31 luglio 2025
Aggiornato 23:00
Giustizia | Processo Mediaset

«Berlusconi condannato perchè sapeva», bufera sul Presidente della Corte di Cassazione

E' bufera sul giudice Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che giovedì scorso ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi nel processo per i diritti tv Mediaset. L'ira del PDL: «Ministro intervenga»

ROMA - E' bufera sul giudice Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che giovedì scorso ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi nel processo per i diritti tv Mediaset. E' stato «condannato perchè sapeva, non perché non poteva non sapere», le sue parole che 'Il Mattino' stamattina riportava in prima pagina. Parzialmente rettificate dopo qualche ora, ma confermate dal direttore del quotidiano napoletano. E subito si è scatenata l'ira del Pdl, tra richieste di interventi disciplinari e sospetti sulla ricerca di «visibilità» da parte del giudice.

ESPOSITO: BERLUSCONI SAPEVA - «Non poteva non sapere? Potrebbe essere - sono le parole di Esposito riportate nell'intervista - un'argomentazione logica ma non può diventare principio alla base della sentenza». E ancora: «Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente, il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere perché Tizio, Caio o Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. È un po' diverso dal non poteva non sapere».
Un passaggio che il giudice ha definito però 'completamente inventato', negando in una nota anche «di aver pronunziato, nel colloquio avuto con il cronista - rigorosamente circoscritto a temi generali e mai attinenti alla sentenza, debitamente documentato e trascritto dallo stesso cronista e da me approvato - le espressioni riportate virgolettate: 'Berlusconi condannato perché sapeva non perché non poteva non sapere'».

INTERVISTA LETTERALE - «Posso assicurare voi e i miei lettori - ha ribattuto il direttore del Mattino Barbano - che l'intervista è letterale, cioè sono stati riportati integralmente il testo, le parole e le frasi pronunciate dal presidente di cui ovviamente abbiamo prova. Posso immaginare che il Presidente della Cassazione abbia valutato a posteriori che, in qualche modo, spiegare le motivazioni della condanna prima di averla emessa, possa avere per lui un ritorno non positivo - ha aggiunto - Però non è una colpa da attribuire ai giornalisti ma alla responsabilità e alla maturità di chi parla».
Nell'intervista Esposito ha difeso poi l'operato della Corte da lui presieduta: «Nessuna fretta nel processo. Abbiamo solo attuato un doveroso principio della Cassazione, quello di salvare i processi che rischiano di finire in prescrizione. Abbiamo deciso con grande serenità». E quanto alle polemiche nei suoi confronti, ha tagliato corto: «La mia tutela avverrà nelle sedi competenti».

L'IRA DEL PDL - Intanto, dal Pdl è partito il fuoco di fila. Ha attaccato il coordinatore del partito Sandro Bondi: «E' normale - si è chiesto - che il giudice Esposito entri nel merito della sentenza della Cassazione con un'intervista rilasciata a un quotidiano nazionale? È questo il nuovo stile dei giudici della Cassazione? Io credevo che i giudici parlassero attraverso le sentenze, anche se controverse, e che i magistrati fossero 'la bocca della legge'. Ma vuol dire che mi sbaglio». Mentre Luca d'Alessandro, segretario della commissione Giustizia della Camera, ha invoca un'azione disciplinare: «Al di là dei contenuti, risibili e assai discutibili, l'intervista dell'ineffabile presidente della sezione feriale della Cassazione, Antonio Esposito, è gravissima. Auspichiamo che il ministro della Giustizia promuova un'azione disciplinare e prenda immediati provvedimenti nei confronti del giudice Esposito». «Anticipare le sentenze in forma pubblica, attraverso un'intervista ad un organo di informazione nazionale, appare più come un modo per ottenere visibilità per chissà quale scopo futuro», ha chiosato la portavoce dei deputati Pdl Mara Carfagna.