3 agosto 2025
Aggiornato 12:30
Lo scandalo Vatileaks

«Il Maggiordomo non è un capro espiatorio»

Il portavoce Vaticano, Padre Lombardi: Le indagini continuano. Non confermo i numeri sui Cardinali sospettati. Risposta negata alle rogatorie è un mito da sfatare. Antiriciclaggio, avviato processo di trasparenza

CITTÀ DEL VATICANO - I legali del maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, hanno fatto domanda di libertà vigilata per il loro assistito. Lo ha confermato il portavoce vaticano, Federico Lombardi. Il giudice vaticano «si è riservato di rispondere». Il maggiordomo di Benedetto XVI, ad ogni modo, rimane in custodia cautelare. Gabriele, sinora unico arrestato nel caso della fuga di documenti riservati, non è un «capro espiatorio», come dimostra il fatto che le indagini per accertare le «responsabilità» procedono con «scrupolo»: lo ha precisato il portavoce vaticano.

Le indagini continuano - Il gesuita ha spiegato che l'impressione di una «certa lentezza» con cui procede l'inchiesta si spiega, in realtà, con il fatto che «da parte della magistratura si procede con scrupolo», perché «si vogliono fare i passi uno dopo l'altro con totale serietà, in modo che sia assolutamente chiaro che l'idea di un 'capro espiatorio' non sia assolutamente corrispondente a realtà. Abbiamo trovato un elemento concreto e ora si vogliono capire le eventuali responsabilità al di là della persona coinvolta».
«La ripresa degli interrogatori - ha spiegato Lombardi - non è imminente. Oggi è nei prossimi giorni non ci sono interrogatori. Continuano le indagini, le riflessioni, lo studio del materiale e la ricerca di possibili elementi utili per avere un quadro più definito e concreto in cui ulteriori interrogatori si collochino con maggior frutto». Quanto alle notizie di stampa relative al fatto che le indagini si starebbero concentrando su due cardinali, quattro o cinque laici e un giornalista, Lombardi ha affermato: «Non mi risultano, non ho da confermare questi numeri».

Risposta negata alle rogatorie è un mito da sfatare - «Il mito che il Vaticano non intende collaborare con la giustizia italiana non rispondendo alle rogatorie va sfatato»: così il portavoce vaticano, Federico Lombardi, in un briefing con i giornalisti. Il gesuita ha citato i casi passati dello Ior e di Emanuela Orlandi, nonché quello più recente della procura di Trapani Lombardi ha peraltro ribadito che, da parte sua, il Vaticano non ha ancora inviato eventuali rogatorie all'Italia per il caso delle fughe di documenti riservati (Vatileaks), il Vaticano.
Il portavoce vaticano ha ribadito che «la rogatoria della Procura di Trapani non è stata mai rifiutata. E' giunta in Vaticano il 9 maggio scorso per l'abituale via diplomatica ed è stata inoltrata al Tribunale del Vaticano in vista della risposta», ha detto il portavoce vaticano sottolineando che la rogatoria era partita a marzo. «Come ha dichiarato recentemente il Procuratore di Trapani Viola, smentendo notizie di stampa, la rogatoria non riguarda in alcun modo questioni di mafia o riciclaggio, ma l'indagine su una ipotesi di truffa ai danni di enti ecclesiastici della Diocesi di Trapani Lo stesso Procuratore ha dichiarato che la rogatoria è stata avanzata in spirito di totale e reciproca collaborazione, e posso aggiungere che in tale spirito essa otterrà risposta secondo le procedure appropriate».
Il portavoce ha ribadito anche quanto già affermato in dichiarazioni dei mesi passati relative alle rogatorie del caso Orlandi e a quelle relative al crac del Banco Ambrosiano. «Su questo tema delle rogatorie e della collaborazione con le autorità italiane - ha detto - siamo dell'idea di rispondere con una certa puntigliosità che non è vero non ci sia la disponibilità a collaborare». Quanto alla collaborazione che il Vaticano potrebbe chiedere all'Italia nel quadro dell'indagine sui 'Vatileaks', Lombardi ha detto: «Collaborazione si è data e quindi abbiamo la coscienza a posto. Se poi chiediamo o chiederemo collaborazione alla giurisdizione italiana è un altro discorso. Sinora non sono partite rogatorie, e non perché ci sentiamo manchevoli».

Antiriciclaggio, avviato processo di trasparenza - E' «molto positivo» che il Vaticano abbia «intrapreso un cammino» per entrare nella 'white list' del Consiglio d'Europa sui paesi impermeabili al riciclaggio di denaro sporco, «sottoponendosi ad un esame serio con persone di grande competenza in un campo così delicato». Lo ha precisato il portavoce vaticano Federico Lombardi che, nel corso di un briefing con i giornalisti, non ha voluto fare previsioni sulla riunione di Moneyval - l'organismo del consiglio d'Europa responsabile per la trasparenza finanziaria - che si svolgerà dal due al sei luglio a Strasburgo per decidere se ammettere o meno il Vaticano nella 'white list'.
«E' molto positivo il coraggio e la volontà con i quali il Papa e la Santa Sede hanno intrapreso questo cammino, esponendosi alla valutazione esterna. Che la cosa non sia così semplice lo trovo normale, il Vaticano non è uno Stato assimilabile ad ogni altro Stato ma è una realtà 'sui generis'. E' epocale che si riesca, se ci si riesce, a inserire le istituzioni della Chiesa in un mondo di operatività anche laico nato in base a criteri differenti. Sarebbe un grande risultato. Quanto tempo ci si mette e con quali sforzi e fatiche lo vedremo passo passo».
Il portavoce vaticano non ha peraltro dato valutazioni sulla possibilità che prima della riunione di Moneyvall si sblocchi la nomina del successore di Ettore Gotti Tedeschi a capo dello Ior. «Credo comunque che non sia di per sé necessario perché gli elementi per la valutazione sono già stati acquisiti. Penso non debba influire».