23 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Vacilla la poltona di Ignazio Marino

Giorgia in marcia su Roma

I sondaggi premiano la leader di FdI. Ma Orfini frena Renzi sulla liquidazione di Marino. Il caso Roma non si risolve, però, solo con i nomi. Le municipalizzate della capitale costituiscono un boccone troppo gustoso per non risvegliare i peggiori istinti di chi dà la scalata ai poteri che si muovono all'ombra del Campidoglio.

ROMA - Se si andasse a votare domani per un nuovo sindaco di Roma, Giorgia Meloni avrebbe buone probabilità di diventare il primo cittadino della Capitale donna. Lo dicono i sondaggi, le manifestazioni di simpatia anche di gente che notoriamente sta dall'altra pate della barricata, come Vecchioni. Ma per chi conosce Roma lo si annusa anche andando in giro per i luoghi deputati di Roma, dal tam tam che passa per i tassinari, fra le gente del mercato, fra le mamme che aspettano i figli chiuse nelle aule a fare gli esami, o frequentando le sale ovattate dei circoli più prestigiosi.

GIORGIA MELONI SINDACO - Giorgia Meloni oggi viene percepita come un politico dalle mani pulite, tosta, coraggiosa, che conosce come pochi la città. Ha inoltre il vantaggio di avere mangiato fin da piccola pane e politica, ma ai tempi in cui la politica era fatta di passione e ideali (ovunque fossero orientati). Quando era ancora una studentessa la sera per guadagnare un pò di soldi faceva da baby sitter alla figlia di Fiorello. Fu lo stesso show man a raccontarlo inserendo una pennellata di simpastica considerazione nell'immagine di una militante politica fino allora dipinta unicamente nelle vesti di donna da battaglia.

UN POLITICO CHE VIENE DA LONTANO - Inoltre oggi Giorgia Meloni è un politico capace di bucare il video per il suo bell' aspetto. La chioma fluente che la insegue nelle sue sfuriate. Gli occhi grandi e azzurri che nei primi piani, fra i lampi di furbizia, trovano ancora qualche spazio per l'ingenuità e il candore.

MARINO, L'ULTIMA LITE NEL PD - Insomma Giorgia ai romani piace. Questo è certo. Come è certo che nel Pd si sta consumando l'ennesima spaccatura fra Renzi e il partito sul destino di Ignazio Marino."Dovremo sacrificare Roma. O di qui a qualche mese saremo travolti tutti». Questa frase che molti quotidiani hanno riportato virgolettata sarebbe stata pronunciata da Matteo Renzi nel chiuso delle stanze di Palazzo Chigi, davanti ai fedelissimi. Ma nessuno si è meravigliato delle parole del premier, visto che il ben servito ad Ignazio Marino glielo aveva già dato in diretta dalle poltrone di "Porta a porta".

MOVIMENTI DI TRUPPE SUL CAMPIDOGLIO - Quindi la liquidazione del sindaco Marino da parte del Pd, che comunque lo ha sempre considerato un alieno, è solo questione di giorni? Se Renzi avesse il polso fermo di qualche mese fa non ci sarebbero dubbi. Ma ora non è più così. Infatti il sindaco a sorpresa ha raccolto il sostegno del presidente del Pd, Matteo Orfini, che lo ha legittimato ad andare avanti con questa dichiarazione: "In questi giorni e ancora in queste ore stiamo fronteggiando la campagna di granparte dei responsabili del disastro di Roma che ci chiedono come soluzione al disastro che loro hanno prodotto le dimissioni del sindaco Marino, richiesta evidentemente irricevibile, e la strumentalizzazione becera del Movimento Cinque Stelle». E la condanna del premier che fine a fatto? Per Orfini il presidente del Consiglio voleva solo "stimolare" il sindaco, non invitarlo a farsi da parte.

IL CASO ROMA - Questo è quanto avviene in casa di chi ha ancora in mano il pallino del Campidoglio, ma non si sa per quanto. Quindi è giusto che l'opposizione muova le truppe in vista di una battaglia ravvicinata. Non a caso a Palazzo Grazioli è stata notata la presenza di Alfio Marchini, l'imprenditore (viene da una famiglia di ex Pci) sul quale, secondo le indiscrezioni, vorrebbe puntare Silvio Berlusconi per dare l'assalto al Campidoglio. Ma il governo di Roma non è solo un fatto di nomi. E invece una questione di assetto istituzionale, di organizzazione e gestione dell'ecomia. E' una fatto nazionale, quello del quale stiamo parlando, è vero, ma a Roma, regno delle burocrazie e dei centri di potere, il problema è ancora più impellente, rispetto ad altri terriri dove sopravvive ancora un sistema produttivo a conduzione privata.

PUBBLICO E MALAFFARE - Ci spieghiamo meglio. Se il nuovo sindaco di Roma si chiamerà Giorgia Meloni, Alfio Marchini, Alessandro Di Battista o anche (ipotesi meno probabile) Ignazio Marino, poco cambierà se non si reciderà quel cordone ombelicale che lega in modo equivoco (e abbiamo visto, anche malavitoso) la politica capitolina all'economia. Giustamente la Lega Nord, durante un question time, ha rimproverato al ministro Poletti la sua continugità con il mondo delle cooperative: "Serve un provvedimento urgente che elimini i vantaggi fiscali e contributivi per cui i criminali scelgono il sistema delle cooperative per delinquere - ha sostenuto il deputato, Stefano Borghesi - Bisogna attuare un sistema di controllo che punisca le false cooperative, che creano distorsioni di mercato tramite una concorrenza sleale, e tuteli quelle oneste». Ma il problema a Roma non solo costituito dalle cooperative, nonostante quel capitolo oscuro che va sotto il nome di mafia capitale. L'Atac, l'Acea, l'Ama, le aziende municipalizzate della Capitale, sono voragini di quattrini. Sono buchi neri della moralità, del clientelismo, del nepotismo.

UN CORDONE OMBELICALE DI TROPPO-  Chiunque domani andrà ad occupare la poltrona di Ignazio Marin, si chiami Meloni, Di Battista o Marchini dovrà chiedrsi se il peggior privato possa fare più danni di quelli provocati nella gestione di quelle aziende da amministratori pubblici, in ogni caso sotto schiaffo dei portatori di voti che li hanno nominati. Poichè finora nessuno ha messo in dubbio l'onestà di Marino è ora che ci si interroghi se lo scorrazzamento nella capitale delle mafie sia dipeso solo dalla disattenzione del sindaco-chirurgo, o di un intreccio pubblico-privato che rende quasi fisiologico, il favore, la mazzetta, il malaffare. Le vicende dell'ex sindaco di destra, Gianni Alemanno, confermano inoltre in pieno questa ricostruzione delle origini della Roma oscura.

RITORNO AL PRIVATO? - Che questo interrogativo non se lo ponga la sinistra è questione che attiene al suo Dna. Che possa trovare posto nell'agenda delle destra sarebbe invece perfettamente coerente con la sua storia, con i suoi principi, e con un modello diverso da sottoporre agli elettori.