Il PD si spacca sulla decadenza del Cavaliere
I futuro da senatore del leader del Pdl la fa da padrone nel dibattito politico italiano. Per il Movimento 5 stelle (M5s) è ora di «dire basta alle pantomime». Fra i Democratici Fassina chiede basta anti-berlusconismo, altri la decadenza dell'ex premier
ROMA - Come da molti giorni a questa parte il futuro da senatore di Silvio Berlusconi la fa da padrone nel dibattito politico italiano. Per il Movimento 5 stelle (M5s) è ora di «dire basta alle pantomime» di Partito democratico (Pd) e Popolo della libertà (Pdl). Tranchante anche Scelta civica e Scelta Civia: «Nessuna strada per salvare Berlusconi». Inviti a una serena riflessione invece da parte di due ministri D'Alia, per «il buon senso» e Mauro, favorevole all'amnistia. Se il Pdl si mostra compattezza intorno al proprio leader, emergono posizioni divergenti nel Pd.
PD DIVISO - Nel Pd sono emersi diversi punti di vista, con chi ha attaccato frontalmente il Pdl e chi ha chiesto di dire basta con l'anti-berlusconismo.
BASTA ANTIBERLUSCONISMO - Il più conciliante è stato Stefano Fassina, vice ministro dell'Economia, che in un'intervista al quotidiano Avvenire ha mostrato comprensione per i travagli del Pdl: «Non voglio la rottura, non voglio lo scontro. E non ho mai pensato a Silvio Berlusconi come un nemico. Non ho gioito ascoltando la sentenza di condanna e non ha gioito il Pd. Non c'è ostilità, non c'è odio, c'è invece rispetto per la sofferenza politica di un partito e del suo leader».
Quanto al voto sulla decadenza, ha spiegato, «non c'è un pregiudizio. C'è, invece, la volontà di affrontare questo passaggio senza astio, senza spirito di vendetta. La condanna di Berlusconi è stato un fatto negativo non solo per Berlusconi e per il Pdl, ma per tutto il sistema politico».
Per Fassina la «vicenda giudiziaria di Berlusconi è un problema politico, ma non può essere scaricato sulle istituzioni, sul governo, sul Parlamento, sulla Presidenza della Repubblica. Il Pdl deve riuscire a risolverlo al proprio interno. Soltanto così può fare l'interesse generale del Paese. Ha la forza per riuscire, ha le risorse politiche e umane per trovare la soluzione... In questi mesi di governo ho lavorato con il Pdl e ho visto una classe dirigente di prima qualità. Sono convinto di quello che dico. E sono convinto che il governo Letta è l'occasione per far crescere un bipolarismo efficace. Per loro per superare il partito personale. Per noi per dire basta a un anti-berlusconisno di cui per troppo tempo si è servita un pezzo di sinistra».
I FALCHI - Le parole di Fassina non sono piaciute al suo collega di partito Antonio Boccuzzi: «Non è anti-berlusconismo: si tratta solo di rispetto delle regole della democrazia. Non è questione di quanti voti abbia preso il Pd, di quanti ne abbia preso il Pdl. Condivido il ragionamento di molti colleghi di partito sul fatto che la decadenza di Berlusconi sia un atto dovuto». Per Boccuzzi, «non votandola il PD forse non si giocherà l'anima, ma la faccia di sicuro».
Secondo il deputato «l'alleanza con il PdL è una medicina amara da inghiottire per il bene del Paese, ma non può venire prima di tutto, prima dei principii su cui si fonda non solo il Pd, ma la democrazia e lo stato di diritto. Le sentenze definitive si rispettano e si applicano, con tutte le conseguenze del caso. Punto. A qualunque costo. Anche se ciò può significare la fine di questo Governo».
Boccuzzi ha continuato spiegando: «I voti che ha preso Berlusconi non possono condizionare il voto sulla decadenza. L'ex premier e il vicepremier Alfano se ne facciano una ragione. E ci lascino lavorare per concludere il complesso e delicato percorso di riforme intrapreso in questa legislatura, evitando una crisi costosissima e dolorosa altrimenti si vada a votare. Meglio, molto meglio con una nuova legge elettorale, ma altrimenti anche subito. Il PD non ha paura di perdere. Il PD non ha paura di governare da solo».
D'ALEMA: SIAMO ALLA RESA DEI CONTI - Stessa linea per Davide Zoggia, responsabile organizzazione del Pd, intervistato da Sky Tg24, ha attaccato il partito del Cavaliere: «Il Pdl non può chiedere al Pd di risolvere una questione che per noi non è risolvibile: viene prima la Costituzione che dice che la legge è uguale per tutti - ha spiegato Zoggia -. Non si baratta la vita del governo con questo principio. Non continuino a buttare la palla nel campo del partito democratico. Noi non vogliamo infierire ma va tenuta separata la vicenda di Berlusconi da quella del governo».
Anche Massimo D'Alema ha speso qualche parola sul caso Berlusconi: «Berlusconi non ha altre vie d'uscita che quella di accettare la sentenza e quindi la condanna. Andrà ai domiciliari e poi ai servizi sociali. Siamo alla resa dei conti, al redde rationem e non per un complotto planetario ma per i reati che ha commesso». Come riportato in un articolo del Fatto Quotidiano, D'Alema ha scherzato, consigliando al Cavaliere di dimettersi: «Dovrebbe dimettersi. E prima o poi lo farà. In effetti potrà continuare a fare politica anche al di fuori dal Parlamento, come insegna Grillo. Grillo non è in Parlamento non perché non vuole ma perché non può. E' un pregiudicato per un reato odioso, omicidio colposo. Quindi Berlusconi anche come pregiudicato arriva come secondo».
ha concluso.
M5S, BASTA PANTOMIME - «Basta con le pantomime di Pdl e Pd sulla decadenza di Berlusconi. E' ora che si ristabilisca e riaffermi con forza lo Stato di diritto e l'applicazione delle leggi. Il voto sulla decadenza del pregiudicato Silvio Berlusconi è una mera formalità e presa d'atto per applicare la legge Severino e la sentenza definitiva che lo fa decadere da parlamentare e lo ha già reso incandidabile per i prossimi sei anni. Si dica la verità al Paese e la si finisca con questa pantomima». Questa la nota Maurizio Buccarella, senatore del Movimento cinque stelle e vice presidente della commissione Giustizia.
I MINISTRI – Il ministro per la Pubblica amministrazione, Gianpiero D'Alia, ha richiamato tutti al buon senso. «E' evidente che la questione dell'agibilità politica dei parlamentari e il dibattito sul ricorso alla Corte Costituzionale per l'applicazione della legge Severino a proposito della condanna di Silvio Berlusconi va affrontata con serietà e buon senso». Ha scritto in una nota il ministro.
«Anche alla luce dei pareri degli autorevoli costituzionalisti che si sono espressi in questi giorni, è necessario - ha osservato -che il passaggio in Giunta per le elezioni del Senato non si riduca a un semplice atto formale. Serve un rigoroso approfondimento tecnico e giuridico della vicenda senza giudizi sommari o preconcetti politici», ha concluso D'Alia.
«Propongo - ha spiegato il ministro della Difesa Mario Mauro - un atto di realismo. Occorre ripristinare il senso dello stare insieme, che non è nelle corde naturali del centrodestra e del centrosinistra, è evidente, ma è qualcosa cui si è obbligati per le circostanze che il paese sta vivendo. Sarebbe la premessa sulla quale far germogliare una armonia, requisito indispensabile per parlare di giustizia, e arrivare a un atto di clemenza di iniziativa delle camere, cioè un'amnistia». Il ministro ha poi aggiunto nell'intervista a IlSussidiario.net: «Questa, e lo dico a titolo personale, è l'unica alternativa reale a un confronto politico immaginato per troppo tempo senza esclusione di colpi. Da una parte e dall'altra».
Nella vicenda di Silvio Berlusconi e del voto sulla sua decadenza «occorre operare una netta divisione tra piano giuridico e piano politico, ha continuato Mauro. Ciò significa che il Senato non è il quarto grado di giudizio del percorso giudiziario di Silvio Berlusconi. Il Senato ha il compito di applicare la legge Severino - che tra l'altro è una buona legge -, il cui esito certo è la decadenza di Berlusconi».
PDL GRANITICO - Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi ha apprezzato le parole dei ministri intervenuti sull'argomento: «Se due membri autorevoli del governo, come Mario Mauro e Anna Maria Cancellieri, affrontano con serietà e lungimiranza il problema dell'amnistia, ciò ha un valore che non può essere eluso, sottovalutato o accantonato da chi ha a cuore le sorti dell'Italia».
Bondi ha indicato una via per uscire dell'impasse: «Commutando la pena in sanzione pecuniaria» il Quirinale può restituire a Silvio Berlusconi l'agibilità politica. Il coordinatore, in una intervista a Repubblica, ha spiegato che nel Pd e nello stesso Letta devono prevalere «buonsenso e acume politico» per evitare che il governo venga messo in crisi. Trasferire automaticamente una decisione della magistratura sul piano politico significa rinunciare anche a quel residuo di autonomia del Parlamento e del potere politico sopravvissuto.
Quanto al Capo dello Stato «ha delle prerogative che può esercitare nella massima autonomia e insindacabilità. Sta nella sua saggezza politica la possibilità di esercitare questo potere nell'interesse dell'Italia». Il Pd, d'altro canto, deve capire «di essere davanti ad un problema storico, politico e morale di prima grandezza che si risolve solo con un atto politico che sappia scongiurare i rischi per la tenuta della nostra coesione e del nostro sistema politico», ha concluso Bondi.
«Il Partito democratico è sotto congresso. Tutti, ma proprio tutti, devono fare la faccia feroce su Berlusconi per non essere spiazzati all'interno del dibattito congressuale». E' iniziata così l'intervista di Radio anch'io su Radio1 a Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati.
«Senza sentire ragioni, senza aspettare il contenuto delle motivazioni della sentenza. Abbiamo visto che i capigruppo di Camera e Senato sanno già come andrà a finire: decadenza, decadenza, decadenza - ha continuato Brunetta -. Da questo punto di vista non c'è più niente da fare, bisogna allargare le braccia e dire: questa è una posizione politica, una pregiudiziale politica, che non fa altro che aprire la crisi ad opera del Partito democratico. Prendiamo atto che se così sarà, speriamo di no, il Pd aprirà la crisi, e con la crisi ne subirà tutte le conseguenze».
Noi, ha aggiunto Brunetta: «Chiediamo al Pd di votare secondo coscienza democratica, secondo coscienza giuridico legale. La Giunta per le elezioni è il baluardo della libertà parlamentare, qui non si tratta della posizione di Berlusconi, ma la libertà e l'equilibrio dei poteri, la libertà del Parlamento. E' un gioco, una partita, molto più ampia rispetto al destino di Silvio Berlusconi. Se il Pd usa il Parlamento per far fuori un proprio avversario politico, con cui tra l'altro, paradossalmente, è al governo, alla fine ne va della nostra democrazia».
Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha sottolineato a margine di un incontro al Meeting di Cl a Rimini: «Sulla decadenza a senatore di Silvio Berlusconi non facciamo ricatti al Pd ma chiediamo di guardare le carte nel merito. Siamo sicuri - ha aggiunto l'esponente del Pdl - che non potrà che votare contro la decadenza di Berlusconi».
IIl vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri invece ha risposto a muso duro al collega del Pd, Zoggia: «Oggi Zoggia aveva affermato che il Pdl insiste nel cercare dal Pd ciò che non può ottenere, perché è contro la legge. E' ora di dire basta. E di finirla anche con i continui ripescaggi dell'idea di amnistia per salvare Berlusconi. Sta diventando una storia indecente, oltre che imbarazzante per coloro che avanzano queste proposte. Il linguaggio di Zoggia è intollerabile. Così si avvelena la vita democratica dell'Italia, si alimenta il caos, si da luogo a una vera e propria campagna di odio che può alimentare violenze. Denunciamo questa condotta irresponsabile che non può essere ignorata da chiunque a qualsiasi livello abbia ruoli di responsabilità».
SCELTA CIVICA, NESSUN SALVATAGGIO - «Mi pare che da parte del Pdl ci sia quasi la richiesta di un Berlusconi sciolto dalle leggi. Io credo che bisognerebbe fare un salto di qualità verso la normalità che c'è in tutto il mondo quando viene coinvolto un leader politico in un fatto che prefigura anche una fattispecie penale. Non vedo strade per 'salvare' Berlusconi». Lo ha dichiarato Gianluca Susta, presidente dei senatori di Scelta Civica, intervenendo a Radio anch'io.
«Io sono decisamente contrario ad altri indulti e amnistie, ha detto Susta. Non dimentichiamo che Berlusconi è stato condannato a quattro anni e gode dell'indulto ultimo di tre anni. Il problema non riguarda la condanna quanto l'interdizione dai pubblici uffici, quindi l'incandidabilità o la decadenza dall'ufficio di senatore o di qualunque altro ufficio pubblico. È altra cosa rispetto all'amnistia».
In Scelta civica, ha aggiunto, «differenze sostanziali non ne vedo. Se ci sono necessità di approfondimenti, facciamoli, ha detto Lorenzo Dellai. Io non vedo maggiori assicurazioni di quelle già previste e definite in Giunta per le elezioni. È un percorso garantista, rispettoso della legge; lo definirei anche prudente; richiederà alcune settimane e darà a Berlusconi la possibilità di potersi difendere. Quindi non capisco quali altri approfondimenti servano».
FRATELLI D'ITALIA, NO AMNISTIA - «Dopo due provvedimenti svuotacarceri approvati dalla maggioranza Pd-PdL ora si parla di amnistia. La sicurezza dei cittadini non può essere sacrificata per le inefficienze e delle incapacità del governo Letta, sia che si parli di sovraffollamento delle carceri sia si volesse trovare una via d'uscita alla condanna di Berlusconi. Fratelli d'Italia era e resta contro le amnistie». E' quanto ha scritto in una nota il vice-capogruppo di Fratelli d'Italia, Fabio Rampelli.
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