L'IDV non processerà Di Pietro
Incassa la «piena fiducia» ma per l'Idv deve partire la fase 2.0. Che porterà, con ogni probabilità, anche a cambiare leader dopo le elezioni politiche. Una rivoluzione nella storia di un partito che fino ad oggi è stato Di Pietro e punto
ROMA - Alla fine Tonino ce la fa ad evitare il 'processo' da parte dei suoi , incassa la «piena fiducia» ma per l'Idv deve partire la fase 2.0. Che porterà, con ogni probabilità, anche a cambiare leader dopo le elezioni politiche. Una rivoluzione nella storia di un partito che fino ad oggi è stato Di Pietro e punto. Ad annunciarlo, incalzato alla 'Zanzara' su Radio24, è stato il senatore Francesco Pardi che sull'opportunità di cambiare guida ha spiegato: «Dopo le elezioni cambieremo».
Come finirà è ancora da vedere (e chiaramente dipenderà anche da come andranno le politiche) ma il percorso è deciso. A dicembre verrà fissato in una assemblea generale il congresso, che si terrà l'anno prossimo, per la «rifondazione» del partito. Da subito scattano nuove, severe, regole per le candidature. Perché è nella scelta dei candidati che Antonio Di Pietro ha fatto 'disastri'.
Tra ieri l'altro e ieri è andato in scena l'ufficio di presidenza più lungo e tormentato della storia dell'Italia dei Valori: dodici ore di riunione per l'organismo che governa il partito per provare a risalire dopo gli scandali sulla gestione dei contributi pubblici nelle Regioni - Lazio, Liguria, Emilia Romagna per citarne alcune - le inchieste che hanno coinvolto i rappresentanti dell'Idv, il deludente risultato elettorale in Sicilia, il servizio di Report sui beni della famiglia dell'ex pm, ultima, dolorosa, tegola.
E allora la parola d'ordine è rigore. Dall'ufficio di presidenza è uscito un articolato documento che ha l'obiettivo di vincolare i futuri dirigenti alla 'linea' del partito - per evitare salti di schieramento, vedi ad esempio il caso De Gregorio - e per selezionarli sulla base di criteri di «idoneità morale» e di competenza.
A chiedere una forte discontinuità al 'capo' sono in primis il capogruppo alla Camera Massimo Donadi, da molti mesi critico sulla linea più estremista e sull'avvicinamento a Grillo, e il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che però si è iscritto una sola volta all'Idv e non ha rinnovato la tessera. Segnale, secondo alcuni, che l'ex magistrato ha progetti diversi rispetto all'idea di fare la corrente dissidente - e di minoranza - nell'Idv.
La ferita Grillo fa ancora male. Raccontano che mesi fa fossero state seriamente avviate trattative con il comico-blogger per un comune rassemblement, gli intermediari era al lavoro, tutto sembrava promettere bene. Tranne poi il gran rifiuto del leader del Movimento cinque stelle, arrivato dopo quasi un mese di distanza dall'offerta dell'Idv. Una vicenda che brucia anche alla luce dei risultati in Sicilia, molto più che deludenti e anche inaspettati perchè, a differenza di altri partiti l'Idv è dalle regionali che non ha sondaggi propri sul gradimento. E anche questo, forse, cambierà.
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