18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Centrodestra | Ineleggibilità Berlusconi

Il Cavaliere ai suoi: «zitti ci manipolano»

Il leader degli azzurri: «Le forzature e strumentalizzazioni portate degli organi d'informazione impongono il silenzio». Cicchitto: «Grazia pacificatrice», Carfagna: «Sindrome Piazzale Loreto», Capezzone: «Epifani vuole scontro»

ROMA - La maggior parte dei leader politici è tornata ad affrontare la questione «agibilità politica» di Silvio Berlusconi. Lui stesso ha dovuto richiamare i suoi al silenzio stampa, dopo le «forzature e le strumentalizzazioni» portate avanti dagli organi d'informazione. Nel suo partito la discussione si divide fra le opzioni ancora percorribili, la coesione interna e le repliche al segretario del Partito democratico (Pd).

Fabrizio Cicchitto ha posto l'accento sulla tenuta del governo e su possibili soluzioni come l'atto di Grazia; in molti hanno smentito spaccature interne; altri hanno attaccato il segretario del Pd Guglielmo Epifani. Poi il richiamo del Cavaliere, «Le nostre posizioni vengono sempre manipolate, silenzio stampa».

BERLUSCONI, TUTTI ZITTI - Silvio Berlusconi ha preso carta e penna per imporre il silenzio stampa agli esponenti del Pdl, così da rispondere alla «manipolazione continua» delle loro dichiarazioni «da parte degli organi di comunicazione».

Con una dichiarazione scritta, il Cavaliere ha spiegato: «In questa situazione di difficoltà per il nostro Paese e di confronto tra le forze politiche, il dibattito all'interno del Popolo della Libertà, che nasce come chiaro segnale di democrazia, viene sempre più spesso alimentato, forzato e strumentalizzato dagli organi di stampa». A giudizio di Berlusconi, «la passione e l'impegno generoso dei nostri dirigenti e dei nostri militanti, anche negli ultimi giorni, vengono riportati e descritti a tinte forti, quasi fossero sintomi di divisione e di contrasto».

Perciò, ha concluso il Cavaliere: «invito tutti a non fornire con dichiarazioni e interviste altre occasioni a questa manipolazione continua che alimenta le polemiche e nuoce a quella coesione interna, attorno ai nostri ideali e ai nostri valori, che è sempre stata ed è il tratto distintivo del nostro movimento».

LA GRAZIA PACIFICATRCIE - Prima del richiamo al silenzio del leader del Pdl, il deputato Fabrizio Cicchitto intervistato dalla Stampa ha detto: «Quello in carica doveva essere un governo che aveva alle spalle un retroterra fondato sulla cosiddetta pacificazione. Il bombardamento giudiziario e quindi mediatico contro Berlusconi ha largamente minato questo proposito».

A giudizio dell'ex capogruppo azzurro alla Camera, però la soluzione ci sarebbe: «Se il capo dello Stato intervenisse con un atto di grazia quale la commutazione della pena, allora questo obiettivo della pacificazione verrebbe recuperato».

PARTITO COMPATTO - «Ma quale rogo? Il partito è coeso. Falchi e colombe sono due eterne categorie dello spirito. Se per questo anche io sono un falco. Un falco buono, però, di buon carattere».

Parole di Renato Brunetta, che ha continuato: «Chi spera in una spaccatura del Pdl sbaglia di grosso. E lo dico non solo per la stima verso i colleghi ma anche per ragioni di calcolo. Oggi abbiamo 97 deputati e 91 senatori. I sondaggi ci danno intorno al 30 per cento, in crescita rispetto alle elezioni di febbraio. Prima o poi si andrà a votare, magari molto presto, magari no. Ipotizziamo che si torni alle urne con la stessa legge elettorale: se vinciamo triplichiamo il numero dei deputati e raddoppiamo quello dei senatori. Ma anche se perdiamo avremo più posti da parlamentare rispetto a quelli di adesso», ha concluso Brunetta.

Il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani invece, ha accusato Repubblica di aver raccontato in modo arbitrario le sue posizioni sul partito: «Anche oggi il quotidiano Repubblica ricostruisce in modo del tutto fantasioso e sconnesso dalla realtà il mio intervento alla riunione di Arcore di sabato scorso. Non ho mai manifestato - ha affermato - preoccupazioni sulla tenuta del gruppo del Pdl al Senato perché mai alcun senatore ha manifestato sofferenza o perplessità sulla linea politico-parlamentare. Le illazioni riportate sono quindi destituite di fondamento mentre è noto a tutti che i senatori eletti nel Pdl sono tutti legati al presidente Berlusconi da forti vincoli di amicizia personale oltre che di assoluta vicinanza politica».

Sugli umori interni al Pdl ha preso la parola anche l'eurodeputata Lara Comi, che ad Agorà estate di Rai3 ha detto: «Il messaggio forte che tutti noi abbiamo comunicato a Berlusconi è una solidarietà nei suoi confronti e una vicinanza che permette di legare anche un aspetto di unione del Pdl. A me non piace effettuare una distinzione tra falchi e colombe: stiamo tirando fuori l'intera fauna, sembra di stare in uno zoo. Ci sono solo opinioni diverse, legittime all'interno di un partito».

Poi anche Osvaldo Napoli ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito alla battaglia, «per fortuna solo cartacea», tra falchi e colombe che si combatte nel Pdl. L'esponente del Pdl ha osservato: «La vera sfida alla quale nessuno di noi ha finora saputo trovare un risposta è che Berlusconi risulta indispensabile ovunque verrà a trovarsi da qui a un mese: ad Arcore agli arresti domiciliari, o in galera o ai servizi sociali. Senza di lui, né falchi né colombe potrebbero fare un solo volteggio nei cieli della politica».

BASTA AI DIVI - Secondo la sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali Jole Santelli, intervistata a Klauscondicio, le spaccature interne ci sono eccome: «Dico basta alla corrente dei divi e delle dive, fare politica vuol dire rimboccarsi le maniche, impegnarsi per il partito sul territorio, non dichiarare ai giornali e stare in televisione. Per cui, raccogliendo la provocazione dei vostri ascoltatori, dico basta alla corrente dei divi e delle dive. Troppi sciacalli - ha osservato - attorniano il presidente Berlusconi che vive un momento di difficoltà. Certo, molti di quelli che gli stanno vicini gli vogliono bene ma in una fase di comprensibile fragilità, chi gli vuol bene deve salvaguardarlo e non giocarci».

BARATRO DI ILLEGALITÀ - Per Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato (Pdl) non è il Cavaliere a correre rischi, ma l'intero Paese: «la questione dell'estromissione dal Senato di Berlusconi attraverso norme in sostanziale contrasto con i principi costituzionali. Il Pd rifletta e faccia gli interessi del diritto e della democrazia a partire dalla Giunta in Senato. Una decisione frutto di forzature e colpi di mano precipiterebbe l'Italia in un baratro di illegalità dalle conseguenze gravissime. Restiamo convinti, conclude la nota di Gasaprri, che la stabilità e la governabilità del nostro paese dipende anche dal riconoscimento di questa verità».

SINDROME PIAZZALE LORETO - Alcuni esponenti del Pdl hanno voluto replicare al segretario del Pd, che ha respinto ogni ipotesi di 'soluzione' sul caso Berlusconi.

Durissima la portavoce del gruppo Pdl alla Camera dei deputati, Mara Carfagna, che sul suo blog ha scritto: «Sono passati ormai quasi 70 anni e gli eredi del Partito comunista italiano soffrono sempre della sindrome da Piazzale Loreto. Non si fa fuori un leader sulla base di una sentenza controversa. Non si fa fuori un leader sulla base di una applicazione discutibile (da esperti) di una legge. Chi lo fa, lo fa solo per eliminare Silvio Berlusconi. E lo fa in chiave di interesse di parte e di partito. Il gioco è chiaro e antico. Lo conosciamo bene».

Carfagna ha poi aggiunto, «Se impedire al leader del Pdl, attraverso una forzatura interpretativa di una legge controversa l'esercizio delle proprie prerogative di Parlamentare della Repubblica e di leader del centrodestra non è una 'questione democratica', allora Guglielmo Epifani spieghi cosa intende per democrazia. Non bastano - ha proseguito - le semplici espressioni di carattere morale, come quel 'è giusto così', per giustificare certe scelte che segneranno in maniera indelebile il destino della legislatura e, purtroppo, ancora una volta, il corso della storia del nostro Paese».

EPIFANI VUOLE LO SCONTRO - Contro Epifani anche il vicepresidente dei senatori del Pdl, Giuseppe Esposito: «Non comprendo perché Epifani, che non ha alcuna esperienza in tema di giustizia, continua ad ostinarsi ottusamente contro il Cavaliere, ha scritto in una nota il vicepresidente del Copasir».

Più moderata nei toni la nota di Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze della Camera e coordinatore dei dipartimenti del Pdl: «Guglielmo Epifani è un uomo razionale, che sa scegliere le parole. Se dice quello che dice (e se lo dice come lo dice...) nella sua intervista odierna, è evidente che lui e il suo partito vogliono la rottura e hanno scelto la strada della provocazione aperta. Tutto appare sempre più chiaro».

Parole più dure da Paolo Sisto (Pdl) intervenuto ad Agorà estate, su Rai Tre: «La crisi la apre il Pd, perché se illegittimamente espelle dal campo un giocatore senza che abbia commesso fallo è evidente che compie un gesto di cui si assume la responsabilità politica. Se il Pd butta fuori Berlusconi senza averne titolo è un gesto politico di gravità inaudita. Che il Pd, anziché pensare al Congresso, pensi al Paese e si comporti conseguentemente».

Anna Maria Bernini, senatrice e portavoce vicario del Pdl ha scritto una nota polemica: «Il Pd parla con lingua biforcuta o, meglio, parla due lingue diverse. Quella competente e ragionevole di Luciano Violante, che sul Corriere della Sera ammette fra l'altro la possibilità per la Giunta di portare la retroattività delle legge Severino sul caso Berlusconi davanti alla Corte Costituzionale, e quella sprezzante e irresponsabile del segretario Guglielmo Epifani, che afferma su Repubblica il contrario e sposa la linea del pregiudizio».

BENE VIOLANTE - Più conciliante invece Mariastella Gelmini, vice-capogruppo vicario del Pdl alla Camera, che in una nota ha apprezzato le parole di Violante (Un ricorso a Corte Costituzionale non sarebbe dilatorio): «L'intervista del presidente Violante al Corriere rappresenta una prima autorevole apertura al dibattito sulla decisione della Giunta; dibattito che i falchi del Pd avevano fin qui respinto come una perdita di tempo». Per la Gelimini l'affermazione di Violante del diritto alla difesa come principio di legalità «rappresenta un ritorno alla strada fin qui smarrita di un garantismo giuridico su cui fondare una visione comune e riformata dell'idea di giustizia».

L'ex ministro dell'Istruzione ha concluso: «Vanno apprezzati anche i riferimenti alla giustizia europea: la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo offre una tutela a carattere generale in tutti i casi di violazione da parte dei giudici delle regole fondamentali in materia di giusto processo».