3 ottobre 2025
Aggiornato 21:00
MoVimento 5 Stelle

Grillo: «Molti a casa»

L’ultima epurazione rischia di trasformarsi in uno smottamento dell’intero Movimento

«Saremo di meno, ma saremo più forti», ha promesso Beppe Grillo ai suoi dopo l’ultima epurazione di quattro senatori.

Dopo quanto accaduto è però lecito chiedersi quanto varrà in termini elettorali quel «saremo meno» che lo Grillo si aspetta.

Fare previsioni su quanto tutto ciò si ripercuoterà sul consenso degli elettori in questo momento è molto difficile. E’ invece possibile  ricostruire il quadro politico che le ultime vicende del Movimento hanno delineato.

L’ aspetto più rimarcato dai commentatori dopo il terremoto di queste ultime ore è che Grillo e Casaleggio, con i loro processi organizzati a tavolino e poi dati in pasto alla rete abbiano gettato la maschera e si siano dimostrati per quello che sarebbero, cioè due arruffa popolo che dietro un’offerta di democrazia partecipata nascondo una gran voglia di dittatura 2.0 .

E’ indubbio che la coppia abbia dimostrato una scarsa tolleranza nei confronti di chi osa avanzare qualche critica. Prima del più recente accompagnamento all’uscita dei quattro senatori abbiamo visto una mite senatrice cacciata e messa alla gogna solo per avere consigliato a Grillo di usare un linguaggio meno aggressivo o scurrile. Senza dimenticare le espulsioni motivate dalla partecipazione a talk show televisivi.

Ma forse non è questo aspetto di insofferenza alla democrazia, del tutto inaspettato da chi ne propaganda una applicazione totale e senza confini, a richiedere una riflessione molto attenta sia sull’ evoluzione di questo movimento che sui due fondatori.

Anche un giornalista solitamente molto critico con Grillo, come Filippo Ceccarelli della Repubblica, non ha potuto fare a meno di ricordare che prima delle quattro espulsioni di questi giorni, ce ne sono state di clamorose anche recentemente: a partire da quella di Gianfranco Fini dopo il famoso «che fai, mi cacci?», rivolto a Berlusconi.

Inoltre Ceccarelli ci ricorda anche quelle storiche: dei dissidenti del Manifesto messi alla porta dal Partito Comunista; dei rautiani usciti dal Movimento sociale; degli anti craxiani sbattuti fuori dal Psi; senza contare quanti critici interni si è tolto di mezzo Pannella nella sua lunga storia politica.

Insomma il vizietto di prendere a calci nel sedere chi non è d’accordo non se lo sono inventato certamente Grillo e Casaleggio.

Però è innegabile che ai due un copyright vada riconosciuto: mai nessuno prima di loro ha avuto un successo così fulminante. Mai nessuno prima di loro ha dovuto subire uno smottamento interno così marcato, continuo e ravvicinato. E questo forse è il punto che deve fare maggiormente riflettere.

E’ vero infatti che i due si sono trovati davanti ad un risultato di tali proporzioni che nessuno aveva potuto ipotizzare, nemmeno loro. Ma è altrettanto vero che Grillo e Casaleggio, hanno ampiamente dimostrato di essere assolutamente inadeguati a gestire un successo che richiedeva doti ben superiori di quelle che hanno dimostrato di possedere.

E’ lo stesso Grillo, involontariamente ad averlo ammesso nelle motivazioni che hanno accompagnamento la sentenza di condanna dei quattro senatori defenestrati.

Scrive Grillo, per denunciare la futilità delle lamentele avanzate dai dissidenti: «Continuavano a dire…Grillo non si fa vedere…Grillo dall’alto…il blog di Casaleggio. Insomma tutte cazzate».

Ecco la prova dell’inadeguatezza che Grillo senza saperlo (se lo sapesse non sarebbe inadeguato) confessa.

All’ex comico non passa nemmeno lontanamente per la testa che delle persone che occupino un ruolo di grande rilevanza politica come quello di sedere fra i banchi del Senato di una Repubblica di oltre 60 milioni di abitanti, con la responsabilità di decidere su lavoro, salute, istruzione, ricchezza e povertà di quei 60 milioni di italiani (avendo anche il peso politico per incidere su tutto questo), si lamentino che il loro leader non comunichi con loro, si faccia vedere raramente e di sfuggita.

Grillo quasi si stupisce che trovino innaturale che lo scambio di idee, di opinioni, di sentimenti di un  Movimento votato da oltre 8 milioni di donne e uomini passi unicamente per un blog gestito da un signore, tanto distante da apparire anch’esso virtuale come la rete di cui fa e dispone come vuole.

«Sono cazzate» dice sprezzante Grillo. Ma così Grillo mostra anche quale sia il suo pensiero nascosto al riguardo. Può infatti lasciarsi andare a questo insulto solo perché ritiene che quei 150 fra senatori e deputati non abbiano nulla fatto nulla per essere lì ( e quindi non meritino di essere lì); che debbano solo a lui il posto che occupano e quindi non abbiano che un unico compito: aspettare, come marionette, che lui, o Casaleggio, o i kapò  che hanno inviato a controllarli, impartiscano loro gli ordini su ciò che devono dire o tacere.

Ma la vera e più profonda inadeguatezza di Grillo e Casaleggio non sta nemmeno nei loro progetti, ma nella rozzezza, nella sfrontatezza e, in ultimo, anche nell’ingenuità e ottusità con i quali intendono imporli.