29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
Ecco chi sarà il vero candidato del centrodestra

Meloni candidata sindaco di Roma? No, per almeno due motivi

Nel caso di elezioni anticipate nella capitale, il centrodestra non candiderà la leader di FdI. Cosa bolle in pentola e chi è il prescelto dalla destra romana

ROMA - Tanti la vogliono, lei ci starebbe anche, ma no, Giorgia Meloni non si candiderà sindaco di Roma. Nell'ipotesi, forse remota ma certo non impossibile, in cui la città precipitasse nel caos, la leader di FdI non sarebbe la prescelta del centrodestra per la poltrona in Campidoglio. Lei stessa ha fatto intendere l'esatto contrario proprio qualche giorno fa a Santa Margherita Ligure al convegno dei giovani di Confindustria. Intervistata da Enrico Mentana che la provocava («Allora, possiamo dire che non ti candiderai mai sindaco di Roma?»), ha replicato secca: «E chi l’ha detto?». Segue applauso scrosciante. Giorgia piace, si sa: è decisa, capace, intelligente, seria, giovane quanto basta e altrettanto navigata da conquistare le simpatie giuste a destra. È persino uscita immacolata dagli scandali del vecchio partito di Alemanno. Il Cavaliere non disdegna, la trova «svelta e simpatica», ma non basta: per il centrodestra che conta nei palazzi non è lei l'asso nella manica. Eppure Fratelli d’Italia alle Comunali è andato bene: nonostante le gufate di qualcuno, il partito sfiora il 4,2% nazionale e sale a picchi del 6,5% in alcune storiche roccaforti di sinistra, come le Marche.

Lei vorrebbe ma non può
Giorgia cavallo vincente? Forse. Ma le ragioni per cui non sarà lei a governare la Roma che verrà sono almeno due: nonostante tutti i suoi sforzi di conciliazione, c'è tutta una destra, a destra, caciarona, secessionista, salviniana troppo allergica alle uscite «pacate» di una lady di ferro come lei. E Berlusconi? «Non ha chiaro per niente cosa intende fare» ha detto la Meloni. «Io voglio vincere. Voglio battere Renzi. Ma per farlo non ci vogliono i tatticismi, gli accordi di vertice, le alchimie di palazzo. Forza Italia si è incartata in un esasperato tatticismo».

Il nome del centrodestra è...
Secondo motivo per cui non vedremo Giorgia al posto di Marino è che il nome che circola sempre più insistente in alcuni ambienti della destra romana è un altro: Alfio Marchini. Direte voi: «Ma Alfio chi? Quello di sinistra?». La domanda è più che lecita visto che il costruttore romano classe '65 appartiene a una prestigiosa famiglia di imprenditori comunisti. Lui stesso racconta di sé: «Anche se non ho mai votato P.C.I. ho sempre rispettato e ammirato l’autenticità della loro fede politica. Mio nonno Alfio, che ho molto amato, è stato una figura chiave. Fu partigiano e alla guida della Resistenza romana, partecipando tra l’altro alla liberazione di Pertini da Regina Coeli e guadagnandosi l’Ordine militare d’Italia». Però è di destra eh...

Chi è Alfio Marchini
Padre di 5 figli, volto perfetto per la tv di regime, cattolico, studi dai Gesuiti ma laico quanto serve, impegnato persino nel processo di pace in Medio Oriente, Marchini è stato nel '94 membro del Consiglio di amministrazione della Rai, dal 1995 al 1998 amministratore delegato di Roma Duemila S.p.A., società di proprietà del Gruppo Ferrovie dello Stato, che aveva il compito di coordinare gli interventi di riqualificazione urbana e infrastrutturale della città anche in previsione del Giubileo del 2000. Dice orgogliosamente di essere stato «uno dei promotori della famosa 'cura del ferro' ideata, e solo parzialmente realizzata poi, per facilitare gli spostamenti nella città». Nel '90 approda nel Consiglio di Amministrazione di Banca di Roma e poi di Capitalia, nel 2007 arriva l'incarico a Unicredit e oggi è consigliere di amministrazione di Cementir. Quindi Alfio e non Giorgia, contenti?