E’ una guerra di religione
Dalle gole tagliate, all’assalto delle chiese, all’uccisione di giovani innocenti: il terrorismo islamico ha come obiettivo i cristiani e il cristianesimo. In questo scontro l’Italia è al centro di un odio che non riguarda solo il terrorismo, ma rischia di diffondersi come un’epidemia.
ROMA - Siamo drogati di trasmissioni televisive o radiofoniche che ogni giorno ci bombardano di notizie, riflessioni, risse, urlacci, insulti, ma ci fosse uno di questi coriandoli dell’informazione che ci avesse
avvertiti che siamo nel pieno di una guerra di religione.
MORIRE PER AVERE PREGATO GESÙ- Vorremmo sentire una parola di scuse o, visto l’argomento, di pentimento, da parte di chi per lungo tempo ha continuato ad escludere che quello che sta avvenendo in una area che non caso coincide con la nascita delle tre religioni monoteiste fosse uno scontro religioso. C’è voluto che degli immigrati su un barcone fossero buttati in mare da altri immigrati musulmani per avere pregato, nella disperazione, Gesù Cristo, perché la persecuzione dei cristiani arrivasse ad occupare la prima pagina dei grandi giornali, dal «Corriere della Sera» a «La Repubblica». Finora anche le minacce dell’Isis con tanto di bandiera nera posta via Internet sulla cupola di San Pietro erano state prese, anche da autorevoli personaggi, come forme di un nuovo genere, il folclore terroristico.
IL TERRORISMO SOTTO LA PELLE - Ora sappiamo che non è così. Ora sappiamo che persone che stanno rischiando la morte pur di uscire dall’inferno del loro paese sono pronte ad uccidere perché sentono come insopportabile una preghiera rivolta al cielo. Questo vuol dire che ormai un odio cieco si è annidato sotto la pelle di molti individui ed è pronto a spuntare nelle forme più violente e crudeli non appena le circostanze annullino quell’ultimo strato di autocontrollo che divide il semplice appartenente ad un credo da un terrorista pronto a tutto pur di affliggere una pena, un dolore, la morte, a chi lui sente come infedele. C’è un’altra possibilità nella lettura che bisogna dare a questa tragedia nella tragedia che ha nuovamente insanguinato i nostri mari: che gli assassini dei cristiani sul barcone dell’ odio religioso fossero feroci terroristi pronti sbarcare sulle nostre coste camuffati da migranti. Nonostante la paura che deve incutere l’eventualità di essere di
fronte al tentativo di assalto di un gruppo di terroristi noi continuiamo a ritenere che la prima ipotesi, quello di un odio spontaneo, sia anche più pericolosa del terrorismo, perché potrebbe essere il sintomo che il virus, a livello di massa, è ancora latente, ma potrebbe essere pronto ad esplodere alla prima occasione.
IL DOVERE DI PRENDERE DELLE DECISIONI - Una cosa è certa. Nei confronti di quella che va chiamata con il suo nome, cioè guerra di religione, non siamo più agli indizi, ma alle prove. Quello che ancora resta incerto è la dimensione del problema. Può darsi che la tragedia dei cristiani uccisi per avere pregato su un barcone sia annoverabile fra i gesti estremi, ma accidentali. Può darsi che l’ipotesi che oggi un numero non da poco di musulmani, pur lontani per ora, da organizzazioni terroristiche, abbia già maturato una buona dose di odio pronta ad esplodere ad ogni momento, sia esagerata. Naturalmente ci auguriamo di avere esagerato.
Ciò non toglie che ci dobbiamo togliere dalla testa, ma soprattutto se lo deve togliere chi ci governa, che il fenomeno nel quale l’Italia è coinvolta si possa risolvere spontaneamente.
I CRISTIANI SONO BUONI - L’Italia è quindi chiamata a trovare delle soluzioni e a prendersi la responsabilità di assumere decisioni. Lo dovrà fare senza isterismi e senza lasciarsi cullare dall’illusione che basti una mossa o due per uscire dal problema. Ma lo dovrà fare con una fermezza e con una determinazione massima, nella
consapevolezza che, indipendentemente dalla nostra volontà, siamo stati trascinati in una guerra. Il compito non facile, ma avrà una possibilità di riuscita solo se cominceremo ad uscire dall’equivoco che lo schieramento è diviso fra chi è a favore dell’ accoglienza e chi invece teme l’invasione dello straniero. Qui la distinzione ormai è un’altra, ed è fra chi è buono e chi è cattivo. Con la certezza che oggi i cristiani, pur nell’ammissione che in un lontano passato non siano stati esenti da colpe, stanno senza ombra di dubbio nei panni dei buoni.
- 27/10/2019 La fine di al-Baghdadi, Donald Trump: «E' morto da codardo»
- 03/04/2019 Isis sconfitto o «disperso»? Il rischio del «mito» del Califfato
- 09/01/2019 Terrorismo e immigrazione clandestina, tunisino pentito: in Italia rischio di un esercito di kamikaze
- 21/12/2018 Il «pacifico» Marocco torna ad essere patria di jihadisti?