28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
Primarie del Pd

Renzi con l'elmetto: «Sarò la sentinella degli italiani. Non ci sto a fare il segretario per difendere rendite di posizione»

RP | RP | Il candidato alla guida del Pd: «C`è un Paese che soffre e una politica che perde tempo. Dobbiamo cambiare marcia. Con Letta non c'è nessun patto perché bisogna vedere chi vince. Se domenica primeggia Cuperlo, sarà lui a dettare le danze»

FIRENZE - «Sarò la sentinella degli italiani. Non ci sto a fare il segretario nazionale di un partito per difendere le rendite di posizione. C`è un Paese che soffre e una politica che perde tempo. Dobbiamo cambiare marcia». A tre giorni dalle primarie che lo dovrebbero portare alla guida del Partito democratico (Pd), il sindaco di Firenze Matteo Renzi, ha sottolineato che con il premier compagno di partito Enrico Letta ancora «non c`è nessun patto, anche perché bisogna vedere chi vince» e «se domenica vince Cuperlo, sarà lui a dettare le danze».

A LETTA DIRO' TUTTI SU STESSA BARCA - Ma se invece sarà lui a vincere le primarie, le condizioni a Letta per la fiducia che mercoledì il Pd dovrà rinnovare in Parlamento sembrano già chiare: «Ci si guarda negli occhi con il premier e il nuovo segretario - ha anticipato Renzi al Matttino- dice: siamo tutti sulla stessa barca, o si rema o si affonda. Se noi andiamo alle elezioni europee del 25 maggio avendo realizzato la prima lettura della legge elettorale,le prime due letture della revisione costituzionale e il pacchetto di risparmi sui costi della politica - è la richiesta al governo del nuovo leader in pectore del Pd- togliamo argomenti straordinari al populismo. Il punto non è rompere gli le scatole a Letta, - ha proseguito - ma fare le cose che servono all'Italia. In questi mesi il governo, fatto da persone perbene e a modo, sulle questioni vere degli italiani, da tasse a lavoro, non ha combinato granché. E lo abbiamo visto sull'Imu».

DA CONSULTA INTERVENTO DISCUTIBILE - Il Pd targato Matteo Renzi dovrà lavorare da lunedì per un rapido accordo sulla riforma della legge elettorale all'interno della maggioranza che sostiene il governo Letta. Ma se questo non sarà trovato rapidamente sarà disponibile a fare alleanze con le opposizioni di sinistra, destra e Movimento 5 stelle (M5s). Pur di non mandare alle urne il Paese con il sistema elettorale da ieri in vigore, dopo l'intervento «sorprendente» e «discutibile» della Corte Costituzionale che amputando il porcellum di premio di maggioranza e liste bloccate sostanzialmente ci riporta «a vent'anni fa» prima del referendum Segni, ovvero «un proporzionale puro da prima Repubblica».  

PARLARE CON TUTTI PER L ELETTORALE - Renzi ha spiegato: «Per rifare le regole si deve parlare con tutti. E poi scegliere. Credo che Alfano sia pronto a discutere su tutto. Il dibattito deve iniziare nella maggioranza. Ma se il consenso non si trova, si parla con Grillo, con Sinistra ecologia e libertà (Sel), con la Lega Nord, con Forza Italia (Fi) e con i Fratelli d`Italia (Fdi)». Con l'obbiettivo di consegnare agli elettori, turno doppio o unico che sia «un qualsiasi sistema da cui esca uno che vince e uno che perde. E che consenta a chi vince di governare».

RIPARTIRE DALLA CAMERA - Quindi il primo cittadino è tornato a criticare la decisione della Consulta: «Dal punto di vista giuridico e tecnico la trovo sorprendente. Da ex studente di giurisprudenza ho fatto tre esami di costituzionale e il conto non mi torna. E` una sentenza additiva: introduce d`imperio le preferenze. Di più, se si votasse oggi con il porcellum rimaneggiato, avremmo un proporzionale puro da prima Repubblica. Se vogliono far finire questi vent`anni tornando indietro, mi sembra una scelta discutibile. Mi piacerebbe poter dire - ha proseguito il sindaco di Firenze- che non cambia niente. Non avevamo bisogno di una sentenza della Consulta per superare il porcellum. Perché avevamo già deciso di andare a votare con regole diverse. Però dobbiamo dimostrare che ci sono le condizioni politiche per fare una legge nuova che garantisca la governabilità». Ma non, ha avvertito Renzi, quella già abbozzata dai saggi di Quirinale e palazzo Chigi: «No - ha ammonito- serve quella richiesta dalle centinaia di migliaia di cittadini che andranno a votare per le primarie. Se la loro scelta sarà chiara, il Pd, che è la stragrande parte della maggioranza, la legge la farà. Ripartendo dalla Camera perché al Senato c'è l`impasse».

IL MARCHIO DI FABBRICA - Alla domanda del conduttore di Radio Montecarlo se sia meglio Silvio Berlusconi o la figlia Marina come avversario nelle urne, il candidato alla segreteria del Pd ha risposto: «Il marchio è quello di fabbrica. E il marchio Berlusconi da un punto di vista elettorale è molto forte».