20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Verso le Consultazioni

Brunetta: «Proposta Bersani è incostituzionale»

Il coordinatore del PDL: «L'ipotesi che il capo dello Stato nomini un governo senza avere la ragionevole convinzione che esso sia in grado di ottenere la fiducia, costituirebbe una grave scorrettezza costituzionalea»

MILANO - «L'ipotesi che il capo dello Stato nomini un governo senza avere la ragionevole convinzione che esso sia in grado di ottenere la fiducia, costituirebbe una grave scorrettezza costituzionale». Lo afferma, in una nota, Renato Brunetta, coordinatore dei dipartimenti del Pdl, secondo cui «il potere di nomina è un potere non libero, ma discrezionale, finalizzato cioè all'obiettivo di nominare un governo in grado, almeno sulla carta, di ottenere la fiducia. La situazione di oggi è aggravata dal fatto che l'attuale presidente della Repubblica non avrebbe nemmeno l'arma dello scioglimento».

RISCHIO FALLIMENTO E' MOLTO GRANDE - «Quanto a eventuali governi di minoranza con l'astensione (o l'assenza, al Senato, di alcuni parlamentari) - aggiunge l'ex ministro del governo Berlusconi - perché il presidente della Repubblica possa dare il via ad una simile ipotesi, è necessario che egli si assicuri l'impegno ufficiale e solenne, in sede di consultazioni, che uno o più partiti si asterranno per consentire il nascere del governo di minoranza. L'idea - prosegue Brunetta - di un governo nominato che, sulla premessa di non avere la ragionevole convinzione di potere ottenere la fiducia, vada in Parlamento alla ricerca dei voti non è costituzionalmente ammissibile, soprattutto in epoca di semestre bianco».
«Per definizione il governo di minoranza non è da solo, in grado di assicurare il numero legale (calcolato automaticamente nelle votazioni fiduciarie). Il rischio di fallimento dell'operazione è dunque molto grande. Contare quindi su una fiducia minoritaria senza avere un accordo politico che assicuri il numero legale e l'astensione (o uscita dall'aula) è altamente discutibile sul piano della correttezza costituzionale e - conclude Brunetta - esporrebbe il presidente della Repubblica al rischio di una grave forzatura».