20 aprile 2024
Aggiornato 00:00
Immigrazione | Sbarchi Lampedusa

Cecyle Kyenge «vada a quel paese. La Bossi Fini è l'unica barriera contro questa invasione di clandestini»

Il Senatur difende la norma che porta anche il suo nome: «L'Italia non può essere la portaerei per tutti i profughi del mondo. Non siamo l'America e nemmeno loro lo possono fare». Sostegno dal Pdl: «Inutile prendersela con quella legge. Va bene, non va smantellata e tutte le critiche di questi giorni sono pretestuose e negano l'evidenza». Il Pd per smantellarla in toto

ROMA - Il ministro per l'Integrazione Cecile Kyenge ha chiesto di modificare la legge sull'immigrazione Bossi- Fini, «Che vada a quel paese...» la replica secca di Umberto Bossi a Virus su Rai2, che ha spiegato: «La legge Bossi Fini è l'unica barriera contro questa invasione di clandestini. Quasi nessuno degli immigrati che vengono da noi ha un lavoro».

ITALIA NON SIA PORTAEREI DEI CLANDESTINI - L'Italia, ha proseguito il Senatur, «non può essere la portaerei per tutti i clandestini del mondo. Insistere sull'accoglienza - ha detto il fondatore della Lega, autore della legge sull'immigrazione oggi in vigore in Italia- è solo retorica per avere più voti. E' inutile fare finta di essere bravi e aprire la porta a tutti. Non siamo l'America e nemmeno loro lo possono fare. Non abbiamo la possibilità di aiutarli.La Legge Bossi-Fini lo diceva chiaro, potete venire solo se avete un lavoro».

CICCHITTO, NON SERVONO MODIFICHE A BOSSI-FINI - Sull'attuale legge che norma l'immigrazione è intervenuto anche il presidente Popolo della libertà (Pdl) della commissione Esteri della Camera Fabrizio Cicchitto: «Non è affatto vero quello che afferma il presidente Grasso (del Senato, ndr) che la Bossi-Fini va cambiata per evitare che venga accusato di favoreggiamento chi offre soccorso. Il comma 2 dell'articolo 12 della Bossi Fini stabilisce che 'non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate nei confronti degli stranieri in condizione di bisogno'. Questa insistenza di modificare la Bossi-Fini rischia di tradursi in un messaggio totalmente sbagliato dato all'estero».

ITALIA NON SIA VENTRE MOLLE UE - L'Italia, ha messo in guardia Cicchitto: «Rischia cosi ancora di più di diventare una sorta di area molle su cui si concentra l'attenzione di tutti coloro che vogliono emigrare. L'errore è ancora più marcato se esso avviene prima e indipendentemente da tutte le altre misure che andrebbero prese con l'Europa nei confronti dei Paesi dell'altra sponda del Mediterraneo per costruire una situazione di tamponamento e di contrasto dell'immigrazione clandestina a partire dalle misure economiche e di prevenzione da prendere nei Paesi di origine».

GASPARRI, COLPA DI STRAGI E' DI UE, NON DI BOSSI-FINI - «Inutile prendersela con la Bossi-Fini. La legge va bene, non va smantellata e tutte le critiche di questi giorni sono pretestuose e negano l'evidenza. La colpa di quanto accade nel Mediterraneo è dell'Europa, delle sue strutture pompose ma inefficienti, di chi ha alimentato false rivoluzioni nel Nord Africa, di chi ha fatto saltare gli accordi impedendo il controllo delle partenze di clandestini», ha dichiarato Maurizio Gasparri, Vicepresidente del Senato (Pdl).
«La tragedia di Lampedusa ha preso dimensioni abnormi, ha concluso Gasparri. La coscienza dell'Europa si svegli e ci dia una mano seria e definitiva per impedire altri drammi».

PD, RIFORMARE SUBITO BOSSI-FINI - Il Partito democratico ha chiesto di cambiare, non modificare, la legge sull'immigrazione: «La legge Bossi Fini non è riformabile e le normative sull'immigrazione vanno superate. Serve, inoltre, una legge organica sul diritto all'asilo. E' assurdo che le persone scampate alla strage di Lampedusa, per effetto della Bossi-Fini, siano incriminate per il reato di immigrazione clandestina e i civili che hanno prestato soccorso, rischino di esserlo per favoreggiamento», hanno scritto in una dichiarazione congiunta dei responsabili Giustizia e Immigrazione del Pd Danilo Leva e Marco Pacciotti.

RIPARTIRE DA TURCO-NAPOLITANO - «E' chiaro - continua la nota - che siamo in presenza di un impianto normativo grottesco, crudele e soprattutto inefficace, che, tra l'altro, produce anche sovraffollamento carcerario e ingolfamento del sistema giudiziario. E' necessario ripartire dalla logica della Turco-Napolitano, con i flussi legati al lavoro e, soprattutto, rivedere il problema ormai in un'ottica di politica europea. A fronte dei continui mutamenti in atto nella zona del bacino del Mediterraneo, del Medio Oriente e dell'Africa stessa, la gestione del problema dell'accoglienza non può essere demandata ai singoli stati».

UE FORNISCA RISORSE PUNTUALI - «La politica degli accordi bilaterali, come insegna la vicenda libica - è la conclusione della dichiarazione congiunta - non è uno strumento su cui poter fare sempre affidamento. E' quindi necessaria una risposta puntuale, in mezzi e risorse, da parte europea per consentire a Paesi come l'Italia, vera porta d'ingresso per l'area Mediterranea e non solo, di gestire dinamiche di enorme portata. A cominciare dalla definizione dei flussi, che non può essere più oggetto solo di singole scelte Nazionali».