25 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Giustizia | Processo Mediaset

I legali di Berlusconi, sentenza Cassazione «fuorviante e totalmente sconnessa dalla realtà»

Gli avvocati del Cavaliere: «La Corte nelle fretta ha fatto un collage delle precedenti decisioni, e non ha tenuto conto alcuno delle reali risultanze probatorie e delle conclamate violazioni del diritto di difendersi»

ROMA - «Nella fretta di voler confermare la sentenza emessa a Milano la Corte di Cassazione, con una motivazione inesistente che altro non è se non un collage delle precedenti decisioni, non ha, con ogni evidenza, tenuto conto alcuno delle reali risultanze probatorie e delle conclamate violazioni del diritto di difendersi». Lo hanno affermato in una dichiarazione congiunta i difensori di Berlusconi Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo che hanno definito la sentenza della Cassazione depositata oggi «una decisione del tutto fuorviante e totalmente sconnessa dalla realtà dei fatti».

DECISIONE FUORVIANTE - I motivi dei ricorsi vengono definiti in diritto «infondati» o «privi di pregio». Quella della Cassazione, hanno sostenuto i tre avvocati di Berlusconi «è quindi una decisione del tutto fuorviante e totalmente sconnessa dalla realtà dei fatti. Trattandosi poi di una decisione della Corte di Cassazione, la sentenza è ancora più deludente sul piano strettamente giuridico nella misura in cui non ha dato ragionevoli risposte agli argomenti proposti dalla difesa a dimostrazione della impossibilità di configurazione in punto di diritto del reato contestato al presidente Berlusconi».

NESSUN RUOLO IN MEDIASET - «Mai - hanno argomentato i legali del leader del Pdl - il presidente Berlusconi ha avuto incarichi in Mediaset. Mai il presidente Berlusconi si è occupato degli acquisti dei diritti televisivi. Mai il presidente Berlusconi si è occupato degli organigrammi societari che fra l'altro sono continuamente cambiati nel corso degli anni. Mai il presidente Berlusconi ha avuto alcun ruolo nelle denuncie dei redditi o nelle scelte operative in particolare quelle finanziarie».

«Si ricordi fra l'altro che la contestata evasione fiscale è pari a poco più dell'1 per cento delle imposte pagate che negli anni oggetto di contestazione hanno superato i 560 milioni di euro. Tutti i testimoni, nessuno escluso, hanno confermato tali situazioni, soprattutto dopo la discesa in politica del presidente Berlusconi nel 1994».

MAI FONDI NERI - Secondo la difesa dell'ex premier «nessun fondo estero è mai stato rinvenuto, né poteva esserlo perché mai vi è stato. Tutti i denari derivanti dalle plusvalenze sui diritti televisivi rimanevano in capo ad Agrama e agli altri operatori del settore e ciò risulta dagli atti. Così come risulta che Agrama pagasse sistematicamente i dirigenti del settore acquisti dei diritti di Mediaset. Ciò avveniva ovviamente senza che alcunché di ciò fosse noto alla dirigenza o al presidente Berlusconi. Del resto se il presidente Berlusconi fosse stato socio occulto di Agrama mai avrebbe consentito che questi pagasse i dirigenti Mediaset a cui sarebbe stato sufficiente una precisa indicazione per convincerli agli acquisti».

L'ITER GIUDIZIARIO - Adesso le motivazioni della Cassazione arriveranno a Milano dove una diversa sezione della corte d'Appello, la terza, dovrà fissare un processo bis ma al solo scopo di quantificare l'interdizione dai pubblici uffici che non può essere di 5 anni ma deve essere compresa stando ai giudici di legittimità tra 1 e 3 anni. Il processo dovrebbe essere celebrato tra la fine di settembre e i primi di ottobre in una sola udienza. Poi gli atti torneranno in Cassazione per la decisione definitiva sull'interdizione.