Pepe (M5S): «Contro di me l’ombra della camorra»
Si tinge di giallo la sfiducia al Senatore emessa da un gruppo di grillini napoletani appoggiati dal presidente della Commissione di vigilanza Rai, Roberto Fico
Si tinge di giallo l’ultimo scontro in casa grillina che ha visto di fronte il senatore Bartolomeo Pepe e l’onorevole Roberto Fico, con le ormai consuete sfiducie ad personam della base e relative minacce di espulsioni da parte dei capi e di chi governa la rete.
Come si ricorderà qualche settimana fa un gruppo di militanti napoletani prese l’iniziativa di sfiduciare il senatore campano alla presenza di Roberto Fico e di un’ altra parlamentare del 5Stelle.
Immediata fu la reazione di una schiacciante maggioranza di grillini campani che scese in campo per difendere l’operato del senatore, accusando il gruppo napoletano e Fico di avere agito in nome di una esigua minoranza, di non aver dato modo a Bartolomeo Pepe di difendersi e di avere avanzato contro di lui accuse generiche e irrilevanti.
Lo scudo innalzato dai grillini campani in difesa di Pepe finora ha sortito l’effetto di congelare la situazione agli occhi di Grillo e Casaleggio: alla sfiducia della base infatti per ora non ha fatto seguito alcuna espulsione, come invece è accaduto per altri senatori in un recente passato. Anche se a Bartolomeo Pepe essersi messo contro il potente Roberto fico è costata la nomina nella Commissione di indagine conoscitiva attivata dal Parlamento sulle eco-mafie italiane. Nomina annullata nonostante ben quattro votazioni precedenti, che il senatore Pepe si era guadagnato per i suoi trascorsi ambientalisti.
Quindi, a parte l’esclusione dall’indagine sulle eco-mafie nessun altra conseguenza sembrava essere scattata per il senatore.
Lo stesso Casaleggio, sceso a Roma nei giorni scorsi per una delle sue fugaci apparizioni, incontrando i senatori, perlomeno ufficialmente non ha accennato direttamente al caso, ma si è limitato a dire, con il suo linguaggio da oracolo di Delfi: «non sono Torquemada». Affermazione che agli esegeti di Casaleggio è suonata come una sorta di salvacondotto nei confronti della testa del senatore Pepe.
Alla luce di quanto sopra la vicenda campana veniva quindi data per risolta.
Ma, inaspettatamente, a riaprirla è stato lo stesso Pepe che su Facebook ha postato una lettera anonima in cui una «manina sconosciuta» lo ha messo al corrente che a diffondere (per primo e a consultazioni in corso sulle nomine per i commissari contro le eco-mafie) i dati sulla sfiducia napoletana da lui subita era stato un sito che fa capo al fratello di un noto esponente napoletano del Pdl coinvolto nei disordini di Pianura sulla riapertura delle discariche, a sua volta finito in una inchiesta giudiziaria con tanto di richiesta del Pm a 13 anni di galera.
«Non ho motivo di dubitare di nessuno. Certo sono brutti momenti», è stato il laconico commento che Bartolomeo Pepe ha fatto seguire al post da lui pubblicato su Facebook.
Ma il suo riserbo non ha cancellato l’ombra della camorra che lui stesso ha lasciato più o meno volontariamente volteggiare sul M5S stelle campano.
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