19 aprile 2024
Aggiornato 14:30
La formazione del Governo

Napolitano, Bersani e i «numeri certi»

Il Capo dello Stato non ha nascosto che la soluzione al problema del governo «sarà difficile» e anche per questo la formula con cui ha chiamato il leader del Pd al Colle riassume esattamente l'originalità della fase politica che non consente alla coalizione che ha raggiunto la maggioranza dei voti alla Camera di assicurarsi gli stessi numeri al Senato

ROMA - Giorgio Napolitano ha affidato il preincarico per la formazione del governo a Pier Luigi Bersani. Il presidente della Repubblica ha motivato con un articolato discorso la sua decisione sottolineando che si apre «una fase decisiva» per la formazione di un nuovo governo e aggiungendo che però quello di ieri è soltanto «un primo passo» verso l'obiettivo fondamentale di «dare al più presto un governo al paese e far partire l'attività legislativa».

SOLUZIONE DIFFICILE - Il capo dello Stato non ha nascosto che la soluzione al problema del governo «sarà difficile» e anche per questo la formula con cui ha chiamato il leader del Pd al Colle riassume esattamente l'originalità della fase politica che non consente alla coalizione che ha raggiunto la maggioranza dei voti alla Camera di assicurarsi gli stessi numeri al Senato: «Ho conferito a Bersani l'incarico di verificare l'esistenza di un sostegno parlamentare certo, tale da consentire la formazione di un governo». Ossia non un incarico vero e proprio ma, come lo definiscono, al Colle un preincarico.

LA PRASSI COSTITUZIONALE - Napolitano ha cercato nella prassi costituzionale un precedente che si adattasse alla situazione di «assenza di risolutivi risultati elettorali» e l'ha trovata nella crisi del governo Prodi del 1998 quando al professore venne affidato un preincarico che poi dovette restituire e successivamente a Massimo D'Alema (sempre con un preincarico) il quale, grazie al sostegno del neonato gruppo facente capo a Francesco Cossiga, l'Udr, riuscì a garantire la fiducia al governo in entrambe le Camere. Certo il precedente non è di buon augurio se si guarda al fallimento di Prodi ma D'Alema invece riuscì a reggere per un anno a palazzo Chigi. Bersani ha ora qualche giorno di tempo, probabilmente fino a mercoledì, per consultare le forze politiche e sociali per assicurarsi un sostegno parlamentare certo.

SERVE UNA MAGGIORANZA CERTA - Come aveva già fatto sapere ai gruppi parlamentari ricevuti nelle consultazioni, infatti, per il Presidente della Repubblica è essenziale che Bersani garantisca di avere la maggioranza in entrambe le Camere e dunque quando tra qualche giorno risalirà al Colle per riferire dei colloqui avuti dovrà dimostrare di avere i numeri e per farlo, viene spiegato, serviranno dichiarazioni ufficiali da parte delle forze rappresentate in parlamento. Posizioni che forse non dovranno necessariamente essere favorevoli alla fiducia ma anche eventualmente di astensione, o meglio di uscita dall'Aula nel caso del Senato dove l'astensione vale come voto contrario. I precedenti del resto permettono a un governo di partire anche senza la maggioranza assoluta, ci sono già stati governi di minoranza come quello del '76 durato un anno e mezzo. Una non ostilità da parte del Pdl o magari del M5S potrebbe permettere a Bersani di arrivare a palazzo Chigi dunque. Con il Pdl però le cose sono più complesse visto che il Pd finora ha escluso categoricamente l'ipotesi di larghe intese con il Cavaliere. Il quale ieri sera ha ribadito che senza di lui non c'è nessuna maggioranza. Anche i grillini peraltro hanno ribadito che non daranno la fiducia al governo Bersani.

IPOTESI LARGE INTESE - La chiave del futuro governo potrebbe essere quell'auspicio ribadito anche ieri da Napolitano di assumere un atteggiamento comune di responsabilità istituzionale sulle riforme e sui temi di interesse generale del paese. Il capo dello Stato ha spiegato che, pur in presenza di una «difficoltà a procedere verso una larga coalizione, si sono già realizzate importanti convergenze su scelte di interesse generale, come avvenuto sulla riforma dell'articolo 81 della Costituzione», e lo stesso potrebbe avvenire in futuro su scelte relative alla «riforma del sistema politico-costituzionale, agli impegni di politica europea, internazionale e di sicurezza». «Insisto sulla necessità di larghe intese di quella natura - ha infatti detto Napolitano - a complemento del processo di formazione del governo che potrebbe concludersi anche entro ambiti più caratterizzati e ristretti». Serve un «forte spirito di coesione nazionale», ha ribadito anche stasera il capo dello Stato.