20 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Chiesa Cattolica

L'Arcivescovo Tobin Vescovo negli USA

Origini irlandesi, cordiale e stimato da interlocutori e sottoposti, Tobin fu chiamato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nel 2010 al dicastero allora guidato dal controverso cardinale Franc Rodé. Cardinale Sepe: Con il carrierismo sfiguriamo il volto della Chiesa

CITTÀ DEL VATICANO - L'arcivescovo statunitense Joseph Tobin, 60 anni, nominato nel 2010 segretario della congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, lascia Roma dopo solo due anni. Il Papa lo ha infatti nominato arcivescovo di Indianapolis negli Stati Uniti.
Origini irlandesi, cordiale e stimato da interlocutori e sottoposti, Tobin fu chiamato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nel 2010 al dicastero allora guidato dal controverso cardinale Franc Rodé. Il porporato sloveno andò in pensione l'anno successivo, sostituito dall'arcivescovo brasiliano Joao Braz de Aviz, nel frattempo creato cardinale da Benedetto XVI. Tra i dossier che si trovò ad affrontare, Tobin, ex superiore dei redentoristi, c'era l'indagine avviata dal suo dicastero vaticano sulle suore degli Stati Uniti. In un'intervista al 'National Catholic Reporter' pubblicata poco dopo il suo arrivo a Roma, Tobin spiegò di capire «la rabbia e il dolore» delle suore nei confronti di un'indagine che Rodé aveva motivato con il «femminismo» delle religiose Usa. Tobin, che è cresciuto a Detroit, aveva affermato che avrebbe lavorato per sanare eventuali spaccature tra le sorelle americane e la gerarchia cattolica a Roma e che sperava anche di rimuovere quel velo di segretezza che circondava l'indagine. Così in effetti è stato - mentre prosegue parallelamente una visitazione promossa dalla congregazione per la Dottrina della fede - e da oggi Tobin torna negli Stati Uniti.

Cardinale Sepe: Con il carrierismo sfiguriamo il volto della Chiesa - «Siamo noi 'uomini della Chiesa' i primi a sfigurare il volto santo della nostra Madre Chiesa. E' rimasta famosa la frase dell'allora Cardinale Ratzinger, pronunciata alla Via Crucis al Colosseo, sulla 'sporcizia' nella Chiesa. Ma si ha l'impressione che alla 'sporcizia' si sia aggiunta anche tanta zavorra. Penso al fenomeno subdolo e impalpabile, intorno al quale s'attorcigliano e s'annidano veri e propri mali che si chiamano, per esempio, carrierismo o centralismo, parenti, peraltro, molto stretti tra loro. Sono scandali che non aiutano quanti sono alla ricerca di Cristo». Lo afferma il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli fino al 2005 prefetto di Propaganda fide, in un'intervista al settimanale diocesano 'Nuova Stagione' diffusa oggi dal suo ufficio stampa.
«Non possiamo nasconderci dietro paraventi inesistenti o ipocriti. Anche nella Chiesa il carrierismo non solo esiste, ma prospera. E' sotto gli occhi di tutti che il carrierismo fa danni concreti, inquina i rapporti umani, avvelena gli ambienti in cui si sviluppa e matura», afferma Sepe. «Alle volte si ha l'impressione di vivere in una fossa di leoni che si sbranano tra loro, come, con altre parole, ha ricordato Papa Benedetto XVI, piuttosto che in una 'Casa' di comunione, dove deve regnare l'amore di Cristo. Il centralismo, quando è condito di burocraticismo, diventa asfissiante. Abbiamo bisogno non di nuove procedure o riunioni, ma di testimoni e di guide».