28 marzo 2024
Aggiornato 23:00
Dopo la sentenza del TAR del Lazio

Il Governo alle presse con la grana del voto per le Regionali

La sentenza del Tar che obbliga il Lazio ad andare al voto il 3 e 4 di febbraio, il Pdl che minaccia la crisi in caso di mancato election day Regionali-Politiche, il Pd che invece continua a sperare in una doppia tornata: prima le Regionali, poi le Politiche, confidando nell'effetto traino. Cancellieri illustrerà la situazione, ma la decisione sarà collegiale

ROMA - La sentenza del Tar che obbliga il Lazio ad andare al voto il 3 e 4 di febbraio, il Pdl che minaccia la crisi in caso di mancato election day Regionali-Politiche, il Pd che invece continua a sperare in una doppia tornata: prima le Regionali, poi le Politiche, confidando nell'effetto traino. Di tutto questo si discuterà oggi nel Consiglio dei ministri, quando il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri porrà la questione ai suoi colleghi. Con un esito che sembra prendere sempre più piede: lasciare il Lazio al suo 'destino anticipato', e mantenere a marzo - o comunque in coincidenza con le politiche - il voto in Lombardia e Molise.

Se è vero che la data delle Regionali di Lombardia e Molise (unica scelta nelle mani del Governo) può essere presa con un semplice atto amministrativo del Viminale, le ripercussioni politiche della decisione fanno sì che Cancellieri - spiegano fonti di governo - voglia condividerne collegialmente il peso. Non è un mistero che Cancellieri avrebbe voluto l'election day regionale il 10-11 febbraio, ma il ministro non si presenterà al Consiglio con una propria proposta, e si limiterà a rappresentare le varie opzioni in campo, con vantaggi e svantaggi di ognuna.

E dirà - riferiscono fonti di governo - che votare nelle Regioni la prima domenica di febbraio comporta che le firme dovranno essere raccolte durante le feste, creando problemi a partiti e cittadini; che con il voto il 3-4 febbraio, la data per eventuali ricorsi cadrebbe esattamente il 6 gennaio, festa dell'Epifania, obbligando il Viminale a disporre l'apertura degli uffici con i conseguenti costi di una giornata festiva; e che dunque non è un caso che mai nella storia della Repubblica si sia votato così presto.

Ma il ministro dirà anche che la sentenza del Tar al momento non sembra aggirabile: «Non sappiamo se qualcuno tirerà fuori un coniglio dal cilindro - dicono i suoi collaboratori - ma al momento per noi non esiste un atto del governo che possa superare una sentenza della magistratura». Insomma, a meno di ricorsi - accolti - al Consiglio di Stato, il Lazio dovrà votare in quella data.

A quel punto però, spiegano fonti dell'esecutivo, non è detto che l'election day regionale sia ancora praticabile: «Se ci sono tutti questi problemi a votare così presto nel Lazio, perchè dovremmo infliggerli anche a Lombardia e Molise?». E poi, c'è l'argomento risparmi: «Anticipare il voto anche delle altre due Regioni, farebbe sì che non solo i cittadini del Lazio siano chiamati a votare due volte in pochi mesi, ma anche i lombardi e i molisani». Ecco perchè viene ritenuto probabile che domani il Cdm si limiterà a prendere atto della sentenza del Tar per il Lazio, lasciando inalterato l'orientamento per le altre due Regioni: il 10-11 marzo, e comunque in coincidenza con le politiche. Perchè a questo punto l'altra tentazione che si fa strada è - archiviato il caso Lazio con il voto a febbraio - di arrivare a fine legislatura, e votare ad aprile per Politiche, Regionali e comunali.