19 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Il Pdl rilancia sul ddl anticorruzione

Alfano: Linea dura sulla Giustizia

Il Segretario del Pdl: No alla fiducia sulla responsabilità civile delle Toghe. Gasparri: Al Senato salterà la «salva-Penati». Ma il Pd: Legge subito. Sabelli (Anm): Non intimidire i Pm, non escluso lo sciopero

ROMA - Il Pdl rilancia la linea dura sulla giustizia: da un lato con il fuoco di sbarramento sulla cosiddetta 'salva-Penati' contenuta nel ddl anticorruzione; dall'altro con l'avvertimento lanciato da Angelino Alfano, che ufficializza il no preventivo alla fiducia sulla responsabilità civile dei magistrati, la norma anti-toghe contenuta nella legge comunitaria, pronunciato forte e chiaro alla Camera da Fabrizio Cicchitto. Al Senato, ha detto il segretario Pdl, «sosterremo la norma votata alla Camera e invitiamo il Governo a non porre la fiducia su questo tema. Se ci sarà da scegliere se stare con il Governo o con i cittadini il Pdl sceglierà di stare dalla parte dei cittadini e non voteremo la fiducia».

Già pronto un piano B al Senato - Il tema della fiducia è «prematuro», ha sempre sostenuto il ministro della Giustizia Paola Severino. La norma votata alla Camera di cui parla Alfano, l'emendamento del leghista Gianluca Pini che conferisce a cittadini e imprese la possibilità di citare direttamente in giudizio qualsiasi magistrato, è difficilmente sostenibile così com'è anche dal Pdl. E da mesi in Parlamento si dice che non passerebbe il vaglio del Quirinale, che probabilmente ha già fatto filtrare qualche osservazione critica. «Ma la sensazione - dice una fonte interna alla magistratura che conosce bene le dinamiche politiche del centrodestra - è che stiano tentando di alzare la posta». E in effetti è già pronto un piano B al Senato: il Governo ha proposto una correzione che ripristina la responsabilità indiretta, l'ex ministro azzurro Nitto Palma ha presentato un subemendamento che elimina il filtro di ammissibilità dei ricorsi sulla giustizia e il tetto alla rivalsa dello Stato sulle toghe.

Gasparri: Al Senato salterà la salva-Penati - Ad accendere lo scontro politico è Maurizio Gasparri, che ha lanciato un avvertimento: «Il Pd non si illuda di far passare il salva-Penati al Senato»: si tratta dello spacchettamento, contenuto nel ddl anticorruzione, del reato di concussione, che potrebbe portare alla prescrizione una parte delle accuse contro l'ex braccio destro del leader del Pd Bersani.

Finocchiaro: Legge subito - «Il testo passato ieri alla Camera - ha replicato Anna Finocchiaro (Pd) - è certamente perfettibile, ma è un buon testo e ed è importante per il Paese che diventi legge al più presto. L'unico modo per far sì che questo avvenga è non cambiarne una virgola e votarlo al più presto anche in Senato». Controreplica di Gasparri: «Ovvio che la senatrice Finocchiaro non voglia cambiare il testo pro-Penati. Poi come glielo spiega a Bersani?». Il leader democratico, dal canto suo, ha negato l'esistenza di una norma Penati, e sul destino di un possibile accordo sul ddl, si è limitato a dire che «bisogna chiederlo alla destra, noi siamo per chiuderlo domani mattina».

Sabelli (Anm): Non intimidire i Pm, non escluso lo sciopero - «Nessuno strumento di protesta è escluso. Tuttavia credo che la nostra arma migliore sia il dialogo». E' quanto ha assicurato Rodolfo Sabelli, presidente dell'Anm, in un'intervista a Repubblica in cui non esclude la possibilità di sciopero delle toghe per la norma sulla responsabilità civile dei magistrati, sottolineando: «La nostra risposta sarà determinata e adeguata alla gravità della lesione che l'emendamento Pini provoca ai principi costituzionali».
Secondo Sabelli un collegamento tra la norma sulla responsabilità civile e il ddl anticorruzione «non esiste», poi aggiunge: con la norma Pini «si scardinerebbe l'assetto costituzionale della magistratura, provocherebbe una grave alterazione nell'esercizio della funzione giudiziaria, in contrasto con gli articoli 25 e 101 della Costituzione, consentirebbe a una parte del processo di liberarsi di un giudice ritenuto scomodo». E ancora, «provocherebbe la paralisi del sistema giudiziario e determinerebbe uno stato di costante intimidazione del magistrato».