1 maggio 2024
Aggiornato 23:00
Giustizia | Processo Mediaset

Coppi come Bartali: «E' tutto sbagliato, è tutto da rifare»

L'intervento dell'avvocato Franco Coppi davanti ai giudici della Cassazione per il processo sui diritti tv Mediaset, dove si gioca partendo da una condanna a 4 anni di Silvio Berlusconi, sembra seguire lo schema di quanto veniva affermato dall'indimenticato campione di ciclismo

ROMA - E' tutto sbagliato, è tutto da rifare. L'intervento dell'avvocato Franco Coppi davanti ai giudici della Cassazione per il processo sui diritti tv Mediaset, dove si gioca partendo da una condanna a 4 anni di Silvio Berlusconi, sembra seguire lo schema di quanto veniva affermato dall'indimenticato campione di ciclismo Gino Bartali, avversario del quasi omonimo del penalista. All'inizio del suo intervento il legale che viene considerato a ragione uno dei principi del foro italiani dice d'un fiato: «Questo palazzo ha mura solide, ha la capacità di respingere tutto ciò che non ha a che fare con il processo». E poi aggiunge che «l'unico punto che ho condiviso dell'intervento del pg è che devono rimanere fuori da questa aula urla scomposte e passioni che nulla hanno a che fare con il processo. Un illustre criminalista diceva che quando la politica varca le porte del tempio, la giustizia fugge dalla finestra».

La conclusione, dopo quasi 120 minuti ininterrotti di interrogativi disseminati lungo i 94 motivi di ricorso alla Suprema corte, è netta: «Annullare la sentenza impugnata e assolvere il dottor Berlusconi». In «subordine» - si lascia quasi scappare Coppi, ammettendo «forse ho un animo da pubblico ministero» - se non dovesse venir condivisa la tesi difensiva secondo cui i fatti contestati a Berlusconi nel processo Mediaset non hanno «rilevanza penale», allora il reato di frode fiscale andrebbe derubricato in quello di false fatturazioni. A quel punto bisognerebbe rimandare tutto alla corte d'appello di Milano per un secondo grado-bis in cui la mannaia della prescrizione si abbatterebbe entro il prossimo anno. Perché il reato di false fatturazioni prevede una pena più bassa rispetto a quello di frode fiscale e, dunque, anche termini di prescrizione ridotti.

Coppi comunque non manca di sottolineare: «Berlusconi dal 93-94 non si occupa più delle sue aziende, in modo diretto, preordinando strategie fiscali. Il solo rimando nella sentenza che secondo noi è da annullare è al fatto che lui possa essere beneficiario dell'attività di false fatturazioni che sarebbe stata compiuta. Ma a questa domanda il gup di Roma e quello di Milano, per i filoni Mediatrade, hanno assolto Berlusconi e chiarito che le società coinvolte hanno effettivamente operato sul mercato dei diritti televisivi e non sono scatole vuote come invece vuol far ritenere l'accusa».

All'avvio il penalista aveva fatto riferimento alla grande attenzione dei media e dell'opinione pubblica. ««Di fronte alla caciara a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi - aveva detto - con interviste, affermazioni e valutazioni, abbiamo deciso di non chiedere il rinvio di questa udienza, ritenendo che invece era opportuno celebrare il processo nella data fissata con serenità e senza altre preoccupazioni». Anche se il rinvio «avevamo pensato di chiederlo solo per avere qualche giorno in più per preparare memorie e motivi nuovi».