26 aprile 2024
Aggiornato 04:00
La riforma della Giustizia

Sciopero avvocati, De Tilla: Noi come Gandhi, marciamo

In mille sotto la Corte di Cassazione: Ci scateneremo contro il Governo. La critica è dura nei confronti della norma che consente l'ingresso dei soci di capitale negli studi professionali. «Noi non siamo bottegai e nemmeno imprenditori»

ROMA - «Dobbiamo forzare il blocco dei poliziotti...». «Guarda, basta che mostriamo il tesserino ed entriamo». Succede anche questo a una manifestazione di protesta dove mille avvocati di tutta Italia manifestano il loro sdegno per le norme sulla loro professione di fronte alla Corte di Cassazione, per molti punto d'arrivo d'una professione forense che secondo parecchi di quelli che stamattina sono a piazza Cavour è «sempre più a rischio». «Noi come Gandhi, era un avvocato, marciamo» risponde a chi gli chiede perché sono qui Maurizio De Tilla, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura. Poi, arrivano le interviste, il politichese, le spiegazioni scritte e ripetute mille volte. «Tra un mese daremo vita a una marcia gandhiana, tutti gli avvocati in toga nelle città, perché non si può trasformare noi in bottegai».

«Non siamo bottegai» - La critica è dura nei confronti della norma che consente l'ingresso dei soci di capitale negli studi professionali. «Noi non siamo bottegai e nemmeno imprenditori» per questo, scandisce il presidente dell'Oua, «ci scateneremo contro il governo Monti e contro il ministero della Giustizia e non molleremo finché non sarà ripristinato il nostro diritto».

E alla parola «diritto» la piazza «legale» si infiamma. «Mica possiamo stare dentro le transenne» allestite a contenimento in piazza Cavour a Roma. E allora, partono quelli del Tribunale di Marano, vicino Napoli, testa di ponte per i mille in piazza che si schierano sotto la Cassazione. Ma il linguaggio da manifestazione, la «doppia k» mal si addice a chi vive e lavora in punta di diritto ed ecco che qualcuno, sotto il «Palazzaccio», si chiede se incapperà in sanzioni. Intanto, Carabinieri e Polizia si schierano, ma timorosi, perché, bisbiglia un celerino, «se succede qualcosa, qua finiamo male, so' tutti avvocati...». Nel mezzo, alcuni funzionari mediano. Dalla piazza, invece, qualcuno scandisce «Libertà», altri «Giustizia», altri ancora «Lavoro».
Il tutto con la sobrietà delle giacche e delle cravatte cui gli avvocati non rinunciano nemmeno nella protesta. Rigorosamente blu e grigie, a far contrasto con i palloncini colorati su cui c'è scritto, semplicemente, «Carta Costituzionale». Poi, avviene l'imponderabile: avvocati cassazionisti, da dentro il palazzo, escono e da dietro il cordone di polizia cominciano ad aizzare la piazza, che pronta risponde. Sobriamente.