28 agosto 2025
Aggiornato 02:30
Giustizia

Gup: Kabobo impazzì anche perché stressato come emigrato

Il gahense che nel maggio 2013 uccise acolpi di piccone tre persone era afflitto da "condizione di stress" che era costretto a subire nella sua "lotta per la sopravvivenza" dovuta alla sua "condizione di emarginazione sociale e culturale", scrive il magistrato Manuela Scudieri

MILANO - Adam Kabobo era afflitto da "condizione di stress" che era costretto a subire nella sua "lotta per la sopravvivenza" dovuta alla sua "condizione di emarginazione sociale e culturale". E tutto questo ha contribuito ad aggravare "la sintomatologia delirante e allucinatoria" del gahense che nel maggio 2013 uccise a colpi di piccone tre persone che passeggiavano per caso nelle vie del quartiere Niguarda di Milano. Lo evidenzia il gup, Manuela Scudieri, nelle motivazioni della sentenza a carico del ghanese.

SEMI INFERMITA' MENTALE - Secondo il giudice, che ha riconosciuto a Kabobo la semi infermita' mentale e lo ha condannato a 20 anni di carcere (più 3 in una casa di cura e custodia), "la condizione di stress derivante dalla lotta per la sopravvivenza ha inciso sulla patologia di base, aggravando la sintomatologia delirante e allucinatoria e la compromissione cognitiva". Non a caso il giudice nel suo provvedimento ricorda come Kabobo in sede di interrogatorio abbia "espresso chiaramente il suo stato di rabbia verso un mondo che non lo accoglieva, non gli prestava aiuto, non soddisfaceva neppure le sue primarie esigenze di vita". In questa prospettiva "è significativo che l'imputato abbia sentito il bisogno di giustificare la propria condotta, attribuendola ora alle voci, ora alla necessità di essere catturato o ucciso per porre fine alle sue sofferenze".

20 ANNI DI CARCERE - Il gup Scudieri, insomma, non ha dubbi: "E' evidente - scrive nelle motivazioni della sentenza - che per quanto la malattia abbia svolto un ruolo significativo nella condotta complessiva dell'imputato, egli ha tuttavia conservato la capacità di comprendere il valore e il significato del suo comportamento e di agire di conseguenza". Di qui la decisione di riconoscere a Kabobo la semi infermita' mentale. Infine una precisazione sull'entità della condanna inflitta al cosiddetto 'picconatore' finita al centro della polemica politica: 20 anni di carcere, secondo il gup Scudieri, sono una pena "congrua" per un caso come quello di Kabobo. La condanna sarebbe dovuta essere pari a 30 anni, ma a questa "deve applicarsi la diminuente di un terzo per il rito abbreviato" scelto da Kabobo per ottenere lo 'sconto' della pena.