Sette capitoli per una riforma complessiva della Giustizia
E' il documento presentato alla stampa dall'Associazione nazionale magistrati in vista delle elezioni. «Basterebbe realizzarne un terzo per cambiare il volto della giustizia in Italia», dicono all'Anm. Non si tratta di proposte del tutto nuove «ma aggiornate», ha spiegato il leader del sindacato delle toghe Rodolfo Sabelli, «sulla base del lavoro delle precedenti Giunte dell'Anm»
ROMA - Sette capitoli per una riforma complessiva della giustizia: è il documento presentato alla stampa dall'Associazione nazionale magistrati in vista delle elezioni. «Basterebbe realizzarne un terzo per cambiare il volto della giustizia in Italia», dicono all'Anm. Non si tratta di proposte del tutto nuove «ma aggiornate», ha spiegato il leader del sindacato delle toghe Rodolfo Sabelli, «sulla base del lavoro delle precedenti Giunte dell'Anm». E nemmeno di proposte troppo dettagliate, poco più di un elenco di temi da sottoporre al futuro Governo: «In parte - ha aggiunto Sabelli - perché le stiamo ancora elaborando e dovranno essere condivise dal Comitato direttivo centrale». I sette capitoli sono dedicati a: organizzazione e ordinamento, efficienza del processo civile, efficienza del processo penale, carcere e pena, giustizia del lavoro, investimenti e risparmi di spesa, giustizia e ordinamento sovranazionale.
L'Anm respinge le accuse di «giustizia a orologeria» che risuonano periodicamente per le inchieste e gli arresti che coinvolgono esponenti politici o vertici di grandi aziende (oggi è il caso di Finmeccanica), in prossimità di appuntamenti politico elettorali: «Non è nuovo il problema dell'opportunità di certi interventi giudiziari ma i magistrati devono essere sottoposti solo alla legge, non possono fare valutazioni politiche». Di fronte a una campagna elettorale che della giustizia ha fatto un argomento marginale dopo anni di polemiche, «ci conforta - ha detto la vicepresidente Anm Anna Canepa - che non si sia parlato di riforme epocali, ma non che non se ne parli proprio, forse i problemi della giustizia non fanno audience».
Sul molto dibattuto tema dei magistrati che si impegnano in politica o nelle cariche amministrative, il documento dell'Anm chiede un nuovo «sistema di regolamentazione» anche sul rientro in ruolo «diretto a evitare rischi di appannamento dell'immagine di imparzialità del magistrato». Bisognerà intervenire, ha argomentato Sabelli, «attraverso una rottura della continuità territoriale e temporale» fra la funzione giurisdizionale e la candidatura. Ma «non si potrà mai impedire a un magistrato di entrare in politica». E in ogni caso, ha precisato Canepa, «è una priorità in relazione alla credibilità dell'istituzione ma forse non è una priorità per il Paese».
Un pizzico di attualità anche nel paragrafo che propone di «rivedere la disciplina dei reati contro la pubblica amministrazione», visto che la recente legge 190 contro la corruzione ha rappresentato «un intervento incompleto», a giudizio di Sabelli. Perciò, dicono le toghe, serve «una nuova disciplina» del falso in bilancio e l'introduzione del reato di autoriciclaggio, oltre all'allargamento alle «altre utilità» diverse dal denaro del reato di voto di scambio politico-mafioso. Ma il punto forse più controverso, sul quale da anni i magistrati chiedono senza successo un intervento riformatore è il regime della prescrizione: «Occorre un cambio di tendenza - ha affermato il presidente dell'Anm - perché la ex Cirielli da un lato ha esasperato gli effetti della recidiva e dall'altro ha ridotto i termini di prescrizione per alcuni reati depotenziando l'azione investigativa e processuale».
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