12 ottobre 2025
Aggiornato 11:00
Centrodestra | Elezioni Politiche 2013

Berlusconi e la «manovra dei PM»

Non manca l'evergreen «cancro della democrazia». Ma per il suo nuovo scontro frontale contro i giudici, Silvio Berlusconi rispolvera anche aggettivi meno usati o espressioni coniate di fresco. Nell'ordine: la magistratura sta mandando «in malora il Paese», «taglia le gambe» a imprese come Finmeccanica o Ilva, è «giacobina»

ROMA - Non manca l'evergreen «cancro della democrazia». Ma per il suo nuovo scontro frontale contro i giudici, Silvio Berlusconi rispolvera anche aggettivi meno usati o espressioni coniate di fresco. Nell'ordine: la magistratura sta mandando «in malora il Paese», «taglia le gambe» a imprese come Finmeccanica o Ilva, è «giacobina». E per rafforzare il concetto, anche il Cavaliere fa sfoggio del latino: 'fiat iustitia et pereat mundus', cioè si faccia giustizia e crepi il mondo. Di fatto è un'escalation che lo porta, tirando le somme, a vedere la manina, anzi «la manona» dei pm armeggiare per cercare di influenzare la campagna elettorale.

Lo sfogo arriva ieri, di prima mattina, durante la 'Telefonata' di Belpietro, al termine di una notte che - racconta - è passata insonne. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la condanna a 4 anni per presunti illeciti in appalti dell'ex ministro Raffaele Fitto. Ma prima c'era stato il nuovo capitolo delle tangenti milanesi e in coinvolgimento di Formigoni, e ancora Finmeccanica, Eni e pure il caso Abu Omar con la condanna del generale Pollari. Silvio Berlusconi ci mette tutto nel suo sfogo, poi attacca: per la nostra Costituzione quello della magistratura «non è un potere ma un ordine».

Quasi passa in secondo piano la vicenda Crozza e quella sua imitazione del Cavaliere che ha prima portato ad alcune proteste all'interno del teatro Ariston e poi a un profuvio di critiche e comunicati da parte degli esponenti pidiellini. L'ex premier sostiene di non aver visto la serata e di essersi piuttosto dedicato per qualche minuto alla «bella partita» vinta dalla Juve sul Celtic. Ma dice comunque la sua: sarà - sostiene - un «boomerang per la sinistra». Più aggressivo del solito, è invece l'attacco del leader Pdl a Oscar Giannino, reo - dal suo punto di vista - di star favorendo, con la presenza della sua lista, il centrosinistra in Lombardia. «Ormai è fuori di testa» è l'accusa del Cavaliere. «Berlusconi è un guitto che ha perso la credibilità di fronte al mondo» la replica del leader di Fare.

Ma sono soprattutto gli attacchi alla magistratura «giacobina» a segnare la giornata di campagna elettorale che Berlusconi ha concluso in Puglia, una delle regioni 'in bilico'. Con la reazione del sindacato delle toghe. «L'azione della magistratura, in particolare della magistratura penale - dice il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli - è una azione rigida governata da regole. Non rovina proprio nulla, fa il suo dovere».

ANM: Inaccettabili parole di Berlusconi su tangenti - Sono «assolutamente inaccettabili» le dichiarazioni di Silvio Berlusconi sulle tangenti. «Con l'illegalità non si deve mai convivere, mai deve diventare una necessità». Risponde così il leader dell'Anm Rodolfo Sabelli, aggiungendo: «Non si tratta di fare moralismo ma di rispettare la legge e di applicare una norma del codice di procedura penale che espressamente prevede il reato di corruzione internazionale».

«La lotta alla corruzione - afferma ancora il presidente del sindacato delle toghe replicando alle parole di Berlusconi - non è una mania masochistica dei pm italiani, è un preciso dovere imposto dalla legge e dalle convenzioni internazionali. È la comunità internazionale che ci chiede severità e fermezza nella lotta alla corruzione, di qualunque natura sia, nazionale o internazionale».

Sabelli invita quindi a «ripristinare una logica corretta: quel che danneggia l'economia è la corruzione, non certo l'impegno della magistratura sulla via della legalità e della lotta ai fenomeni dei reati contro la pubblica amministrazione. Già in passato, negli anni '90 ai tempi delle inchieste della Procura di Milano, qualcuno avanzava l'idea che le indagini potessero provocare la crisi economica, mentre semmai è vero il contrario, cioè che la causa della crisi era proprio la corruzione. Allora come oggi».