27 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Scandali Vaticani

Vatileaks, spunta il nome di Mons. Pennacchini

E' stato il «promotore di giustizia» Nicola Picardi, per lo più silenzioso durante il dibattimento conclusivo del processo-stralcio sulla fuga di documenti riservati del Vaticano, a rivelare chi si nascondeva dietro uno degli 'omissis' della sentenza di rinvio a giudizio pubblicata ad agosto

CITTÀ DEL VATICANO - Spunta il nome di un altro ecclesiastico nel processo Vatileaks. E' stato il 'promotore di giustizia' Nicola Picardi, per lo più silenzioso durante il dibattimento conclusivo del processo-stralcio sulla fuga di documenti riservati del Vaticano, a rivelare chi si nascondeva dietro uno degli 'omissis' della sentenza di rinvio a giudizio pubblicata ad agosto. Nel dispositivo si riferiva che Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico al centro del secondo processo, era stato trovato in possesso di una busta con materiale poi pubblicato nel libro di Gianluigi Nuzzi 'Sua Santità'. Dopo aver cambiato versione su questa prima busta - in un primo momento disse che gliel'aveva data monsignor Carlo Maria Polvani della segreteria di Stato, poi che gliel'aveva data il maggiordomo del Papa Paolo Gabriele - ha raccontato, in una deposizione del 29 maggio, di aver ricevuto anche una seconda busta. La requisitoria riferiva che a dargli questa seconda busta era - con omissis - 'X'. Picardi ha reso noto che si tratta di monsignor Piero Pennacchini, ex viceportavoce della Santa Sede, che ha menzionato una «indagine su Pennacchi» svolta nel passato.

L'avvocato della difesa, Gianluca Benedetti, ha protestato vivacemente sostenendo che è «inammissibile» che si sia «fatto il nome di un reverendissimo padre», aggiungendo: «Io mi impegno a scrivere memorie difensive per non far venire fuori i nomi, e voi fate questo nome?», ha domandato il legale di Claudio Sciarpelletti. «La busta Pennacchi non viene contestata nella requisitoria», ha detto, «scopro ora che c'è stata un'indagine». Questa affermazione è stata poi contestata da Picardi. L'avvocato ha aggiunto che tale busta «non è pertinente all'oggetto del giudizio». «Chiedo che Claudio Sciarpelletti sia chiamato di nuovo a deporre su quella che viene affermato essere la sua terza deposizione». Il presidente del tribunale, Giuseppe Dalla Torre, ha concluso affermando che «il tribunale non doveva accogliere l'istanza della difesa perché l'oggetto del processo è che Claudio Sciarpelletti ha dato due versioni diverse su una busta che gli è stata trovata in un cassetto del suo ufficio».