Reprimenda di Monti ai partiti: Ora basta. Ma scoppia caso Riccardi
Il Premier irritato: Ministri più accorti. Timore per effetto domino
ROMA - Due giorni fa aveva minimizzato, sottolineando come la fiducia dei partiti fosse ancora assicurata. Ieri il richiamo si è giocato sul filo dell'ironia, con il riferimento allo «spread tra i partiti» che rischia di complicare le riforme necessarie per riassorbire lo spread dei titoli di Stato. Ma il messaggio Mario Monti lo lancia chiaramente, avverte che mentre scende sotto quota 300 il differenziale con i bund, «l'auspicio è che non si allarghi lo spread tra i partiti politici che sostengono il governo: ciò porrebbe molto prematuramente intralcio alle nostre politiche di riforma e risanamento del Paese».
Monti preoccupato per le «reazioni a catena» - Il risalto sui giornali alla vicenda, l'irrigidimento di Pierluigi Bersani, il fastidio mostrato anche da Pier Ferdinando Casini che ha invitato a «non sottovalutare» il dato politico dell'annullamento del vertice dei segretari col premier, e ultimo il caso Riccardi, che ha irritato lo stesso Monti e che ha portato alla «sfiducia» messa nero su bianco da quasi 50 senatori Pdl: tutti fattori che hanno determinato, spiega una fonte dell'Esecutivo, la decisione del Premier di alzare un po il tono della reprimenda ai partiti. Con ironia, spiegano da palazzo Chigi, ma «l'invito a smetterla è chiaro». Perchè la vera preoccupazione è che si inneschi una reazione a catena che «non si come andrà a finire».
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