19 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Settima notte consecutiva in carcere per Paolo Gabriele

Caso Vatileaks, tra fretta di chiudere e voci dilatorie

«No a pressione mediatica». Ancor più discretamente, e con poteri più ampi, la commissione cardinalizia guidata da Julian Herranz scandaglia le ipotesi di complici, mandanti e movente di «Vatilekas», sempre più il vero fuoco dell'indagine

CITTÀ DEL VATICANO - L'unico uomo incriminato sinora «per furto aggravato», il 'maggiordomo' del Papa Paolo Gabriele, rimane oggi nella camera di sicurezza della caserma della gendarmeria per la settima notte consecutiva. I gendarmi del comandante Domenico Giani continuano, discretamente, approfondimenti e ricognizioni di altre possibili 'talpe' di comune accordo con la magistratura dello Stato pontificio. Ancor più discretamente, e con poteri più ampi, la commissione cardinalizia guidata da Julian Herranz scandaglia le ipotesi di complici, mandanti e movente di 'Vatilekas', sempre più il vero fuoco dell'indagine.

L'indagine sulle fughe di notizie in Vaticano, insomma, procede per la sua strada. Il Papa naturalmente è «informato» e «consapevole della situazione delicata», ma «conserva la sua serenità» grazie a una «superiorità morale e di fede», ha detto oggi il portavoce vaticano Federico Lombardi. Che però ha dovuto tenere la barra dritta smentendo voci, accelerazioni, dilazioni che mostrano come l'inchiesta vaticana sia tra due fuochi. Da un lato le prime ricostruzioni draconiane dell'arresto del maggiordomo del Papa tradivano la volontà, o quanto meno la speranza di alcuni, che con Paolo Gabriele la fuga di notizie finita nel libro di Gianluigi Nuzzi 'Sua Santità fosse avviata a conclusione. Dall'altra voci che si rincorrono in queste ore che suggeriscono che il cerchio delle indagini si va allargando ben oltre l'appartamento pontificio, coinvolgerebbe - secondo alcune fonti di stampa - una rete di 'corvi' pronti a dar battaglia e - secondo altre fonti di stampa - avrebbe anche un cardinale italiano tra i promotori.

Lombardi precisa, puntualizza, specifica. Smentisce che ci sia «una donna indagata», afferma in un briefing con i giornalisti, e nella «intervista o presunta intervista» pubblicata oggi da un noto quotidiano italiano ad un 'corvo', commenta: «Siamo nella pura fantasia, è una notizia che non ha nessun fondamento». Aggiunge, senza mezzi termini: «Vi invito a dedurre anche sul resto di ciò che si trova in interviste del genere». Anche Gianluigi Nuzzi, peraltro, su Twitter afferma: «Emergerà che le mie fonti non sono corvi ma colombe. I corvi inquinano con anonimi, le colombe fanno conoscere vicende con documenti». Il gesuita smentisce «nel modo più totale» che ci sia un cardinale «italiano o non italiano» che sia «sospettato in modo particolare» dagli inquirenti. Poi, più sfumato, spiega che la commissione dei cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi «sente diverse persone tra cui cardinali responsabili di diversi uffici della Curia. Questo - aggiunge - non vuole dire che ci sia un sospettato. E' una notizia che non ha fondamento». Il decano dei vaticanisti, Benny Lai, ha recentemente ironizzato in un'intervista al Fatto quotidiano sul fatto che «a tanta segretezza, la dietrologia risponde con i suoi talenti». Ma Lombardi invita i giornalisti a mantenere «il sangue freddo», a non fare «speculazioni senza fondamento», una tendenza «probabilmente dovuta al desiderio di parlare di un soggetto senza però avere elementi oggettivi».

Smentite, ancora, per le «lotte di potere» che sarebbero dietro le fughe di notizie. «Non ho nessun motivo per dare spiegazioni del genere, anzi, è esagerato e non fondato il modo di leggere questi fatti», dichiara. E nonostante la vicinanza temporale, «non c'è alcun collegamento» tra l'arresto del maggiordomo del Papa e la sfiducia al presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi, che sono «vicende che vanno distinte nettamente». Il portavoce vaticano non esclude affatto che ci siano dei complici. «Non mi chiedete affermazioni che siano anticipazioni o soluzione del problema. Quel che certo è che Gabriele è stato arrestato perché trovato in possesso di documenti riservati», risponde tampinato dai cronisti italiani e internazionali. Poi lascia intendere che i tempi potrebbero essere lunghi, dipendono «dallo svolgimento dell'istruttoria formale cominciata ora».

Smentite anche dagli avvocati di Paolo Gabriele. Che, insolitamente, affidano la loro posizione ad una nota scritta letta dallo stesso portavoce dello Stato che, di fatto, accusa il maggiordomo. L'assistente di camera di Ratzinger «ha dichiarato al giudice che offrirà la più ampia collaborazione», dichiara Carlo Fusco. Ciò avverrà «quanto prima, dopo che io e l'altro avvocato difensore, Cristiana Arru, avremo studiato bene le vicende oggetto dell'indagine». Sinora, quindi, non avrebbe collaborato, quanto meno non pienamente. Seguono una serie di altre smentite (la famiglia di Paolo Gabriele non ha lasciato il Vaticano, la moglie non ha rilasciato interviste) e suona come una smentita (Fusco come avvocato di fiducia, non d'ufficio), anche la chiusa del comunicato: «Ho assunto l'incarico difensivo su richiesta di Paolo, anche per un'amicizia e una grande stima nata molti anni fa, quando eravamo ancora ragazzi». Nello studio legale che assiste il cameriere del Papa le bocche sono cucite. «Per prudenza - si limitano a dire - se avremo altre comunicazioni da fare, le faremo tramite il Vaticano». Per Lombardi, «non c'è intenzione di farsi condizionare dalla pressione mediatica». Nonostante la pressione, per accelerare, dilazionare, o semplicemente capire, non accenni a diminuire.