2 agosto 2025
Aggiornato 00:00
Politica & Giustizia

Liste pulite, esclusi i delitti colposi

Potrebbe arrivare in settimana, al Consiglio dei ministri di venerdì, lo schema di decreto legislativo sull'incandidabilità dei condannati. Il ministro della Giustizia Paola Severino non perde occasione per ribadire il suo ottimismo

ROMA - Potrebbe arrivare in settimana, al Consiglio dei ministri di venerdì, lo schema di decreto legislativo sull'incandidabilità dei condannati. Il ministro della Giustizia Paola Severino non perde occasione per ribadire il suo ottimismo, anche se fonti governative parlano di un possibile nuovo vertice in settimana dei tre ministri interessati (oltre alla guardasigilli, la titolare del Viminale Annamaria Cancellieri e il ministro della Pa Filippo Patroni Griffi), segno che un testo definitivo ancora non c'è. «Almeno una nuova riunione fra i tecnici dei tre ministeri sarà probabilmente necessaria», spiegano le stesse fonti, fra l'altro non concordi sulla possibilità che il provvedimento venga varato venerdì.

Fissata l'incandidabilità per i condannati a pene superiori ai due anni per reati gravissimi (mafia, traffico di droga ecc.) e per i delitti contro la pubblica amministrazione, la delega al Governo contenuta nella legge anticorruzione prevede che il decreto legislativo indichi le cause di incandidabilità «per altri delitti per i quali la legge preveda una pena detentiva superiore nel massimo a tre anni». E' proprio quest'ultimo, con l'indicazione aperta sugli 'altri delitti', il punto nel quale si dovrà esercitare la discrezionalità del Governo. Sulla quale si dovranno poi esprimere le commissioni parlamentari entro sessanta giorni, con parere obbligatorio ma non vincolante, prima che il decreto delegato sia definitivamente varato dal Governo.

Alla ricerca di criteri oggettivi, di un «indicatore astratto» che eviti la trappola della lista dei reati, chi ha lavorato al testo ne avrebbe trovati due: i reati puniti con una pena di almeno cinque anni per i quali è prevista l'interdizione dai pubblici uffici e la norma contenuta all'articolo 280, secondo comma, del codice di procedura penale, che recita: «La custodia cautelare in carcere può essere disposta solo per delitti, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni». Questa indicazione andrebbe però corretta con l'esclusione dei delitti colposi. La stessa Severino ha richiamato più volte l'esempio del colpevole di un incidente stradale, «che può portare alla morte di un passante ma non ha nulla a che vedere con la pubblica amministrazione».