28 aprile 2024
Aggiornato 21:30
La versione di Silvio

Berlusconi: Ragazze in difficoltà, un dovere aiutarle

L'ex Premier spiega al «Giornale» i bonifici alle testimoni del processo Ruby, quello che vede imputati Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede per induzione e favoreggiamento della prostituzione

ROMA - Quelle ragazze «erano in difficoltà, era un dovere aiutarle. L'avevo fatto anche prima del processo, non ho nulla da nascondere: è tutto alla luce del Sole». Silvio Berlusconi, in un intervista al quotidiano di famiglia Il Giornale, dà la sua versione dei soldi inviati alle donne testimoni del processo Ruby-bis, quello che vede imputati Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede per induzione e favoreggiamento della prostituzione. I pubblici ministeri di Milano chiedono di acquisire - spiega il quotidiano - alcuni bonifici bancari effettuati dall'ex presidente del Consiglio a favore della stessa Minetti e delle gemelle De Vivo, abituali frequentatrici delle cene di Arcore.

NON HO NULLA DA NASCONDERE - «Io - spiega Berlusconi - non avevo e non ho nulla da nascondere. Ho usato il bonifico bancario proprio perchè si tratta di soldi trasparenti, totalmente tracciabili, come risulta dal rapporto Bankitalia». L'ex premier aggiunge: «Ci sono stati numerosi versamenti assolutamente non sospetti tra me e molte persone, alcune delle quali anche testimoni nel processo Ruby. Testimoni di nulla nella realtà dei fatti perchè nessuna di queste persone può testimoniare alcunché a mio carico...La Minetti mi ha chiesto un aiuto in un momento di difficoltà e io glie l'ho dato volentieri. Quando una persona amica in difficoltà chiede aiuto, non è necessario approfondire la destinazione».
E i soldi alle gemelle De Vivo? Una parte del denaro è stata trattenuta dal padre. Berlusconi lo conosceva? Risponde l'ex premier: «Non ho mai avuto il piacere di conoscere di persona il signor De Vivo. Ho però parlato a lungo con le due ragazze, che mi hanno messo al corrente di una situazione molto triste di indigenza in conseguenza di una incursione della magistratura nella loro vita familiare. A seguito di questa situazione drammatica, segnata anche dal suicidio di persona cara, ho ritenuto di non dovermi sottrarre alle richieste di aiuto economico che mi venivano rivolte».