29 marzo 2024
Aggiornato 15:30
Parla l'ex premier

Prodi: «Serve un tavolo con Pechino o il mondo rischia»

«L'economia cinese fatica a spostarsi sui consumi interni», afferma l'ex premier Romano Pordi, in un'intervista al Messaggero, affronta il nodo caldo della crisi cinese

ROMA (askanews) - «Se non c'è una risposta economica coordinata si rischia una deflazione globale. La crisi del 2008 è stata provocata dagli Stati Uniti, la prossima potrebbe venire dalla Cina. Noi europei non siamo nemmeno capaci di provocare le crisi. Ci limitiamo a subirle e a prolungarle facendoci del male da soli». E' quanto afferma in una lunga intervista sulla crisi cinese al Messaggero l'ex premier Romano Prodi.

Le complicazioni della Cina
Prodi ha spiegato di non soffermarsi sugli andamenti borsistici, dove un crollo è spiegabile anche alla luce del fatto che il mercato cinese era cresciuto del 150% nel giro di un anno. «Il problema - ha invece osservato - è che il passaggio da un'economia basata su export e investimenti ad una alimentata dai consumi interni si sta rivelando più complicato del previsto».

Serve una conferenza globale
Poi ci sono gli aspetti politici, a cominciare dalle conseguenze della lotta alla corruzione «che ha creato tensioni anche perche' questa e' molto diffusa». «Ieri è stato anche annunciato un grande intervento di politica monetaria, una sorta di quantitative easing, che sembra avere tranquillizzato i mercati internazionali - ha aggiunto -. Restano da fare tutte le grandi cose per le quali servirà però più tempo: risanare i bilanci delle imprese pubbliche e delle province, riformare il sistema bancario, regolare la bolla immobiliare. Certo difficilmente si riuscirà a mantenere la crescita del 7 per cento di cui si e' parlato». Prodi auspica quindi «una conferenza mondiale, chiamiamola nuova Bretton Woods o come ci pare. Sicuramente e' desiderabile, ma non credo sia realistica, probabile. Le tensioni con la Russia compliocano tutto. Non mi pare che l'Europa sia in grado di organizzarla, non so se gli Stati Uniti la vogliano davvero».