20 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Popolo della Libertà

Berlusconi: «Abbiamo deciso, non senza interno travaglio, di esprimere un voto di fiducia»

Il Cavaliere dopo aver annunciato fino all'ultimo di voler far cadere Letta, in Aula ha confermato fedeltà all'esecutivo: «Avevamo la speranza che potesse cambiare il clima di questo paese, una 'guerra civile fredda', che si potesse andare verso la pacificazione di cui c'è bisogno. Questa speranza non l'abbiamo deposta, la conserviamo ancora»

ROMA - Silvio Berlusconi gattopardesco nel giorno della fiducia al governo Letta, messo in discussione proprio dalla sua scelta di far dimettere i ministri del Popolo della libertà (Pdl). Tutto è cambiato, il Pdl ha annunciato di non votare la sfiducia all'esecutivo e quindi a quanto pare nulla cambierà nell'attuale maggioranza.

LO STRAPPO DI FORMIGONI - Per l'intera mattinata il Cavaliere si è riunito con i suoi eletti facendo trapelare che avrebbe sfiduciato l'attuale maggioranza. Poi il fulmine a ciel sereno di Roberto Formigoni che ha annunciato di essere pronto a dare vita a un gruppo autonomo, «siamo in 25», ha detto l'ex presidente di Regione Lombardia.

BERLUSCONI ANNUNCIA FIDUCIA - Quindi la ripiegata tattica del leader del Pdl: «Abbiamo ascoltato – ha detto prendendo la parola in Senato - il presidente del Consiglio, il suo impegno sul contenimento della pressione fiscale, la riduzione delle imposte sul lavoro, il suo impegno circa il richiamo della Corte Europea per la responsabilità civile dei giudici. E dunque mettendo insieme tutte queste aspettative, il fatto che l'Italia ha bisogno di un governo che faccia le riforme strutturali, abbiamo deciso, non senza interno travaglio, di esprimere un voto di fiducia».

SPERAVAMO E SPERIAMO IN FINE GUERRA FREDDA CIVILE - Berlusconi ha proseguito: «Avevamo la speranza che potesse cambiare il clima di questo paese, una 'guerra civile fredda', che si potesse andare verso la pacificazione di cui c'è bisogno. Dopo il risultato delle passate elezioni ritenemmo che l'unica soluzione ragionevole era dare vita a un governo che metteva insieme il centrodestra e il centrosinistra. Aspettammo due mesi di riflessione e poi arrivammo insieme alla formazione di questa compagine della quale noi abbiamo accettato tutte le volontà espresse. E infatti sulle 23 personalità presenti accettammo di avere soltanto 5 ministri. Abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità fare e lo abbiamo fatto perché avevamo la speranza potesse cambiare il clima nel Paese. Questa speranza non l'abbiamo deposta, la conserviamo ancora».

I SENATORI CONTRO FIDUCIA - Prima della dichiarazione per il gruppo del Pdl, il Cavaliere aveva precisato: «Sarà il gruppo di tutti i senatori in modo compatto a decidere cosa fare». I senatori avevano quindi deciso di sfiduciare Letta, Maria Stella Gelmini, ha spiegato come si è svolta la votazione: «La stragrande maggioranza ha votato per la sfiducia, nessuno per la fiducia mentre alcuni eran per uscire dall'Aula. Berlusconi ha ascoltato tutti e abbiamo decido compattamente di votare contro la fiducia». Il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta ha raccontato: «circa 70 senatori presenti hanno votato sì alla scelta di sfiduciare il governo Letta. Hanno votato all'unanimità i presenti alla riunione del gruppo Pdl a Palazzo Madama dove Silvio Berlusconi ha chiesto di votare la sfiducia al governo Letta».

MATTEOLI, IMPOSSIBILE TENERE UNITO PDL - Altero Matteoli, presidente Pdl della commissione lavori pubblici del Senato ha raccontato le difficoltà interne al partito: «Quando è arrivata la notizia che comunque sia, Formigoni e gli altri avrebbe formato lo stesso un gruppo parlamentare autonomo si è capito che era inutile cercare un percorso per tenere unito il partito. Non si può spaccare un partito per salvaguardare delle poltrone, perché argomenti politici che hanno portato Alfano ed altri ad uscire non ne ho visti: ho visto più la volontà di confermare posizioni».

PALMA IL DISSIDENTE - «Ero disponibile a seguire la strada della responsabilità indicata da Berlusconi anche se non ero convinto fino in fondo, era l'ordine del partito, pur avendo avuto in animo di votare la fiducia dopo l'intervento di Zanda (del Partito democratico, ndr) lascerò l'aula. Qui al Senato il voto di astensione equivale a voto contrario e io non voglio differire dall'obiettivo indicato da Berlusconi», ha detto il senatore Francesco Nitto Palma intervenendo in dissenso con il suo gruppo nell'Aula del Senato.
«Non mi nascondo le difficoltà del governo in questi mesi - ha aggiunto Palma - abbiamo fatto fatica a stare insieme, l'idea di portare un contributo al paese e l'intervento di Berlusconi era un grande intervento di pacificazione che si ancorava a una scelta dolorosa ma ho ascoltato Zanda e non c'è nulla di pacificazione, nulla di serenità, in un momento così delicato mi chiedo se si possa davvero formare una solida futura maggioranza».