18 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Lo scontro interno ai grillini

Perché il M5s deve candidare Di Battista a Roma

Gianroberto Casaleggio insiste sul rispetto delle regole del Movimento. Ma i suoi attivisti lo inondano di email per chiedere che sia Dibba il futuro sindaco. Finalmente hanno imparato cosa vuol dire fare politica vera

ROMA – Le prossime elezioni amministrative a Roma, in qualsiasi momento si terranno (probabilmente anticipate), sono destinate a segnare una svolta fondamentale nella storia del Movimento 5 stelle. E non solo perché, per la prima volta, i grillini si troveranno di fronte alla possibilità concreta di aggiudicarsi un Comune importante, anzi, il più importante d'Italia. Prima ancora di arrivare alle urne, infatti, dovranno sciogliere un nodo che rischia di spaccarli in due: candidare o no a sindaco Alessandro Di Battista? Da una parte c'è chi rimane fedele al famigerato «non-statuto», che prevede che gli eletti per una carica, nel suo caso quella di deputato, debbano rimanerci per tutta la sua durata, quindi fino al 2018 (a meno, anche qui, di una caduta anzitempo). Dall'altra chi si vuole giocare tutte le carte a sua disposizione, consapevole che una candidatura di Dibba equivarrebbe ad una vittoria praticamente certa, mentre un volto semi-sconosciuto potrebbe avere vita difficile, se per esempio il centrodestra schierasse Giorgia Meloni, una giovane che gode di larghi consensi e percepita come estranea al malaffare della vecchia politica.

Mailbombing
Alla prima fazione appartiene Gianroberto Casaleggio, non proprio uno degli ultimi arrivati nel Movimento, anzi, uno dei due che ne tira i fili, insieme a Beppe Grillo (che pure questo weekend in occasione della marcia di Ostia ha ribadito la sua volontà di fare un passo indietro). Da teorico puro qual è, Casaleggio appare irremovibile: «Derogare ad una norma equivale a cancellarla», afferma. Ma i pentastellati si sono da sempre proposti come quelli della democrazia diretta, quindi il modo più ovvio per dirimere la questione sarebbe quello di convocare l'ennesimo sondaggio sul blog di Grillo. Il problema è che stavolta il risultato rischia di non piacere ai capi: la maggior parte degli attivisti, infatti, farebbe il tifo per Di Battista, almeno stando alla valanga di email e commenti in tal senso ricevuti negli ultimi giorni dallo staff.

C'era una volta l'antipolitica
Bizzarra ironia della sorte, e della storia politica. Il Movimento 5 stelle, esattamente come gli odiati «vecchi partiti», si trova dunque oggi ad un bivio. E, esattamente come gli odiati «vecchi partiti», la base sembra già ben più avanti dei suoi vertici. Il cieco oltranzismo sulle regole può andar bene finché ci si trova fuori dal palazzo, per ribadire all'elettorato che «noi siamo un'altra cosa», che la legalità e i patti stipulati saranno rispettati alla lettera. Ma una volta dentro, quando arriva il momento di sporcarsi le mani, allora sono le stesse regole a doversi adattare alla vita, non viceversa. Molti degli osservatori esterni, che per questo all'epoca venivano tacciati come servi del regime, lo avevano segnalato sin dal primo storico streaming con Pierluigi Bersani. I grillini, invece, lo hanno capito con un po' di ritardo, a loro spese, sbattendoci contro il muso. Finché sono rimasti barricati nella loro torre d'avorio, hanno scelto la strada dell'isolamento, dunque dell'inconcludenza. Quando hanno incominciato ad accettare il confronto con gli avversari, hanno ottenuto i primi risultati concreti: ad esempio, l'elezione dei giudici della Consulta e del Csm insieme al Pd. E non è un caso se proprio da quel momento il consenso dell'elettorato è tornato a crescere.

Sporcarsi le mani
Come avrebbe detto don Milani: «A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?». Tradotto: meglio l'opposizione a vita o il dialogo con il governo, benché esterno, per indirizzarne le politiche verso il proprio programma? Meglio cacciare i propri migliori elementi dopo due soli mandati o trarre vantaggio dalla loro esperienza maturata? Meglio regalare la vittoria a Roma a un altro partito o dare battaglia con il proprio uomo più forte? Caro Casaleggio, i tuoi attivisti non sono stati contaminati dal contatto con quella politica che tu tanto schifi. Stanno solo imparando a farla, e a farla bene. Applicando la nobile arte del compromesso.