23 aprile 2024
Aggiornato 12:30
Chiesta Cattolica

Monsignor Paglia: Nozze omosessuali? Sarebbe una Babele

Quanto al matrimonio tra persone dello stesso sesso il presidente del Pontificio consiglio per la famiglia ha citato Giorgio Gaber: «Secondo me la donna e l'uomo sono destinati a rimanere assolutamente differenti. E contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle, se non addirittura esaltarle, queste differenze»

CITTÀ DEL VATICANO - I cristiani possono «vincere» la battaglia sul matrimonio omosessuale? «Per noi cristiani parlare di vittoria è sempre un problema perché la vittoria è un po' il calvario». Risponde così mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia. «Monsignor Romero vinse dando la vita, non diventando imperatore, neppure del Salvador».
Il presule ha sottolineato, in merito alle «unioni omosessuali», la «pari dignità di tutti i figli di Dio», perché «non c'è nessuno che non abbia la dignità dell'essere figlio di Dio, e quindi sia intoccabile da chiunque. Tutti gli uomini sono santi perché hanno il sigillo di Dio».

LA CITAZIONE DI GABER - Quanto al matrimonio tra persone dello stesso sesso, però, mons. Paglia ha citato Giorgio Gaber: «Secondo me la donna e l'uomo sono destinati a rimanere assolutamente differenti. E contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle, se non addirittura esaltarle, queste differenze. Perché proprio da quest'incontro scontro tra un uomo e una donna che si muove l'universo intero. All'universo non gliene importa niente dei popoli, delle nazioni. L'universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due pensieri differenti, non c'è futuro». In questo senso, «il matrimonio - per Paglia - implica amore coniugale e generatività. Altrimenti se cinque uomini hanno affetto tra loro facciamo il matrimonio? E se un padre ha affetto per la figlia? Il problema è evitare la Babele, poi ci rimettiamo tutti se con la Babele non ci capiamo più nulla. Il rispetto per la verità non richiede l'abolizione delle differenze e non richiede una sorta di egualitarismo malato che per essere tale abolisce ogni differenza».