La vendetta degli uomini di Bersani
Due ex collaboratori dell’ex candidato premier ripercorrono in un libro i giorni delle bugie all’ombra del Pd
E’ in circolazione un libro interessante che fra l’altro ci spiega per file e per segno come oggi si diventa presidenti della Repubblica in Italia, o meglio, di come non ci si diventa.
Dell’ultima elezione dell’inquilino del Colle molte cose le avevamo capite anche stando a casa.
Non c’è stato bisogno della diretta streaming per intuire come si svolsero i fatti, quando 101 grandi elettori del Pd, riuniti in un cinema di Roma per esprimersi sulla candidatura di Romano Prodi, un braccio lo lanciarono verso l’alto per dire sì, mentre con l’altro, non visti, fecero il gesto dell’ombrello come Maradona: fin da bambini ci hanno insegnato come si fanno le congiure, da quella che chiuse la vita di Cesare per mano di Bruto, alla seduta del Gran Consiglio del 25 luglio 1943, fino ai congiurati usa e getta dei nostri giorni, da Scilipoti a De Gregorio, tanto per fare qualche nome fra i più noti.
Se però, oltre alla immaginazione vogliamo anche qualcosina in più bisogna andarsi a leggere un libro che sta uscendo in questi giorni: lo hanno scritto, Stefano di Traglia, l’ex portavoce di Pier Luigi Bersani, e Chiara Geloni, una giornalista direttore di Youdem Tv: si intitola «Giorni Bugiardi» e già dal titolo appare chiaro che aria tirasse dalle parti del Pd nelle ore in cui si decideva chi avrebbe occupato la poltrona delle poltrone per i prossimi sette anni.
Dalle anticipazioni, necessariamente parziali, che di questo libro fanno i giornali si capisce soprattutto una cosa: mentre l’Italia era avvolta da lacrime e sangue, alla guida del treno c’era chi giocava alle comiche finali, chi palpeggiava il sedere della fidanzata, chi andava a consulto dalla mamma per sentirsi dire: «mi raccomando mettiti la maglia di lana».
Non ci credete? Ecco qualche scampolo dal libro «Giorni bugiardi» al quale va dato il credito che si deve a due persone che le cose le hanno viste molto da vicino, a meno che anch’essi non si siano innamorati dello sport nazionale, cioè la bugia.
Ecco, per esempio il teatrino del Pd al completo, da Letta, alla Finocchiaro, a Franceschini, alla Bindi che dicono a Bersani: «Per carità non indire le primarie per Palazzo Chigi, finirai sicuramente terzo». Tutta gente dal fiuto infallibile, come hanno dimostrato gli ultimi venti anni.
Ma Bersani arriva primo alle primarie. Va alle elezioni: perde, ma dice che ha vinto e si consola guardando Berlusconi che intanto sta facendo la stessa cosa. Ora però deve mettere in piedi un governo poiché ha ricevuto l’incarico dal Quirinale.
Bersani non ci riesce e allora è la volta di Enrico Letta, il quale va a consultarsi con la mamma che, rammendandogli i calzini, lo consiglia: «Fate di tutto, ma il governo con Berlusconi no».
Probabilmente anche le persone care a Bersani avranno fato a Pier Luigi la stessa raccomandazione riguardo il pericolo Berlusconi, .
Letta invece della mamma, come sappiamo, ha dato retta allo zio Gianni. Bersani, invece, più ligio, quando è stato il suo turno si è messo alla caccia di chi a forza di vaffa Day gli aveva portato via mezzo partito. A Grillo fa sapere, secondo il libro «Giorni Bugiardi» di essere disposto ad incontrarlo a Genova, poi cerca la mediazione di Renzo Piano e alla fine anche quella di un dentista amico dell’ex comico. Avete letto bene, gli ex collaboratori di Pier Luigi Bersani hanno messo nero su bianco che mentre l’Italia tremava per lo spread, le tasse, l’Imu, la tredicesima a rischio e il mutuo da pagare, il presidente del Consiglio incaricato, per formare un governo di salvezza nazionale, cercava di mettersi in contatto con Grillo attraverso il suo dentista.
Come è andata a finire? Il libro del quale vi stiamo parlando dice che Bersani ha visto anche Berlusconi, il quale durante l’incontro si serebbe lamentato dei suoi guai giudiziari, ma anche dell’ acquisto della sua nuova fidanzata,con relativa suocera.
Anche se il libro «Giorni bugiardi» fosse falso dall’inizio alla fine, noi alla storia di Silvio che si lamenta con Bersani della suocera ci crediamo: è da quando era ragazzino che il Cavaliere quando vuole dare una fregatura a qualcuno applica un vecchio detto napoletano che dice: «chiagni e fotti».
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