osservato ancora Brunetta - alla tanto auspicata flessibilità europea. La Commissione, infatti, ha già concesso all'Italia 0,4 punti di Pil (pari a circa 6 miliardi di euro) di deficit aggiuntivo in base alla cosiddetta 'clausola delle riforme'. O forse Renzi e Padoan fanno riferimento alla cosiddetta 'clausola degli investimenti'? Peccato che in tal caso le risorse liberate dovrebbero essere utilizzate, appunto, per investimenti pubblici, e non per abbassare le tasse. Infine, sappiamo benissimo che non è possibile ridurre le tasse facendo deficit, altrimenti tutti i governi ne approfitterebbero al solo scopo di aumentare il consenso popolare. Insomma è una questione di numeri. E non solo in termini economici, anche politici. Sarà difficile infatti convincere i parlamentari di sinistra, da sempre fieri sostenitori della tassazione alle imprese e della patrimoniale come canale principale per dar fiato alle casse dello Stato, a rinnegare la loro storia e votare un simile provvedimento", ha aggiunto.

Continua lo storyboard di Renzi
«Immorale e indecente! Renzi continua a promettere di ridurre le tasse senza spiegare come farà e con quali risorse. Un comportamento irresponsabile, di tipo autoritario e paternalista, coperto, purtroppo, dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Inaccettabile spudoratezza», continua Renato Brunetta. «Avanti - aggiunge - con lo 'storyballing' di Renzi. E, purtroppo, il (si fa per dire) premier la spara sempre più grossa. L'ultima, su cui Renzi sta costruendo il suo velleitario rilancio autunnale, per recuperare i consensi persi nell'agosto tragico di Mafia Capitale, è quella della revisione delle stime di crescita del Pil italiano. Se n'è reso conto anche lui: le risorse per abbassare le tasse non ci sono. E per far fronte a questa cattiva notizia ricorre al più bieco dei trucchi, quello che, per intenderci, ha portato la Grecia al punto in cui è oggi: taroccare i conti».

Il governo vuol rivedere in rialzo il tasso di crescita
«È così che nella Nota di aggiornamento al Def che sarà presentata al Parlamento entro il 20 settembre, il governo intende rivedere, in rialzo, le stime di crescita del Pil da +0,7% a +0,8%, o, più probabile, +0,9% per il 2015, e da +1,4% a +1,6% per il 2016. Il tutto basandosi sulle lievi correzioni dell'Istat della settimana passata, quando il dato sulla crescita dei primi due trimestri del 2015 è stato aumentato di un decimale ciascuno, portando a un acquisito non più del +0,4%, bensì del +0,6%. Senza tenere conto - conclude Brunetta - di quanto sta succedendo nel contesto internazionale, dalla grave crisi cinese al possibile rialzo dei tassi di interesse della Federal Reserve americana. E nonostante le preoccupazioni dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio, che ha preso esplicitamente le distanze dagli eccessi di ottimismo del governo».