25 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Droga dal Sudamerica in Italia

Chiusa l'inchiesta sulla «Dama Bianca», smantellato traffico internazionale di droga

Federica Gagliardi aveva un ruolo determinante all'interno dell'organizzazione dedita all'ingente traffico di sostanze stupefacenti dal Sud America all'Italia e scompaginata grazie all'arresto di 28 persone.

NAPOLI - Federica Gagliardi, nota come la «Dama bianca», aveva un ruolo determinante all'interno dell'organizzazione dedita all'ingente traffico di sostanze stupefacenti dal Sud America all'Italia e scompaginata grazie all'arresto di 28 persone. La donna era, infatti, abile a tessere una rete di contatti tali da garantire l'ingresso indisturbato nel Paese dei quantitativi di droga anche grazie all'appoggio di un agente della Polaria.

La «Dama Bianca», arrestata la scorsa estate all'aeroporto di Fiumicino con circa 24 chilogrammi di cocaina nascosta in un trolley, fu bloccata grazie a una serie di intercettazioni telefoniche disposte dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli nell'ambito di un'indagine su un traffico di stupefacenti che coinvolgeva organizzazioni criminali campane. Dalle indagini è emerso che la donna, già in un'altra occasione, aveva trasportato droga dal Sud America per conto del gruppo di narcotrafficanti con base operativa nel Napoletano e solide ramificazioni nelle province di Roma, Monza, Salerno, Macerata e Vicenza oltre ad appoggi in Spagna, Olanda, Venezuela e Colombia.

Gli uomini dello Sco, della Squadra mobile di Frosinone e del Comando provinciale della Guardia di finanza di Napoli hanno seguito due diversi filoni investigativi, sotto il coordinamento della Dda partenopea e della Direzione centrale per i Servizi antidroga. Le attività d'indagine, avviate nel 2010, hanno permesso di ricostruire la struttura organizzativa e le dinamiche criminali dell'organizzazione che riusciva ad assicurarsi l'introduzione indisturbata in Italia di ingenti quantitativi di cocaina e hashish dal Sud America e dall'Olanda avvalendosi anche della complicità di personale addetto agli scali portuali di Civitavecchia e Salerno e dell'aeroporto di Fiumicino.

La droga era trasportata di volta in volta su aerei, navi o via terra in base all'analisi dei rischi. A capo dell'organizzazione criminale c'era il latitante campano Pasquale Fiorente che, grazie alla collaborazione del fratello minore Alessandro, si è rivelato un vero e proprio broker del narcotraffico, coordinando dal Venezuela e da altri paesi del Sud America, il trasferimento in Italia delle partite di stupefacenti destinate soprattutto ad alimentare il mercato della Campania. Il boss, per operare indisturbato, aveva allestito nella Capitale la sua rete logistica dove stoccare la droga da trasferire successivamente sulle piazze di spaccio. L'uomo teneva contatti diretti con gli esponenti dei cartelli fornitori di cocaina e hashish che venivano poi introdotti in Italia anche grazie a persone in servizio presso porti e aeroporti. In particolare si è potuto contare su un agente della Polaria in servizio a Fiumicino ma anche su addetti di un'impresa di pulizia dello stesso scalo aeroportuale e di un dipendente della società addetta alla movimentazione di container nel porto di Salerno.

Fiorente si era assicurato una fitta rete di collaborazione che gli consentiva di nascondere temporaneamente la droga in case e depositi che riceveva da insospettabili personaggi come due fratelli di Fiumicino e il gestore di un bed & breakfast di Roma. Aveva messo a punto anche un colpo miliardario che gli avrebbe cambiato la vita acquistando un'imponente imbarcazione insieme a due fratelli esponenti di spicco della criminalità organizzata campana sulla quale imbarcare 1.000 chilogrammi di cocaina. L'operazione, però, non si concretizzò a causa un forte uragano che, nel 2012, provocò durante la navigazione da Santo Domingo importanti danni all'imbarcazione costretta a riparare in un porto panamense. L'organizzazine, però, non si arrese decidendo di proseguire la sua attività illecita utilizzando gli aerei. Anche in questo caso il traffico non andò a buon fine perché fu bloccato dall'azione giudiziaria. Nel corso delle attività investigative sono stati infatti sequestrati 100 chilogrammi di cocaina e 1.000 chili di hashish che, immessi sul mercato, avrebbero fruttato al gruppo di narcotrafficanti oltre 20 milioni di euro.

Nell'ambito del blitz interforze eseguito questa mattina sono stati eseguiti 28 provvedimenti restrittivi, di cui 27 in carcere e uno ai domiciliari, ed eseguiti 32 decreti di sequestro beni. Sigilli a 13 immobili, 6 autovetture, 2 aziende nel settore degli autoveicoli e della ristorazione, quote societarie e uno yacht da diporto per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro, ritenuti frutto di reinvestimenti dei proventi illeciti del narcotraffico.